giovedì 21 ottobre 2010

Sempre e Mai .

Due parole che utilizzo come il sale ed il pepe.

Una cara amica in una discussione l'altro giorno mi fece notare come su certe parole Io salti in aria, o meglio rimango particolarmente colpito. Tra queste ne risultano due: Sempre e Mai. Queste due paroline mi danno particolarmente fastidio e di conseguenza le uso nel mio linguaggio moderatamente come impiego il Sale ed il Pepe nel cucinare (per gli ovvi motivi medico sanitari che comportino) .
Perché questa mia scelta di utilizzarle moderatamente? Semplice, sono due parole assurde da intercalare nella vita quotidiana come il concetto di Infinito e Zero per la Matematica.
Fintanto che lo Zero e l'Infinito restano nell'ambito dei fogli a quadretti, non fanno male, i problemi nascono quando si vorrebbero mettere in pratica nella realtà.
Alla stessa maniera le due paroline Sempre e Mai rasentano semplicemente l'assurdità nell'intercalarle nella quotidianità, dato che difficilmente una persona sensata può sempre o mai fare o non fare un comportamento, dire, parlare, agire o qualunque altra azione rigidamente come un robot .
C'è da notare che di solito gli oratori pletorici, quelli che iniziano un discorso partendo dal basso medioevo per arrivare ai giorni nostri, sono soliti iniziare o concludere le loro arringhe con un un bel “Sempre” o un bel “mai”. Queste due parole fanno in modo che la loro elucubrazione mentale possa esser nascosta dietro a questi due lasciapassare per le menti altrui e poter esser accettate pedissequamente da chi ascolta. Peccato che parlare per anatemi o per concetti monolitici non è che servi molto nella vita.
Aggiungo che l'utilizzarli nel proprio discorso di risposta in presenza di pletorici oratori espone al rischio di esser facilmente manipolati nella discussione instaurata, dato che gli oratori pletorici sono abili nell'utilizzarle e le impegnano a loro piacimento, rischiando così di farti cadere nella ridicola contraddizione dei concetti, tanto sono abili nel maneggiare questi 2 concetti assurdi, per cui il loro impiego rischierebbe di dare un ingiusto ed inutile vantaggio a chi hai davanti.
Poverini quelli che ricorrono al loro utilizzo.

Mezza...

Sega...

Il simbolo ricorda quella della “SEGA”, nota casa di produzione console giapponese degli anni ottanta e novanta del secolo scorso, ma il post non si riferisce ai videogiochi, vorrei solo fermare un momento, scriverci sopra, dargli una immagine e metterlo nel dimenticatoio.
Era la mattina del 22 Luglio, ero in stanza in uno stato di rincoglionimento totale, dato che tra i miei alti e bassi, quella mattina ero proprio in fase Down. Aggiungo che erano appena trascorsi 21 giorni precisi – precisi dall'ultima sfuriata di mio padre sulla mia vita, sulle mie scelte, sul Blog, sul lavoro (che iniziava), sull'università (ferma) sulla mia vita che a suo avviso è “persa”.
Per cercare di ricomporre i pezzi ero seduto al PC, come al mio solito cerco di svuotare la mente o giocando al PC, o scrivendo, o cercando di parlare con i cari, guardando foto, immagini, filmati, ascoltando musica .
Di punto in bianco mi ritrovo un Coso in stanza che urla, grida, impreca, mi insulta dandomi dalla mezza sega (vedi immagine), al fallito, passando per il coglione.
Oggi ripensandoci mi viene da riderci su, ma vivere quel momento non è stata la fine del mondo, dato che sembrava di essere sopra una lancia di 3 metri e mezzo in vetroresina in mezzo al mare forza 6.
L'ho lasciato parlare e discutere, appena ha toccato l'argomento Alessandra (su come lei potesse stare con un fallito come me), mi sono incazzato come una bestia.
Come un cane a cui qualche passante di merda prova a dare un calcio alla compagna, sono scattato ed ho iniziato a mordere. Dovevo avere un volto davvero terrificante, dato che ho finalmente sciolto la lingua cominciando col dire che il Coso non si doveva permettere mai più di tirare merda su di lei, che con tutto questo porcile del Coso, Sandra non ci entra proprio nulla e che già si sono permessi di pensare di poterle tirare merda di sopra uscendosene con la felice scelta della Cosa: voi non vi dovete vedere più qua. Ma questa è un' altra storia e magari un altro Post.
Il fatto è che da quel giorno ho cominciato a chiudermi in me stesso in casa, scambiare il minimo possibile di parole e facendomi la mia strada, aggiungo pure che se veniva nei pressi l'eterno adolescente raccoglievo bagatte e bagattelle e me ne andavo via. In pratica la chiamata a lavoro per 1 mese ed oltre per me è stata una liberazione, dove mi hanno pure pagato.
Oggi (venerdì 10 Settembre 2010 ) torno in una casa vuota dei Cosi e a dimensione umana, dove se uno decide di dormire, lo può fare senza esser svegliato di soprassalto.