martedì 24 maggio 2011

Viaggiai per terra e per aria .


E vidi le cose con un altro occhio .
Sono trascorsi precisamente 2 anni dall'esperienza di Lecce e di acqua sotto ai ponti ne è passata, molta.
Un'esperienza importante è stata l'andare all'assemblea annuaria, accettando di poterla vedere nuovamente .
Ero nell'androne della sala congressi quando nel campo visivo dell'occhio sinistro un volto conosciuto passò; dissi: O è uno della mia delegazione o è quella.
Mi voltai, la cercai con gli occhi e la vidi. Cambiata, stanca, appesantita nel volto, senza quel sorriso smagliante e strafottente, senza quel color castano chiaro, quasi rosso che la sua capigliatura aveva quando la conobbi e che mi fece sballare quando muoveva la testa. La guardai e mi guardai dentro, una bomba interiore non era esplosa ed io non me ne ero andato in pezzi.
La curiosità mi prese ed iniziai ad osservarla mentre parlava o meglio ascoltava il suo Presidente. Questo la tartassava di frasi, di concetti, di discorsi puntualizzati per tutto il tempo, come se il Presidente fosse un fabbro e lei un pezzo di ferro da deformare a piacimento nelle sue mani con il maglio del suo discorso fatto di parole. Un po come nel filmato, il fabbro prende il ferro, ne riscalda il cuore e poi giù a colpi di martello, martellandolo e deformandolo nella forma desiderata e voluta, fermo restando che il ferro vuole ciò.
Il paragone mi agghiacciò, il sangue mi si raggelò per pochi istanti nelle vene e mi voltai dall'altra parte. Il tempo dedicatole finì dopo l'intervento circa una consorella da espellere, discorso alla platea: freddo, staccato ed asettico: una funzionaria di regime.
Meno male che alla fermata dell'autobus non c'era nessuno ad aspettarmi.