lunedì 1 giugno 2009

Avere oltre 50 anni e...


Ho un amico con cui per ora mi capita di parlare e confrontarmi, che da un paio di anni ha superato il mezzo secolo di primavere trascorse .
Il confronto con lui per ora è deleterio, perché il suo modo di ragionare e gestire fa a cazzotti con il mio, ma ciò non toglie che dal confronto delle idee possa nascere qualcosa di buono.
Peccato che il confronto voglia dire “cosa Tu mi puoi portare/dare”. La prima volta va bene, la seconda ok, la terza comincio a dubitare della persona, la quarta volta non lo sto più a sentire, dato che ogni volta mi si chiede: Tu cosa mi puoi dare? Chiedere aiuto a gli altri è normale, ma se quando gli chiedo una mano in un mio momento di difficoltà, la persona interessata si nasconde dietro a problemi personali per i quali non riesce ne a muoversi, ne ad aiutare, per la serie mi dice che c'è:
La morte del padre .
Il divorzio .
Il trasloco.
La morte della sorella.
La morte della madre.

Prima o poi gli finiranno i cari! Ad un certo punto tutti i suoi cari se ne andranno, e a quel punto? Si inventerà qualcos'altro oppure sarà il suo turno di andarsene? Io comunque me ne voglio stare alla larga, meno lo sento meglio è, per cui da certi stronzi momentaneamente preferisco sganciarmi.

domenica 31 maggio 2009

AVENA FATUA, AVENA MATTA, AVENA SELVATICA .



Anche detta Spigharedda.

Mentre scrivo ( Domenica 31 Maggio 2009 ) dei fili di vento accarezzano in un campo selvatico mia delle spighe di erba . Sono alte e cotte dal sole, assumendo un colore giallo/biondo. Ad una prima vista mi sembrano graminacee, ma non conosco il nome della pianta.
Da piccolo, verso Marzo / Aprile, quando si era soliti giocare in campagna o comunque nell'erba, se ne raccoglievano le spighe ancora verdi e si lanciavano addosso ai vestiti di chi stava accanto. Un gesto che preludeva roboanti guerre a colpi di spighe raccolte a manciate, urla e motteggi.
Le spighe erano solite attaccarsi ai vestiti, non di tutte le tipologie perché prediligevano l'acetato delle tute e le felpe di cotone, mentre chi aveva il giaccone dalla trama del tessuto a grossi rombi ora verdi o rossi, erano esenti dalla capacità appiccicosa delle spighe / semi.
L'obiettivo era ricoprire dalla testa ai piedi l'altro, che poi tornando a casa veniva abbondantemente “Cazziato” ( gli faceva la ramanzina ) dalla madre, la quale doveva lavarne i vestiti.
Oggi ho scoperto che le “spigharedde” oggetto dei nostri giochi hanno un nome: Avena Selvatica.
Avere un campo abbandonato nei pressi è una gran fortuna, vi crescono una infinità di erbe selvatiche i cui usi una volta erano conosciuti perché elemento della cultura del popolo, purtroppo in parte andata persa perché essa non metteva in circolo capitali. Peccato che con la cultura del popolo la nostra specie si è difesa ed è evoluta nei tempi.
Avanti la prossima pianta da conoscere :-)