Io con la muta prestatami da Egy . |
"Faccio un bel
respiro. Non riempie affatto il vuoto che ho dentro e che sento da
sabato mattina, un buco doloroso e che mi ricorda la mia perdita."
Avevo/ho un buco
dentro, figlio di una perdita. Un vuoto che mi porto e che a poco a
poco cerco di colmare. E' come se nella mia vita/prato fosse nato un
bell'albero e questo ad un certo punto non vi fosse più. Al suo
posto è rimasto un cratere.
E' come se su un
prato, come quello che c'è a ponente dove corro, fosse caduta una
bomba. Dopo la detonazione vi è rimasto un ampio cratere nel suolo.
Voragine che ha cominciato a consumare, catturare, prendersi ciò che
c'era intorno.
Un po come il nulla
nella storia infinita, si mangiava le cose a poco a poco. A poco a
poco questo cratere ha iniziato a mangiarsi ciò che c'era intorno,
complice la bruma che scendeva su di me immobilizzandomi.
Toccato non proprio
il fondo, ma una mia fibra di dignità nel vivere, voglia di
sopravvivere, costi quel che costi, ho cominciato a provare a fermare
l'erosione del margine avanzante del cratere.
Mi sono forzato, ho
deciso di trovare un rimedio. Appellarmi alle mie passioni, ai miei
sogni, alle mie idee, ai miei progetti, alla mia vita. Prenderla
nuovamente in mano, dolorante e pulsante, accarezzarla e ricominciare
a ricomporla.
Ho guardato dove
c'era la luce, il calore, il tepore interno, i miei progetti ed ho
cominciato a passare uno a uno ciò che mi dava speranza.
Il trekking non l'ho
abbandonato, ma dopo la scena patetica di quel tipo al “The
green-stone” sull'assicurazione, l'idea momentaneamente di
ritornarci l'ho accantonata.
Il camminare con i
ragazzi dell'AMA Camminare in sintonia mi ha dato forza e costanza,
mi ha fatto sentire parte integrante di un gruppo, di una comunità.
Ho avuto modo di ascoltare tanta vita ed assaporarla, sentirla,
condividerla, potermi riscaldare con loro. E' stato un punto fermo in
un periodo traballante.
Da questa passione
che mi accompagnava ad ogni passo, ho cominciato a camminare Io da
solo. Bello si, ma non come con gli altri. Allora mi son detto:
perchè non cercare qualcosa che vorrei fare di sport assieme ad
altri?
Su facebook
imperversavano da mesi le foto di Melo ed Egidio con il Dudongo Team.
E' stata un'idea che a poco a poco è emersa dall'inconscio, si è
fatta strada passo dopo passo mentre camminavo. E' uscita fuori come
una bottiglia di vino matura ed è il suo tempo: Apnea.
Una passione
primordiale, viscerale si è mossa. Una corda impolverata da tanti
anni e messa da parte da oltre un decennio ha cominciato a musicare
con un suono chiaro e finalmente pulito. La voglia di acqua si faceva
strada dentro di me e cominciava a fermare l'erosione del cratere.
Quando ho fatto la
mia prima immersione statica, sono andato a ritrovare molte delle
belle sensazioni che portavo dentro: Il sogno in cui facevo apnea da
bambino e che mi donò la più bella emozione che abbia mai avuto
finora. I miei cari ormai andati via per sempre, ma che ho ritrovato
vivi e forti durante l'immersione.
La preparazione
all'apnea che mi ha ricordato molto il filmato del bagnetto ai bimbi,
che di rimando mi ha condotto a Rossana e Rossana stessa. Gli ultimi
3 concetti sono un po fusi tra loro trapassati/figli/Rossana, ma
andando in apnea statica sono riuscito a poterli abbracciare tutti
assieme e potermi crogiolare con essi. E' stata una meravigliosa
sensazione, il vuoto che porto ha cominciato ad esser riempito ed Io
a sentirmi meglio.
Un altro concetto mi
ha portato avanti sulla scelta dell'apnea. Rossana un giorno mi disse
di voler far arrampicata a mani nude. La cosa mi lasciò incuriosito
ed incredulo. La guardai domandandomi come stramaledettamente farà
ad arrampicarsi su una roccia senza muscoli. Un giorno andò proprio
ad arrampicare, lasciandomi solo a girovagar per Bergamo, manco a
casa sua, nella strada.
Non posso andar con
lei a veder l'allenamento (sospetto che ci sarà stato un altro ganzo
o piano B se non ero Io il B da celar) e giro. Cammino come mi hanno
insegnato nel gruppo e le idee cominciano a prender forma e ad esser
snocciolate. L'immagine di un'arrampicatrice ed un subaqueo che si
baciano al confine tra mare/roccia per poi ognuno prender la propria
passione ed andarsene via si fa strada.
E' un'immagine
forte, quasi violenta, l'idea di andarmene via non la accetto ( ma mi
verrà a breve imposta), ma l'idea del sub mi incuriosisce. Continuo
a camminare, inforco un sentierello che mi farà arrivare in una Via
chiamata Valverde (guarda un po) e tocco con mano l'idea di andar
sott'acqua.
“Ma come? Con le
bombole?” “Ma anche no..”
Ricordo di esser
riuscito a raggiungere mio compare Fabrizio nelle profondità in
immersione. E' come un flash: Se sono riuscito a scender da dei sub,
perché non posso calar con le mie mani per i fatti miei, mentre lei
si arrampica? Il gioco è fatto, scelgo di far apnea, di prender una
strada opposta a quella di Rossana, anche Io con le mie stesse mani
ma modalità diverse. Come se avessi voluto lasciarmi alle spalle
tutto e continuare per la mia nuova strada, portando con me alcune
cose belle che ci son state, ma rielaborandole ed adattandole al
nuovo.
Ho iniziato a far
apnea, le sensazioni positive si susseguono ed il vuoto che mi porto
dentro è diventato sopportabile. Ora riesco quasi a percepirne i
bordi doloranti come una cicatrice, ma toccabili.