martedì 30 marzo 2010

Sono pieno...


...Non è che non voglio, non posso! E che CXXXO.

Solita situazione: fai questo, fai quello, fai quell'altro, impegni, programmi, appuntamenti, volontariato, studio, corsa, amicizie, quotidiano.
Tante le cose da fronteggiare quotidianamente, dalle più semplici alle più complesse, che richiedono programmazione, organizzazione e scadenziazione per poter esser fronteggiate e risolte .
Poche le risorse: fisiche, mentali, economiche ma fortunatamente tanti i progetti e le idee che vorrei realizzare. In questa situazione poco felice si delimita un quadro generale dove il tempo da dedicare ai cari e a se stessi è poco .
Le giornate vanno a corrente alternata, oggi si lavora bene, domani non si sa. Sarebbe bello poter dire domani sarà un buon giorno come oggi, o magari domani sarà meglio di oggi, per ora posso solo sperare che domani sia meglio, ma è una certezza flebile, limitata, da non attaccarvisi troppo se no si rompe.
In tutto questo trambusto arrivano le persone vicine, dove tra una cosa e l'altra è un continuo recriminare: Non ci sei mai, non ci vediamo mai, dove sei finito, una volta avevo un amico, non mi pensi mai, che fine hai fatto, etc..
La solita pappardella di frasi fatte, fritte, ri-fritte e stra-fritte dove si prende avanti per non restare indietro, pur di non riconoscere a se stessi e all'altro: Scusa se non ti ho cercato.
Delle scuse se non si è stati cercati non è che ne abbia ascoltate molte, poche le persone che hanno una capacità di porsi all'esterno dei problemi ed analizzarle in modo differente, fortuna vuole che con queste ho tenuto buoni contatti, nonostante numerosi fogli di calendari sono finiti nella pattumiera. Dei soggetti che si fanno avanti armati di tutte queste frasi di circostanza, non so proprio che cazzo farmene, sono un intralcio ed un problema.
L'ultima è di un'amica. Periodo di burn-out, risorse mentali al lumicino, necessità di svagarsi e non pensare a nulla. Comincia il tam-tam di messaggi e telefonate con: ci vediamo perchè ho bisogno di ridere, di parlare, di scherzare, ho bisogno in pratica di farmi i miei porci comodi con te. Semplicemente la solita tiritera a due palle fermentate come kiwi troppo tenuti nella cesta della frutta.
Non è possibile che una persona dopo aver trascorso una giornata a corrente alternata, affrontato di tutto e di più pur di restare a galla e poter resistere, si debba dedicare a del volontariato coatto nei confronti di una persona che ti cerca solo per farsi i suoi porci comodi. E diamine!
Il volontariato lo faccio all'AVIS, quando esco dalla sede non voglio rotti i coglioni.