venerdì 2 giugno 2017

Carta .

Igienica .

Sulle cose fatte fai arrivare valanghe di critiche, sia che esse siano buone o cattive. Critichi, non dai fiducia, attacchi, insulti e non ti fermi davanti a nulla. Smonti ogni cosa fatta per Te, il regalo di Natale, del Compleanno, le uscite, le serate, le rose, il fare l’amore. Arrivi ad insultare mia nipote dandole della malata. Insulti il mio passato e lo usi ad uso e consumo tuo, come se la mia vita fosse carta igienica da utilizzare a tuo piacimento .
Prendi il mio passato, quello malauguratamente condiviso con Te e lo smonti, lo fai a pezzi, lo sminuzzi fino a ridurlo una poltiglia. La parte oggetto del tuo interesse lo tiri fuori, scorporandolo dal resto ed assemblandolo a piacere tuo, fregandotene che dall’altra parte c’è un essere umano, infischiandotene che sono cose altrui e che non hai nessun diritto ad usarle a tuo uso e consumo sopratutto contro l’altro . Crei questo abominio di ricostruzione e lo ergi a totem su cui impalare l’altro.
Semplicemente te ne freghi. Monti, smonti, ricordi a tuo piacere, a tuo uso e consumo, come una bambina seduta sul cesso, strappi fogli di carta igienica per asciugarti il culo; peccato che quei fogli sono pezzi della vita altrui ed in più occasioni sei stata invitata a fermarti e a non usarla come carta igienica, a non pulirti la merda che ti trovi addosso ed in cui ti ci trovi non bene, benissimo.
Il passato altrui è un banco di prova su cui poter fare e disfare a tuo piacere ed interesse.
Se ti conviene negare che hai scelto di esser con Me e preferisci nasconderti dietro alla scusa “Ma Io ero Single”, fai pure. Il ribrezzo e lo schifo nei tuoi riguardi comincia a montare di più.
Ora sono Io che quando arriva la tua chiamata nel cuore della notte ti stacco il telefono, ora sono Io che ti rispondo in malo modo e ti dico “Che vuoi?”, che mi chiedi di dirti una cosa e con tutto il cuore ti dico “No. Non la voglio sapere”. Sono Io che ti dico “non cercarmi più”, sono Io che comincio a trattarti da carta igienica, non per pulirmi il cazzo rodiro. No, ti tratto come un foglio di carta igienica usata, mi fai schifo e ti butto via, lontana da me.

Partner .

Traghetto.

Calda sera di primavera inoltrata, seduto sulla banchina del porto guardo il mare. Buio, nero, difficile scrutarlo, figuriamoci solcarlo. Davanti due imbarcazioni.
La prima è entrata in rada da poco, ha finito la sua corsa, il suo servizio. E’ finita ormeggiata in banchina dopo una fonda lunga e deleteria nel golfo. Il rapporto con lei è finito in un naufragio non dichiarato. L’equipaggio non ha il coraggio di lanciare l’abbandono nave e ne tanto meno voglio esser Io a dare il colpo di grazia. Non ne ho proprio voglia. Lascio che il tempo faccia il suo corso.
La seconda nave è di stazza più modesta, forse più scattante, avrebbe tenuto il mare con maggiore difficoltà, ma avrebbe permesso di navigare lo stesso in quel nero magno mare davanti ai miei occhi.
Riflettei a lungo e salì sulla seconda, forte della sensazione interiore ovattata che mi diceva "Si, va bene".
Salito a bordo, cercai di navigarvi; praticamente impossibile. Nave piena di falle, in continuo alla fonda per riparazioni, in secca per lungo al carenaggio, pr la messa a punto, per riparazioni su riparazioni e riparazioni che non tengono mai e scivolano dalla carena. Si salpa e nel men che non si dica, nel giro di un paio di giorni prende e ri-affonda, è un fuggire verso il bacino di carenaggio da cui non è detto esca e se esce è nuovamente punto e a capo.
Ho provato a partire con il secondo vascello per oltre un anno, capendo poi che oltre ad essere irrimediabilmente danneggiato, era anche un "vascello stregato".
Urla, pianti, il cuore della notte trasformato in campi di battaglia animati da spettri. Passati andati, torvi e cupi tornavano ad aggirarsi per le sale del mezzo, urlando, imprecando, insultando, offendendo e gettando urla strazianti di dolore, pianto e follia.
Fu allora che stremato dalla fatica feci terra e salii sulle alture. L’obiettivo era mettere strada tra Me ed il vascello carico di spettri, per veder meglio l'imbarcazione infestata e non farvi più ritorno.