venerdì 3 ottobre 2008

Perché una amicizia si surgela .

Le amicizie sono a cicli, un periodo sei affiatato con una persona ed in seguito si ghiaccia tutto, questo mi è capitato con una mia cara amica .
La fase dell’affiatamento vide molti interessi in comune, quali studio, amicizie condivise dove io entrai in contatto con molti suoi amici e ci apprezzammo a vicenda e addirittura con il ragazzo del periodo ci capimmo bene e ci affiatammo. Un bel periodo che sembrava aver le basi per poter durare ( io ne combinavo di cotte e di crude ), ma il tempo passa e le amicizie pure, modificandosi così anche il terreno dove attecchiva l’amicizia tra noi.
I cambiamenti arrivarono che lasciò il ragazzo con cui stava, molti amici se ne andarono o i rapporti si raffreddarono, l’interesse comune dello studio iniziò a divergere con lei proiettata in avanti ed io bloccato da problemi ingombranti, insieme ad un nuovo manipolo di amici che iniziarono ad entrare nella sua vita.
I nuovi acquisti all’inizio sembravano aver le carte in regola: buona famiglia, bella presenza, frequentatori della parrocchia, educati, colti e non nego che nel mezzo della comitiva c’erano un paio di belle ragazze. Con le prime uscite, le prime esperienze condivise ed i primi momenti insieme, la reale pasta di cui eravamo fatti cominciò ad uscire fuori.
Un ragazzino che davanti predicava democrazia e libertà, mentre dietro aveva il culto della personalità del presidente del consiglio, a cui si aggiungeva un modo di fare mieloso con i genitori, ed un comportamento da sensale in cui difendeva la roba del padrone.
Un omonimo, dedito all’intrigo, dalla parlata vischiosa ed appiccicosa, che fintantoché lo facevi parlare senza contraddirlo, stavi muto e lui si illudeva che avevi le medesime sue idee, non c’era alcun problema, nel momento in cui una sera mi disse: Domani quando vai a votare, non votare da coglione, io mi segnai questa battuta sul taccuino e dissotterrai la falce da guerra. Alla tolleranza ed al silenzio sostituì la favella e lo scontro di idee, diventato evidente quando lui sostenne l’opinione che gli esseri umani erano diversi, c’erano razze e razze, mentre io me ne uscii con la più bella frase che abbia mai imparato in vita mia: Gli uomini son tutti uguali…
Aggiungici pure un bel pezzo di “Pilo abbampato”, incrocio tra un corpo da vamp ed un cervello da pulcino, in cui si professava un amore sfegatato per i quadri di Monet insieme ad un balzicare la chiesa e predicarne i precetti, senza scordare il silenzioso e nascosto intreccio di mani durante la visione di un DVD durante il quale capii bene la filosofia: alla luce il moralismo e all’oscuro facciamone di interessanti.
Ricordo che un pomeriggio, seduti davanti ad un tazza di the avevo i coglioni fracassati, si parlava di leggere di fondi del the e delle razze soatiche. Io presi la palla al balzo e sguinzagliai le poche conoscenze sulle razze umane che conoscevo. Guardando i fondi nella tazza ne ebbi per tutti, mi tolsi un sasso dalle scarpe, ma raffreddai ulteriormente le cose.
Aggiungi al tutto una mia scelta a lei non gradita di chi all’epoca mi stava accanto, chiudendo poi con un messaggio simile ad un necrologico dove leggendolo ci rimasi di merda perché sembrava parlare di una persona morta piuttosto che di un vivo. Il risultato finale fu che ognuno di noi prese la propria strada.
La ri – incontrai una sera sul tardi alla stazione di Messina, in concomitanza del mio viaggio a Lecce. Già avevo il cuore gonfio di tristezza, fermarmi a parlare con lei e con la sua famiglia, non mi andava proprio, dato che per quella sera una tarantata mi aveva abbastanza frantumato il cuore.
Ora siamo qui.. Vediamo

