mercoledì 24 settembre 2014

Vento d'estate .



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Falò di Ferragosto .

L'invito di Peppe ad un falò per la vigilia di Ferragosto, da senso a dei giorni vuoti, svuotati da lavoro, da progetti, da futuro, da vita.
La spiaggia è piena di persone che mangiano, ballano, bevono, ridono, sono allegre e felici. Un generatore a gasolio parte ed il suo borbottio fa da fondo alla musica pompata da una cassa.
E' vita, voglia di divertirsi, è gioia. Mi trovo a disagio, qualcosa non va, mi sento come mummificato. Mangio a più riprese ( sai che novità ) da panini a cornetti appena sfornati, sembra che il tempo scorra meglio mangiando.
Non so quando, ma mi stacco dal gruppo . Cammino verso il fuoco appena acceso, forse dopo il tuffo a mare di mezzanotte, contemplo le fiamme. Un piacevole tepore mi tocca la pelle, mentre intorno impazza la festa. Per un attimo mi sento come trascinato dal mio bozzolo ed alzo la testa. Vedo gli altri ballare sulla sabbia, divertirsi in una gran caciara.


Max Gazzè – Vento d' Estate.

Un soffio di vento caldo si incanala nello stretto. E' caldo, è vivo, è vita che mi viene soffiata in volto, sento come se mi avesse schiaffeggiato e tirate le vele della nave interiore per prendere il largo. Sento che qualcosa è cambiato, si è mosso, forse qualcuno è arrivato in Sicilia e la mia terra ha reagito. La cosa sa di assurdo, di folle, la ricaccio nel dimenticatoio.
Dopo la folata di vento mi sento Io cambiato, torno a gli asciugamani dove sono seduti gli altri e scorgo chi mi sta accanto distesa, dorme. La guardo con calma, con occhi diversi, la vedo diversa, con occhio staccato, distante, come se l'avessi persa, lasciata su un'isola ed Io abbia preso il largo. La vedo come se in quel momento fosse morta ed Io me ne piango il lutto.
Mesi dopo scoprii che quella notte qualcuno sbarcò a Catania. Forse il suo porre piede in terra sicula fu salutato con quella scarica di vento, forse è un puro caso, ma sempre quella persona portò la pioggia a Taormina quando ci andammo.
Forse.. Forse il vento ci porterà..

Noir Désir - Le Vent Nous Portera

Il materiale audio e video appartiene ai rispettivi proprietari.

La Riabilitazione .

Dell'aranciata.

Era il 13 di Gennaio del ca, quando mi ritrovai a far spesa. Aggirandomi tra gli scaffali trovai dell'aranciata, una botola si aprì nella stanza della coscienza e precipitai nei ricordi.
Esselunga, facciamo la spesa. Siamo a gli scaffali delle bevande, un'offerta capeggia nella mensola centrale, attirando la tua attenzione. Con un gesto semiautomatico allunghi la mano per prenderla, ignorando il private label della catena di distribuzione. Credo in Noi e le cose se si vogliono fare bisogna mettere in campo qualcosa, metto in gioco la mia conoscenza ed esperienza nata dal Blog SpesaOculata per far la spesa.
Prendo il cartone ed inizio a leggerlo, con la calma e voglia di costruire usata per la bici. Scopro che il produttore di aranciata presa in offerta, è lo stesso del private label che costa pure meno dell'offerta. Ti faccio notare il medesimo sito di produzione e brevemente ti spiego la possibilità nata dal rivendere prodotti sotto altri marchi quali i private label nei propri punti vendita. Chiudo con l'esempio dei prodotti a marchio Coop, mi becco un “Comunista del cazzo”, mentre metti nel carrello il prodotto scevro dei costi di pubblicità e distribuzione a carico del compratore. Ci farà compagnia la mattina seguente, mentre spalmi miele caldo su pane tostato e bevi l'aranciata, Io controvoglia bevo l'aranciata, ma farlo assieme ha un sapore in più.
Finisce il ricordo, la botola si richiude e torno al presente. Capisco che se voglio andare avanti ho da prendermi la mia aranciata, comprarla Io, portarla Io a casa, berla con calma la mattina mentre faccio la Mia colazione. Come tutti i gesti che facemmo assieme ed ora ho fatto, faccio e farò da solo e per conto mio per riappropriarmene, farli nuovamente miei e tornare alla mia vita. Togliergli la polvere del “noi” (almeno per me) e farlo “Io”, “mIo”.
Da quel giorno ho dovuto far tante cose Io, per traghettarle da “Noi” a “Io”, una lunga riabilitazione.

Teoria del Cassetto .

Da aprire e svuotare .

Da bambino mi piaceva aprire il cassetto della scrivania e vedere cosa custodiva. Il più delle volte un'accozzaglia che aspettava di avere un senso. In basso i quadernoni, i quaderni più piccoli sopra e via via a salire una piramide di cose più piccole impilate ed addossate sul margine lungo. Tutto perfetto, spazi recuperati la massimo, ma tirar fuori una cosa era un'impresa, tanto che mi incazzavo ( e mi incazzo), davo ( e do) uno sbotto, mandavo ( e mando) all'aria tutto e tiravo ( e tiro ) fuori quello che mi serviva ( e serve) . Un caos della malora affollava lo spazio e si ricominciava daccapo.
Diciamo che in questo ultimo anno mi sono trovato la testa e la vita piena di cose, belle, sistemate, organizzate ed impilate, troppe. Siano esse cattive, belle, piacevoli e spiacevoli. Persone, conoscenti, luoghi, cose da fare, comprate perché desiderate, realizzare perché volute, cercate perché non avute, provate perché non ancora usate, d'impiccio perché pesanti da portare.
Un paio di mesi or sono mi sono armato di strumenti vari quali "faccio", "provo", "organizzo", "diario tappe", "butto", "metto da parte", "dimentico", “compro”, “vendo”, “restituisco”, etc. tutte fatte con lo spirito messo in campo per riparare la bici a Bergamo, quando ce la misi tutta per fare una cosa che volevo fare, per far del bene a me e condividerlo con chi mi stava accanto.
Poi è arrivata la visita dal medico del 15 Settembre, dove ho aggiunto un punto importante decidendo di trovare un senso alla ginecomastia e prendendomi cura di altre mie parti che chiedevano attenzioni. Il fatto è che ho iniziato a muovermi. Forse ho iniziato a muovermi già quella sera nel bagno di casa, quando mi concessi un bagno rilassante per me e feci il punto della situazione sul da farsi, sulle varie cose da sbrigare con i primi soldi presi lavorando nuovamente.
La parte del riparar la bici, non può esser tenuta in un cassetto e questo potrebbe esser svuotato, per far spazio e cimentarsi, così come si è cimentata nel lavoro da lavapiatti, nel bivacco sui Peloritani, nell'ascesa a Monte Scuderi, nell'andare dal medico per risolvere alcuni problemi di salute che mi porto dietro da tempo e non mi facilitano, ma appesantiscono nella corsa della vita.
C'è da uscire la parte positiva della bici, usarla per svuotare questo cassetto, svilupparla, sostenerla, scremarla dalle parti eccessive della mania, vivere il tempo rimastomi, dato che quando misi sul tavolo per una persona il dono del presente condiviso, del domani donato e del disinteressamento verso il passato, questa non lo volle.
Ritiro le cose e le tengo per me, ma sopratutto le uso per svuotare questo cassetto troppo pieno.