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La forbice taglia perché le lame sono due. |
Dal periodo di merda lasciato alle spalle ho capito una cosa, forse il senso a questa montagna di merda scalata nei rapporti umani sta nel fatto che alcune cose, vedi quelle di una coppia ( parlare, scrivere, sentire, amare, uscire, litigare, capire, intendere, baciare, mangiare, vivere etc.) si fanno in due, se no non si fanno.
La forbice taglia perché le due lame sono parallele, vicinissime ma indipendenti l'una dall'altra, convergono in un punto ed assieme tagliano: la carta, i gambi dei fiori, la plastica, il cartone, i fili etc. Assieme funzionano e realizzano, da sole No.
L'ho capito dalla storia chiusa con Ale, dove alla fin fine ero rimasto solo e quello che si faceva in due non si poteva più fare.
L'ho capito dalla storia chiusasi con Rò, dove ero rimasto a crederci da solo e quello che si faceva o si sarebbe potuto fare assieme è finito come petali di mandorlo portati via dal vento.
L'ho capito quando ho provato a frequentare delle persone disinteressate, anche ex-Amici, ma essendo solo nel crederci, anche in questo caso le cose da solo si potevano fare e gli altri ne usufruivano, quando c'era da fare almeno in due, la cosa/le cose non si realizzava/vano.
Il fondo l'ho toccato con Antonietta, 3 mesi per un caffè ancora da giungere. Poi il tempo di una pizza e neanche questa arrivava. Una serata chiesta di lunedì e presentatami di Venerdì con la frase “Te l'avevo detto”, il telefono staccato chiamando Lei ed Antonietta che non rispondono per vedersi.
A quel punto dissi “Basta!”, se avessi avuto un problema con una persona glielo avrei detto, infatti le scrissi “E' difficile realizzare le cose se si è soli”, da allora silenzio tomba, se non degli auguri di buon Natale.
Questo principio lo impiegai con An. Visite a lavoro promesse e non arrivavano, arrivavano improvvise, uscimmo un pomeriggio e finì da uomo con caramelle.
Una sera spuntò al locale, chiedendomi di parlarle, in compagnia di un'amica con il compito da fungere da terzo. La ascoltai, capii che aveva un gran casino in testa, una storia tirata avanti che attendeva qualcuno per finirgliela, un rapporto con se stessa altalenante, in pratica cercava qualcuno a cui scaricare tutto questo.
Incrociati gli occhi (aveva uno strabismo di Venere) le dissi “Vedo che i compiti a casa ancora non li hai fatti. Vorresti che te li facessi Io?”. Silenzio-assenso. Proseguii “Fatti risentire quando li avrai fatti.” Da allora scomparsa, fino a quando non si ripresentò sul social network per chiedere amicizia.
L'idea l'avevo capita bene e l'avevo messa in pratica.