mercoledì 21 maggio 2014

16 marzo 2014: Prima gara di apnea.

Squalificato: Niente male come inizio .

16 Marzo del corrente anno. Prima gara di apnea.
Da mesi lavoro non so proprio a cosa durante gli allenamenti, ma grazie alla seduta con Luigi Ceppi comprendo che bisogna migliorarsi, per la precisione mi dedico alla partenza, momento fondamentale.
Stacco, caduta in verticale, piegamento gambe, carico con le braccia, spinta come se dovessi andar a far canestro, scivolamento fino a che non mi sento quasi fermo ed infine palata di braccia alla Wolverine. I risultati si vedono e miglioro. La partenza è mia.
Arriva la gara a Catania, un crollo psicofisico mi prende, meglio dire depressione. Non partecipo. Il team fa incetta di medaglie e risultati, gareggiando da soli e con un corpo arbitro lassista. Tornano tutti gasati. Capisco la mia situazione, la razionalizzo dando spazio alle emozioni (tante e negative) e si riparte.
Arriva la notizia della gara di Messina: E' il mio obiettivo. Provo e riprovo, con il Direttore Tecnico prepariamo i tempi. Alla simulazione gara finalmente mi viene svelato il trucco di contare le bracciate ed affidarsi ad esse. Io contavo i bocchettoni del deflusso acqua ed il tempo con il cronometro, l'esperienza non è acqua.
Alla partenza bene, buono lo scivolamento, ma il tempo di chiusura dei 25m è alto, oltre i 30 secondi. Negli spogliatoi ci facciamo una chiacchierata e con il Mister scegliamo il tempo da dichiarare.
Arriva Domenica 16. La tensione la taglio con il coltello. Il mister mi butta in acqua alla prima occasione e cominciamo a provare. I tempi non coincidono, vado troppo veloce. Sento qualcosa che non va nell'acqua, è troppo leggera, mi da una spinta fenomenale, la assaggio ed è pure buona. Mi ricorda l'acqua dell'Alcantara bevuta da Alù.
Con il Direttore Tecnico proviamo e riproviamo. Lavoro duro ma buono, non mi impaurisce. Arriviamo a dichiarare un nuovo tempo. Giunge il mio turno di preparazione alla gara, non mi faccio trovare impreparato, il portaordini mi trova già in vasca intento a prepararmi.
Il Mister mi comunica di uscire dall'acqua. Un freddo pungente con addosso solo la muta mi fa rimpiangere l'acqua riscaldata della piscina all'aperto dei Cappuccini. Mi avvolge l'accappatoio, ma è poco. Una volta asciugatomi indosserò il pezzo di sopra della tuta.
Arriva il mio turno in quel dì di Messina per prepararmi alla gara. Il portaordini mi comunica di impegnare la corsia 6, con Umberto di Messinapnea non capiamo chi debba partire per primo perchè c'è una discrepanza tra gli ordini di partenza negli elenchi. Alla fine viene l'arbitro e da Lui l'ordine di partenza. Io entro un po in panico. Il collega è il primo a partire e chiude i suoi 25 metri tra le urla di gioia dei colleghi del proprio team.
Ora è il mio turno, Egidio mi batte una mano sulla spalla. Gli rispondo << Per i nostri padri >>. Guadagno l'acqua.
Gli occhialini che Egidio mi ha prestato ( i miei non sono conformi al regolamento ) non mi danno una buona prospettiva tridimensionale, non mi rendo conto delle profondità. C'è la novità della pedana da cui partire, mai provata negli allenamenti. Non c'è tempo per provare. E' il mio turno.
L'arbitro mi da i 3 minuti. Un silenzio da chiesa cala dove fino a poco prima era gioia di risultato. Inizia la mia danza a respirare, lento, profondo, come se volessi far l'amore.
2 minuti, ancora più lento e più profondo, attivo la respirazione diaframmatica.
1 minuto, sento i muscoli fremere, l'acqua intorno ribollire.
30 secondi. Butto tutta l'aria, resetto la respirazione ed i respiri diventano lunghi e profondi.
15 secondi. Resetto il ciclo di respirazione, inizio a pompare lentamente aria nei polmoni, come se dovessi sorbirmi una granita.
10 secondi, il conto alla rovescia per me si chiude a 8.
Mi immergo, ma qualcosa non va bene, la pedana non mi fa fare l'affondamento. “Poco male” penso, mi do la più leggiadra spinta che posso fare. Mi sento scivolare come una mano nel guanto. Iniziano le bracciate, non voglio forzare, mi sembra quasi di toccare il fondo dagli occhialini. Attento Fabio non andar troppo giù.
I bei ricordi mi fanno compagnia, è come toccarli e sentirli vivi, non sono solo, anzi, sono felice, sembra che volo. Superata la metà delle bracciate abbandono il centro della corsia e a poco a poco mi sposto sulla corsia sinistra della vasca, pronto ad uscire. Vedo il segnale dei 25 metri, allungo il braccio per superarlo. Con le dita arpiono saldamente il bordo vasca e respiro con calma e lucidità.
Inizia il conto alla rovescia e a 4 batto sulla tavoletta. Tra me e me dico “E' fatta! Ce l'ho messa tutta! Ci siamo! Vediamo qual'è il mio risultato!”. L'arbitro mi comunica << Squalificato, prestazione annullata.>>
Voglio morire e sprofondare negli abissi non della piscina, ma dello stretto di Messina. Mi riprendo e con forza esco dall'acqua con un sorriso sardonico stampato sul volto, quello che mi dipinge i lineamenti quando dico tra me e me “non mi prenderete mai la mia dignità. Bastardi!”. Guardo con le lacrime pronte ad esplodere l'arbitro per capire dove ho sbagliato << Hai rotto il film dell'acqua con il tallone, uscendo con il piede. >>
Voglio morire. Un macigno mi arriva alle spalle, tra capo e collo, mi faccio in diretta un attacco psicotico. Ma ormai ci sono abituato, raccolgo i pezzi e vado a decompormi negli spogliatoi, ma sapendo che il sorriso e la dignità non le voglio perdere, non tanto per gli altri, quanto per me e per la mia parte andata in pezzi e dolorante. Mi lavo, mi cambio, aspetto la premiazione e dopo la consegna della medaglia di partecipazione inizia il lavoro di ricomporre i pezzi.
Ero troppo positivo nell'assetto, 4 kg erano pochi per compensare la spinta di galleggiamento datami dall'acqua della piscina. Gli occhialini non mi davano la profondità e sopratutto non mi ero mai cimentato con una partenza dalla pedana.
Questi i punti da sciogliere. Oltre un pianto di disperazione in privato a casa per i fatti miei prima di addormentarmi nel letto. Un po per resettare.
Circa i pesi ho comprato 1,5Kg di piombo in più e lavoro per costruirmi un collare da apnea. Dopo una lunga ricerca ho trovato e comprato cari e salati un paio di occhialini con lenti trasparenti a norma di regolamento, oltre a provarli e riprovarli fino a quando non ho trovato il modo corretto di indossarli. Per quanto riguarda l'assetto, una volta provato il collarino, probabilmente lavorerò ad un altro da poter sposare con la cintura di piombi e quindi avere una distribuzione ponderata del peso sul corpo.
Un forte lavoro di ascolto, definizione dei problemi e loro risoluzione comporta l'apnea, oltre a ridurre al minimo le casualità, perchè in mezzo al mare non ci sono taverne. Ma c'è anche da dire che il Team ti lancia e ti lascia allo sbaraglio.

