venerdì 8 luglio 2011

C'è taglia .

E taglia .

Un po di tempo fa scopro di aver bisogno di pantaloncini nuovi, quelli dell'anno passato non mi stanno più e la voglia di colore si fa avanti. Cerco in giro e ne trovo qualcuno. Contento e felice di averli trovati e di avere i soldi per comprarli, prendo il primo paio (giallo).
Passo ad un secondo market, dove mi sento a casa e c'è tutto e di più. Parlo con un commesso per sapere a che punto è la stagione, solita risposta: ogni settimana ci arrivano i container di roba. L'esperienza mi insegna che una volta portata la collezione dell'anno in corso, quella è e quella resta fino ad esaurimento. Cioè portano uno stock di roba e resta sugli scaffali fino al consumo, senza esser rimpinguato, potendo durare oltre la fine della stagione .
Memore dell'esperienza cerco un commesso con cui sono in maggior confidenza. Scambiamo quattro chiacchiere e gli porgo la domanda, risposta chiara ed esaustiva: la stagione è finita.
Un po deluso mi rivolgo agli scaffali alla ricerca di una taglia comoda. Cerca e ricerca, l'occhio cade su un pantaloncino Columbia, taglia 56. Lo indosso, mi calza giusto ma lo voglio. Decido di prenderlo ( ma di questa scelta precipitosa ne pagherò le conseguenze) e lo metto in carrello.
Continuo la ricerca, trovando un pantalone di cotone con le mie inseparabili tasche laterali, l'unico 56. Lo provo, mi calza largo, ha una buco nella tasca ed uno strappo sul fianco. Ho bisogno di pantaloni, lo prenderlo.
A conti fatti mi hanno fregato con i prezzi terminanti per 0,95 e 19,00, mi sono svuotato le tasche per pagare, con una commessa tutta schifiltosa nell'attendere i soldi. Pago ed esco più confuso che persuaso, forse avrò fatto degli acquisti affrettati.
Da questa esperienza ho iniziato a studiarmi con calma tutto quello che c'è scritto nelle etichette, provare i vestiti almeno 2 volte, non prendere pantaloni stretti ed arrotondare le cifre dei prezzi in eccesso, oltre che un pantalone prodotto in Bangladesh non ha le dimensioni di uno prodotto in Sud Africa o in Madagascar.
Scusate se è poco..

mercoledì 6 luglio 2011

Ricordi .



Da gestire .

La saga di Harry Potter, sia film che libri, mi ha dato molto da riflettere circa i sentimenti, le emozioni e ciò che si trova sotto la linea della coscienza .
Un argomento più volte toccato dalla scrittrice riguarda il ricordare, il dimenticare, una delle tante essenze dell'essere umano.
In questo spezzone di filmato si mette l'accento sui ricordi, visti come pezzi, oggetti palpabili, o come qui rappresentati in fiale contenenti parti di vita andata via. Non perfette ed inviolabili, ma fragili come vetro, perdibili, amalgamabili.
Il modo con cui la figura di Albus Silente si presenta con i propri ricordi ne rispecchia la personalità: preciso, meticoloso ed ordinato. Non tanto per pignoleria, ma per riuscire ad avere la mente sgombera, nella vita asseconda il processo del dimenticare, non lasciando le cose a se stesse, buttate in un angolo, o ignorate, bensì seguendole, accettandone il percorso del dimenticare dove lui si trova ad esser il primo attivamente interessato.
C'è da aprire una parentesi e cioè che il dimenticare nel filmato è molto strutturato ed organizzato, un dimenticare si, ma come voglio Io; questo non si può nella vita di tutti i giorni, dato che del dimenticare si conosce poco o nulla. Per questo suggerirei di studiare la memoria al rovescio, partendo non tanto dal ricordare ma dal dimenticare.
Quello che si può fare è assecondare lo scorrere delle acque del fiume Lete, che lambiscono i ricordi e a poco a poco ne trasportano via granellino dopo granellino, risucchiandoli nel fondale. Si può lasciar defluire l'acqua evitando l'ingolfamento dei ricordi, facendo spazio tra di essi, con lo scrivere, il disegnare, lo scattare foto, filmati, il parlarne, la musica, lavorando e quant'altro.
In questi ultimi tempi l'argomento della memoria mi affascina sempre di più e da autodidatta mi ci sto avventurato principalmente per capirmi, perché ogni tanto la mia memoria si inceppa, si blocca e resetta tutto quello che fino ad allora aveva accumulato. Quel momento lo chiamo "la memoria dei pesci rossi", "Tutta questa memoria e buff! Buio totale, hanno dimenticato tutto e tutto è bello ed interessante da scoprire daccapo".