mercoledì 1 ottobre 2008

Gli occhi addosso

È un periodo in cui mi sento gli sguardi altrui addosso. Ragazze, ragazzi, signori e signore, è come se al’improvviso mi ritrovo attorniato da persone che mi guardano, mi scrutano.
Un esempio è stato Giovedì scorso, quando sono andato a fare la spesa. Giravo per gli scaffali del supermarket alla ricerca di un articolo, quando mi sono sentito gli occhi addosso. Mi guardo attorno e vedo una signora over 40 circa che mi guarda con insistenza.
Sempre lo stesso giorno, mentre ero al reparto latticini, sento nuovamente gli occhi di sopra e vedo che stavolta era un uomo, fisso lo sguardo sui prodotti esposti nei banchi frigo e tiro dritto, non voglio avere Urano contro.
Oppure come Venerdì sera scorso, quando spinti a dover entrare in un bar per l’eccessiva pioggia, entro nel locale ed ho di nuovo la sensazione di sentirmi gli occhi addosso. Cerco di capire chi e quando, penso sarà qualcuno che mi conosce, magari un amico, ed invece trovo una seduta al tavolino che mi guarda. Un po’ in crucciato la guardo a mia volta, per capire chi fosse e se mai l’avevo incontrata, ma dopo pochi istanti vedo che distoglie lo sguardo, quindi deduco che non ci conosciamo.
L’ultima mi è capitata sul motore giorno 16 Settembre. Stavo tornando a casa con il vespone, ma avevo deciso di fare una capatina al cinema per vedere l’orario del film in sala: Le cronache di Narnia – il principe Caspian.
Rallento davanti alla bacheca con gli orari, leggo gli spettacoli e riparto. Mentre la marmitta del motore borbotta, mi sento nuovamente gli occhi addosso, guardo con la coda dell’occhio e noto che una commessa sull’uscio mentre si fuma la sua sigaretta mi fissa. A primo acchito mi sembra una mia amica, ma poi un particolare sfuggito mi fa capire che non è lei: la commessa aveva i capelli lunghi, mentre la mia amica li ha corti. Focalizzato il concetto, mi ritrovo con il vespone già in piano Baele e non ci penso più.
Vedremo..

domenica 28 settembre 2008

Maledetta primavera.



Voglia di stringersi e poi
vino bianco, fiori e vecchie canzoni
e si rideva di noi
che imbroglio era
maledetta primavera.
Che resta di un sogno erotico se
al mattino è diventato un poeta
se a mani vuote di te
non so più fare
come se non fosse amore
se per errore
chiudo gli occhi e penso a te.
Se
per innamorarmi ancora
tornerai
maledetta primavera
che imbroglio se
per innamorarmi basta un'ora
che fretta c'era
maledetta primavera
che fretta c'era
se fa male solo a me.
Che resta dentro di me
di carezze che non toccano il cuore
stelle una sola ce n'è
che mi può dare
la misura di un amore
se per errore
chiudi gli occhi e pensi a me.
Se
per innamorarmi ancora
tornerai
maledetta primavera
che importa se
per innamorarsi basta un'ora
che fretta c'era
maledetta primavera
che fretta c'era
maledetta come me.
Lasciami fare
come se non fosse amore
ma per errore
chiudi gli occhi e pensa a me.
Che importa se
per innamorarsi basta un'ora
che fretta c'era
maledetta primavera
che fretta c'era
lo sappiamo io e te
Na, na, na, na , na , na,
na, na, na, na, na, na,
maledetta primavera
na, na, na, na, na, na...

L’orologio batte le 2 di un Sabato mattina ancora troppo presto per essere un nuovo giorno, ma troppo tardi per essere chiamato ancora Venerdì. Nel guidare verso casa, la radio accesa mi fa compagnia e la scelta cade sulla stazione dove gira la canzone in questione.
Ricordi forti della prima volta che sentii la canzone si fecero strada nei miei pensieri, la musicalità, la voce dolce ma decisa della cantante, la forza impressa alla voce nel marca “maledetta primavera” ed il testo.
Difficile per un ragazzino capire il testo, un po’ oscuro e indecifrabile. Il gusto dolce / amaro della canzone mi suonava incomprensibile, come tutt’ora parte del testo, ma finalmente ho capito sulla mia pelle la strofa:
che imbroglio se
per innamorarmi basta un'ora
che fretta c'era
maledetta primavera
che fretta c'era
se fa male solo a me.

Il senso che do io alla strofa è il seguente: Per innamorarsi e perdere la testa verso una persona basta poco, davvero poco, anche meno di un’ora. La semplicità e la velocità con cui nasce tale sentimento non è una garanzia per chi lo prova, ma è un imbroglio, un inganno, ovvero credere una cosa per un’altra, una presa in giro. Se poi alla fin fine quello che ci ho rimesso di male e tutto sono stato io, perché quella fretta addosso, come se qualcuno mi inseguisse? Perché tutto ciò? Davvero maledetta primavera.

Girata in bici .



Slide fata con SLIDEOO, by Flirck .

Anche la giornata di oggi volge al termine. Il sole è tramontato da un pezzo ed è il momento giusto per rassettare le idee, i pensieri e fare il punto.
La giornata è trascorsa a fatica, tra mal di testa, stanchezza e qualche difficoltà . Un po’ di sollievo l’ho trovato dormendo nel pomeriggio, ma mi sono destato più stanco di prima. Esasperato dalla situazione, ho preso la bici.
Viaggiavo senza meta, se non l’obiettivo di girare per la campagna. Indirizzatomi per Santo Pietro, ho scavalcato la prima catena di un viottolo costeggiate la ferrovia. La campagna si è aperta in tutta la sua bellezza.
Da Santo Pietro sono arrivato a Due Bagli, da qui poi sono giunto in contrada Valverde, mentre in sottofondo la stagione della caccia era aperta e schioppettate volavano a tutte le parti. Durante il tragitto ho trovato dell’uva, e come potete capire dalla foto è finita nel mio zaino. Più tardi sarà la festeggiata di questo autunno appena iniziato!