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La piazzetta del condominio |
Correva l’estate del ’99, avevo la maturità in tasca e la voglia di combattere per il posto in medicina nelle vene.
A metà Luglio nella piazzetta del condominio spunta una ragazza dai capelli rossi, in compagnia di un paio di ragazzi. La figliola si faceva notare, magra, dai lineamenti marcati, ma aveva negli occhi e nel vestire un non so che di donna che colpiva.
Una sera, dopo che nel gruppo si accese l’ennesima discussione sul sesso degli angeli circa lei: da dove veniva, cosa faceva, che ci faceva qua etc. Mi girarono proprio i coglioni nel sentire la solita tiritera e mandati tutti a fare in culo in modo molto spedito, andandomene per i fatti miei.
Il caso volle che mi misi a fare un giro per il condominio. Guarda caso chi incontrai? Proprio lei. Vedendola sola e un po’ dispiaciuta, le domandai: Che hai ? Da li iniziammo a parlare per un paio di ore abbondanti.
Parlammo di progetti ( io università, lei lavoro ), idee, pensieri, musica ( conosceva i 99 posse ma non ne voleva più sentir parlare ), luoghi di origine ( il mio era scontato, lei era di Brindisi ), arrivammo pure a ridere abbondantemente di tutto e di più, insieme alle serate torturanti che si era sorbita fino a poche sere prima. Da quella sera iniziò una simpatica conoscenza, che con il passare delle occasioni mi fece conoscere la ragazza, che iniziò a piacermi.
Una cosa tira l’altra e tramite me entra nel gruppo del condominio, conoscendo tutti. Tra questi Uno in particolare, al quale la ragazza non dispiaceva. Particolare che si notò dal primo momento.
Era un periodo in cui una cosa non mi andava dritta, tutto storto: casa, famiglia, studio, le amicizie di lustri se ne andavano a farsi benedire in una serata, le ragazze che mi piacevano appena glielo facevo capire scappavano etc. Tutto remava contro di me, anche l’occasione con la Pugliese.
Una sera ci ritrovammo a parlare in un modo consono a noi, lo stesso che ci aveva permesso di conoscerci e ( almeno per me ) piacerci. Ma c’era un terzo incomodo, il “Ragazzo” che piaceva a lei.
Non so per quale sorte femminile, mi ritrovai in competizione col Ragazzo per farla ridere. Il verdetto della competizione era lapalissiano, il cuore di lei era già aperto a lui, mentre a me spettava la graticola della competizione. Tra parentesi lei riesumò una serie di battute già collaudate assieme, alle quali lei stessa neanche si mise a ridere, mentre l’altro se la scialava. Non so se perché si godeva la mia evidente difficoltà o se si compiaceva del traguardo raggiunto. Il fatto è che dopo un po’ questa competizione truccata mi fece girare le palle e dicendolo sotto le righe a lei ( il modo che il ragazzo neanche potesse capirlo), me ne andai. Trascorsero un paio di giorni ed i due strinsero. E di brutto! Mentre io avevo il resto del globo contro.
Un paio di sere dopo, mi ritrovai nella sala giochi vicino casa. Entrando nel locale mi si presentò una simpatica scenetta: lui intento a giocare a biliardo in una stanza estiva affumicata, lei con una faccia scoglionata seduta ad un tavolo. Indossava la sua minigonna, sotto la quale si riuscivano a vedere le mutande ed abbondantemente le snelle cosce.
Feci un ghigno di piacere e mi avvicinai a lei. Vedendomi e trovando un vantaggio dal potermi parlare, mi diede corda, ma io rimasi un po’ su le mie. Dato che i discorsi non mi sfagiolavano, mi fece vedere una piccola ustione di secondo grado procuratasi al dito indice della mano sinistra, chiedendomi aiuto.
Con quel poco di cultura medica che avevo le diedi una mano, ma quando mi chiese a farle compagnia, le feci intendere chiaramente che Lei se lo era scelto e che Lei se lo doveva piangere, senza venire a rompermi troppo i coglioni. Detto fatto, la minigonna attirò un altro ragazzo del condominio che le diede senza problemi la corda che le serviva.
Un paio di sere dopo, venne da me dicendomi: Fabio, tu sei un troppo bravo ragazzo. Io con te non posso stare. Mi si spezzò il cuore in mille pezzi. Le risposi: Guarda che ti sei fatta una idea sbagliata di me, non sono quello stinco di santo che credi.
Pausa di silenzio, lunga, per poi chiudere con un:
- Vattene da lui…
Ma sono proprio zoccole sté cazzo di pugliesi quando escono dalla loro regione! Poi non ne parliamo quando arrivano in Sicilia … Lontane da casa, il mare le separa, nessuno le vede, non sono conosciute.. Nesciunu pacce.