sabato 22 maggio 2010

Montaggio .

Ultimamente i post dell'Isola si sono arricchiti maggiormente di uno strumento: i video. Riescono a coniugare immagini e suoni, dando così un'idea più viva, intensa e diretta del concetto che cerco di esprimere attraverso le parole.
Questo comporta un grande lavorio di analisi dei filmati, ricerca, comprensione, cernita delle emozioni provate e suscitate, oltre al reperire le fonti.
Un lavoro che prevede il rintracciare la parte desiderata, individuarla, estrapolarla e magari introdurvi delle sequenze nere all'inizio ed alla fine, in modo da non aprire o chiudere bruscamente il racconto.
Introdurre un paio di secondi in nero permette alla mente di prepararsi a quello che vedrà, così come aggiungere qualche secondo di scene nere alla fine permette alle idee miste alle emozioni prima assorbite di scendere giù fino all'animo. Non chiudendo subito permette alla mente di compensare, potendo così tornare alla realtà a poco a poco.
Voglio fare il regista? No :-) Solo avere uno strumento in più per condividere le mie idee e pensieri, in modo che il cybernauta approdato sulla mia isola possa sentire dentro di se, quello che io provo. Praticamente un bel problema di comunicazione da risolvere. Io ci provo.
Buona lettura e:
AVE ATQUE VALE.

venerdì 21 maggio 2010

Pacman compie 30 anni .


E li porta bene.

Oggi il famoso gioco PACMAN compie 30 anni, alzi la mano chi non ha mai giocato con una versione di questo conosciutissimo tra i primi videogame.
Anni 80, anni ruggenti, di crescita e di novità: Walk-man, audiocassette, PC, console, merendine, TV dei ragazzi e sala-giochi. In questi ultimi ambienti ci ritrovavamo i vecchi scatoloni cubici dei videogame.
Grandi strutture di legno a parallelepipedo, grosse, pesanti, puzzavano ora di fumo, ora di resina, ora di muffa. Non le prendevi a calci perché sapevi che il custode ti avrebbe buttato fuori non facendoti metter più piede nella sala, per cui mollavi certi colpi al Joystick.
Prendevi l'abitudine di scontartela con le manopole del Joystick da salagiochi e te ne tornavi bello e contento a casa a giocare magari al Commodore 64 (per chi lo aveva), peccato che quando ti incazzavi te la scontavi con il Joystick di casa (non fatto di metallo come gli altri) spezzandone la manopola.. Quanti ne ho fatti a pezzi :-)
Non mi resta che salutarvi ed invitarvi per un collegamento a Google, dove poter fare qualche partita gratuita sul motore di ricerca che ospita una Demo del gioco.
Buona partita!

giovedì 20 maggio 2010

Aeroacrofobia .



Definiscono Aeroacrofobia la paura dei luoghi aperti e alti .

La prima volta che vidi il film Shining ero poco più che un adolescente, mi spalmai sulla poltrona di casa dalla paura, mentre le primissime scene di apertura del film scorrevano:

Una ampia distesa di acqua, piatta, grigia ed immobile vista ad altezza sorvolo.

Proprio quell'altezza che permette di vedere le cose non in modo da delinearne i confini dello spazio visivo, ma da una quota ibrida dove i contorni dello spazio non sono visibili e si perdono ai bordi del campo visivo.
Dentro urlavo di paura, ed il dolore conseguente a questa emozione smodata si faceva strada tra le carni. Un' esperienza agghiacciante, dove al mio solito stetti zitto, vuoi per l'orario, vuoi perché ero abituato a non urlare perché davo fastidio.
Passarono gli anni, i decenni e la terapia. Chi mi stava affianco mi guardava con curiosità quando ponevo il problema di cosa era questa paura, più interessata a distogliere l'attenzione dal fatto che non sapeva che pesci pigliare, piuttosto che dire: non saprei. La cosa cadde nel dimenticatoio, forse un po troppo affollato dagli ultimi decenni di vita.
Trovai le parole per parlare di nuovo di questa paura un paio di giorni fa, quando una persona su Facebook condivise il link ad una immagine intitolata “Ataxofobia”. Il link è il seguente:


Cliccai sopra ed inizia a curiosare. Il link poi rimanda ad un Dizionario delle fobie a cui si può andare incontro. Il link del dizionario è :


Comincia a cercavi le parole strane inizianti per A e vi trovai la “mia” Aeroacrofobia, più che una fobia è una forma di paura bella ed intesa, aggiungo.
Oggi mi sono tolto un peso dall'animo non indifferente, so come chiamare una cosa, che contorni ha e che intensità ha. Un bel passo avanti se si pensa che prima non si sapeva cosa era, ne come si chiamava, ne che contorni avesse e che intensità portasse in grembo ad essa.
La vita va a avanti e noi con lei, per fortuna, aggiungo.