martedì 19 aprile 2011

Penelope .

Che tesse .

Pensate ad una donna che per anni ha tessuto all'inverosimile una tela, dedicandovi tutte le sue energie e le sue forze per tenerla assieme. Queste le fila della trama della sua tela: un viaggiatore straniero l'amore della vita, piombatole giovanissima nella vita; lei giovane ragazza sicula con il primogenito nato maschio, molto simile all'amore della sua vita; un attaccamento totale alla famiglia, tanto da non schiodarsi di un millimetro dalla sua terra.

Poi ad un certo punto chiama alla vita un'altra persona e per questo non c'è altro spazio nella sua vita se non l'aiutarla a tenere assieme le fila di questa trama che intanto la prende, la avvolge, la consuma, la distrugge, la annienta perchè il primo nato fa a pezzi questa trama e sa che potrà farla a pezzi finchè vorrà, Penelope con amore materno farà di tutto per ricominciare a tesserla e tenerla assieme, arriverà a togliere lo spazio al nuovo nato, a togliersi il cibo di bocca pur di darlo al primo, arrivando a prendere il cibo dal piatto dell'altro pur di riempirsi.

Penelope pur di mantenere la tela integra si farà carico dal vecchio padre di dare i soldi al nuovo nato, togliendovene un po se al secondo amore della sua vita tanto simile al consorte serviranno.

Penelope ignorerà il lamento delle ripetute fratture del nuovo nato, pur di riuscire a risparmiare le sue forze per colui che è tanto simile all'amore della sua vita.

Penelope raccoglierà tutto quello che c'è di buono ed industrioso nell'alveare dove vive: bambine, figliocce, pur di distogliere l'altrui sguardo critico dalle nefandezze del primo nato.

Penelope tesserà un'altra trama, stavolta di rete da pescatore con lo spazio del richiamato alla vita, pur di nascondere le nefandezze di colui che per primo nacque.

Penelope abbuonerà il suo consorte, lo liscerà all'inverosimile, toglierà costantemente i frastugli di memoria o di ragione che non gli sono utili alla trama, pur di convincerlo ad aiutarla a tessere la sua trama, anche se questo vorrà dire abbandonare a se stesso il nuovo nato di cui lui si prese amorevolmente cura, quando i suoi gemiti iniziavano a fendere l'aria. Penelope non si è accorta che da un pezzo la sua tela il nuovo nato non la tesse più. Ed urla di dolore. .


L'immagine appartiene al rispettivo proprietario.

28 12 2010 L'IO morto ammazzato ....

L'altra notte piangevo, in sogno mi sono passate tante scene di una stessa persona fatta via via a pezzi. Era come se stessero ammazzando mio figlio, una parte di me stesso; lo vedevo venir spappolato pezzo a pezzo, come se un'ascia gigante ne spaccasse in due il ventre (come vidi in un film horror), andare a pezzi, brandelli, finisse in un tritacarne dalla parte dei piedi ed Io dall'altra parte a tenerlo e trattenerlo affinchè non andasse via in pezzi.
Urlavo e piangevo, come il padre del ragazzo ucciso da Voldemort: Il mio ragazzo!! Me lo hanno ammazzato!!!! Il mio ragazzo.... E mi scioglievo in una valanga di lacrime per aver perso mio figlio, il mio Io, la mia parte più importante. Vorrei chiedergli scusa, vorrei rimediare in qualche modo, non so come, ma lo vorrei fare. Ci tengo, è mio, sono suo, è il mio... ragazzo (anche se in cuor mio lo vorrei chiamar bimbo mio).
So di aver già scritto un post molto simile a questo, ma ancor oggi non sono riuscito a trovare le parole per dare una senso a questa sensazione. Capita..