Una sera di un freddo inverno, che ancora doveva arrivare in un paese lontano, ma simile ai luoghi più cari dove ciascuno di noi è cresciuto, la luna era alta nel cielo stellato .
Durante una scarica di terremoto, si aprì una faglia nel terreno e Lucifero vi fece capolino. Con occhi gialli, dalle pupille iniettate di male scrutò la campagna intorno, nulla di nuovo, strano o diverso. Sul ramo del noce in fondo alla vigna, il fattore si stava impiccando per debiti, nella cascina oltre il fosso, il contadino picchiava la moglie perché erano poveri e lungo la strada per la città il brigante derubava il viandante di ritorno dal lavoro.
Sembrava una tranquilla serata di male, dove ogni cosa filava liscia per il suo verso cattivo, Satana volse lo sguardo in cielo per vedere il cielo da cui fu allontanato e poi tornò a scrutare la terra quando si accorse di una cosa. Gli occhi gli si spalancarono, Le pupille sgranate e la vista mise a fuoco una cosa strana, inconsueta, inaspettata. Su di un ramo di ulivo, illuminato da un raggio di luna trapelato dalle nubi, era seduto con le gambe a ciondoloni una cosa strana. Sembrava un angelo che dondolava le gambe e guardava per terra, ma gli mancava qualcosa. Non capiva cosa. Si fermò a guardarlo attentamente e notò che le spalle gli tremavano e sanguinavano. Non aveva le ali! O meglio gliele avevano strappate e perdeva sangue!
- Per tutti i diavoli dell’inferno!
Urlò il Diavolo sbattendo lo zoccolo per terra.
- Un angelo caduto sulla terra! Quei maledetti lassù perché lo avranno mandato sulla terra? Per rovinarmi la piazza? Questa è una serata di perfetto male e questa è una mina vagante di bene, devo mandare subito un altro diavolo per controbatterlo.
Guardando il cielo e stringendo i pugni verso di esso, gridò a tutto fiato:
- Portatemi la diavolessa che ha amato. Subito!
La portarono al suo cospetto, aveva lo sguardo incuriosito, muoveva gli occhi per capire cosa succedeva, ma era impaurita. Lucifero le disse fissandola negli occhi:
- Se i tu la diavolessa troppo irrequieta per l’inferno? Sei tu quella che si è fatta permeare dal sentimento dell’amore per un mortale?
- Si, sono io.
Appena terminata la frase, il Diavolo capì che non era fatta per il posto, le tolse il tridente e rimossa la coda le disse prima di sbatterla su:
- Vedi quel raggio di luna che illumina quell
Finita la frase, la Diavolessa fu scaraventata fuori, mentre la terra tremava nuovamente e la terra si chiudeva alle sue spalle. La Diavolessa guidata dalla luce lunare, si avvicinò all’angelo e gli chiese:
- Perché sei finito sulla terra, angelo dalle ali strappate?
L’angelo rispose, con un filo di voce:
- Mi strapparono le ali, perché ero pieno di rabbia, e la rabbia accumulatasi mi si trasformò in ira. A noi angeli non è concesso provare sentimenti cattivi, da esseri infernali. Per cui il mio arcangelo, vista al mia disobbedienza con le sue stesse mani mi strappò in un sol colpo le ali. Il dolore mi accecò, perdetti i sensi. Mi rimase un barlume di coscienza per sentire le voci dei miei amici trascinarmi per terra come un cane, ancora moribondo dal dolore, e buttarmi giù. Capita. E tu perché sei qui?
Il diavoletto, incuriosito dalle ali strappate e dal tremare per il freddo dell’angelo, rispose con un sorriso:
- Sono finita qui perché mi sono permessa un sentimento a noi diavoli non concesso: l’amore. Una sera incontrai un ragazzo per la strada, presi le sembianze di ragazza per avvicinarlo e portarlo dalla mia parte, al male. Iniziai a conoscerlo. La prima sera ci incontrammo, la seconda volta ci vedemmo e la terza sera uscimmo. Man mano che i giorni si facevano settimane, e le settimane in mesi iniziai a conoscere i vari lati di questa persona. Mi piaceva come parlava, atteggiava, ero attirata dal suo modo snob di trattare le persone, sicuro, senza tentennamenti, da duro, iniziai a sentire uno strano sentimento in cuore.
L’angelo gettò una battuta:
- Decisa nelle tue cose, direi che ti eri innamorata..
- Ci hai azzeccato. Una sera non sapendo lui con chi uscire mi chiamò. Ero tutta felice, ma avevo perso di testa il motivo per cui ero lì: lo dovevo portare al male. Ci incontrammo e ci amammo. Giacemmo intimi, ma più che altro nascosti, celati, come a non voler intaccare l’immagine di lui. Avevo il cuore colmo di gioia, avevo attenuto quel che volevo: lui, ma non era quello di cui avevo bisogno, perché tornando nel mio cerchio di dannati, fui fortemente umiliata dal mio capo. Lo avevo conquistato, si, ma non lo avevo portato al male. Questa storia andava avanti da troppo tempo senza risultati e avevo fatto troppe scemenze pur di conquistarlo, senza esser riuscita ad ottenere quello che volevo.
Il racconto fu nuovamente interrotto:
- Lui ti chiamava solo per farlo ? Perché alla fin fine ci stavi bene…
- Sempre frecce avvelenate dai te? Più che un angelo dovevi essere un Puttino. Quando ami qualcuno ma non sei ricambiata, arrivi a fare scemenze, quasi ad umiliarti pur di conquistarlo.
- Ma allora per che cazzo lo hai fatto! Ma chi ti costringeva a farlo!
- Io come una scema lo raggiungevo, non riuscivo a dirgli di no, mi illudevo che capiva di amarmi. Ma poi trovò di meglio e smise di cercarmi. Gli altri diavoli scoprirono il mio gioco e mi gettarono fuori dai cerchi dei dannati. Adesso, dopo aver perso tutto, mento a me stessa dicendo che me lo scorderò.
L’angelo non disse nulla per molto tempo, poi prese la mano di lei e la strinse nella sua:
- Non sono ne un santo, ne il bene puro. Ora sono solo una persona con i suoi pregi e i suoi difetti, non ti posso promettere nulla, ma posso provarci nelle cose. Scordati del passato e non pensarci più, vivi il presente, perché tu mi piaci. Ma ti avverto, se mi lasci anche per una sola volta, mi lasci per sempre.
La Diavolessa strinse ancor di più la mano dell’Angelo ed aiutatolo a scendere dall’albero si incamminarono verso
- Se dovessi cadere, sorreggimi, ma soprattutto parlami un po’ più di te.
- Ci proverò.
Rispose lui con un tenero sorriso, mentre l’aurora si faceva strada nel cielo e abbracciati l’uno all’altro i due camminavano.
Dedicata ad una persona speciale..