Navigazione .

Da un mese abbondante non pubblico nel blog, complice l'alternarsi degli stati di umore e dell'assenza di prospettiva. Giornate fotocopia si susseguono e la sensazione percepita non è piacevole.
Mi sono dato del tempo per riflettere e non ne sto venendo a capo, o meglio non riesco a trovare il bandolo della matassa. Troppe cose si affollano nella mente ed il lume della coscienza si fa via – via più tenue e flebile.
Vigorosa?
Lavoro, famiglia, amicizie, conoscenze. Un periodo in cui molto, ma sopratutto molto è rimesso in discussione, come cattedrali di cartapesta spazzate dal vento, crollano le mie certezze e sicurezze di 1 anno or sono.
Si apre un capitolo dove più che guardare l'illuminato, guardo dove c'è ombra, non il peggio delle cose, ma comincio a vedere gli eventi con un occhio diverso. Sarà stata la bastonata dura e pesante dell'ultima storia, sarà stato il vuoto creato da una storia importante finita prima e di cui non ho ancora pianto il lutto, sarà il tunnel nero in cui mi sono avventurato, all'interno del quale conoscenti ed amicizie si sono rivoltate contro, da amici che pretendono di trovare soluzioni lavorative opinabili, a rapporti inter- umani su cui prima contavi e che si sono sciolti al sole.
Tanta, ma tanta la merda da spalare. Prima avevo provato a spalarla, ma ne sono stato sommerso, vedi a partire da dicembre dell'anno scorso, in cui un bel giorno dal letto non riuscii più ad alzarmi e potei solo sprofondare in quel mare di merda, senza grandi aiuti, perché se uno è per terra spappolato, il carico di sopra te lo mette tuo padre che “giustamente” ti vede a 34 anni ancora a casa e ritiene di poter risolvere il tutto con una sua “sbacantata di pitale”.
Vuoi i rapporti di amicizia che saltano, perché non si può pretendere di cercar l'altro perché i conti non tornano e si ha bisogno di lui per farli quadrare, dinamica quest'ultima condivisa a più amicizie dell'altro sesso.
Situazione assillante che ho preferito far scorrere, lasciar andare, ma sono passati più di 6 mesi e la situazione non è cambiata molto. Alcuni piccoli passi li ho fatti, ma altri ne ho bisogno di farli.
Mi ha aiutato leggere, ma anche lì l'ho usato parsimoniosamente. Mi ha aiutato far apnea, ma anche lì non è che sia la soluzione ai problemi, anzi ce ne sono di peggiori. Camminare mi ha dato un piccolo aiuto, ma non è la soluzione perché anche lì ci sono delle criticità. Scrivere non è la soluzione, perché anche qui ci sono criticità, vedi per esempio l'impossibilità di trattare in un blog tutti gli argomenti.
E' come se a poco a poco ricomponessi pezzo dopo pezzo un collage di pezzi; pezzi in cui mi sono andato a schiantare dopo l'atterraggio dell'ascesa di Ottobre, finito in malo modo. Non tanto per la storia vissuta, come vengono se ne vanno, ma per l'essermene andato in mania, che mi perdonerò difficilmente. Ma anche qui il nodo da sciogliere non è facile, in quanto agosto – ottobre l'ho vissuta come una boccata di ossigeno necessaria, necessaria perché da tempo ero costipato in una vita a binario morto.
Tanti nodi da sciogliere, necessari per poter riprendere la navigazione, magari più “vigorosa” di prima. 
Si spera...