Giornata di telefonate nella locale sede AVIS, numeri di telefonia mobile e fissa da aggiornare, indirizzi errati e la disponibilità delle persone da trovare. Si proprio la disponibilità altrui, un'impresa riuscire a trovarla.
Se da Roma in su l'AVIS del nuovo millennio punta a promuovere la donazione come un investimento per il futuro in termini di salute, di assistenza, di prevenzione partendo da una base di solida e concreta solidarietà verso il prossimo, qui nel culo del mondo occidentale le cose non vanno proprio così.
Le persone trovano mille scuse per non andare ad aiutare il prossimo: mal di testa, ir-rintracciabilità, mali oscuri e segreti inconfessabili (p.es. L'assunzione di un banale antibiotico), tutto fa brodo per non andare a donare.
Si fanno telefonate su telefonate e la gente ti risponde: lo/a può trovare stasera dopo le 20... Ma scherziamo? Uno è un volontario, mette a disposizione il suo tempo per un periodo preciso e specifico e si deve far carico dell'indisponibilità altrui? Quindi se io mi faccio carico di chiamarti forse tu doni, se no non si fa nulla? Ma stiamo scherzando? L'ennesima scusa per non andare a donare? Mha...
Quello che può sembrare funzionare è il pietismo verso chi si trova in condizione di bisogno. Bisogno che sembrerebbe occasionale, ma tale non lo è, dato che gli ospedali, il prontosoccorso e le sale operatorie sono in continuo lavoro e bruciano sacche di sangue su sacche d sangue. Fatte queste premesse, ne risulta che il problema è che il bisogno c'è SEMPRE, non all'occorrenza, non quando arriva la telefonata, non quando vogliamo “averla sucata” per sentirci importanti e solo all'ora donare.
Il video che accompagna il post faceva leva sul pietismo verso chi si trovava in condizione di bisogno, orientamento che rappresenta un tampone per il momento, ma per investire nel futuro... Siamo proprio lontani.
Se da Roma in su l'AVIS del nuovo millennio punta a promuovere la donazione come un investimento per il futuro in termini di salute, di assistenza, di prevenzione partendo da una base di solida e concreta solidarietà verso il prossimo, qui nel culo del mondo occidentale le cose non vanno proprio così.
Le persone trovano mille scuse per non andare ad aiutare il prossimo: mal di testa, ir-rintracciabilità, mali oscuri e segreti inconfessabili (p.es. L'assunzione di un banale antibiotico), tutto fa brodo per non andare a donare.
Si fanno telefonate su telefonate e la gente ti risponde: lo/a può trovare stasera dopo le 20... Ma scherziamo? Uno è un volontario, mette a disposizione il suo tempo per un periodo preciso e specifico e si deve far carico dell'indisponibilità altrui? Quindi se io mi faccio carico di chiamarti forse tu doni, se no non si fa nulla? Ma stiamo scherzando? L'ennesima scusa per non andare a donare? Mha...
Quello che può sembrare funzionare è il pietismo verso chi si trova in condizione di bisogno. Bisogno che sembrerebbe occasionale, ma tale non lo è, dato che gli ospedali, il prontosoccorso e le sale operatorie sono in continuo lavoro e bruciano sacche di sangue su sacche d sangue. Fatte queste premesse, ne risulta che il problema è che il bisogno c'è SEMPRE, non all'occorrenza, non quando arriva la telefonata, non quando vogliamo “averla sucata” per sentirci importanti e solo all'ora donare.
Il video che accompagna il post faceva leva sul pietismo verso chi si trovava in condizione di bisogno, orientamento che rappresenta un tampone per il momento, ma per investire nel futuro... Siamo proprio lontani.