Panino tipico Salentino, dagli ingredienti poveri. Al normale impasto vengono aggiunti prodotti semplici contadini, quali: pomodori e olive.
Il pomodoro nell’impasto ti permette di mantenere il pane morbido, soffice. Da solo riesce quasi a condire il panino, rendendolo mangiabile così come si presenta, semplicemente pane. Però affidandomi al salumiere mi è stato suggerito l’insaccato da accostare: la mortadella.
Le olive sono l’altro particolare dell’impasto. Della variante piccola ( che noi siculi localmente chiamiamo ‘Munacedde perché ricordano le castagnole di mare ), con i noccioli interi all’interno. Per cui quando compri il panino, ti pesano il pane, i pomodori, le olive ed i noccioli. In pratica ti compri il pane ed i noccioli.. Pane dei furbi o pane della povertà del Salento?
Pane della povertà, perché per poterlo finire c’è voluto un bel pezzo, ogni morso doveva essere masticato con cura, per trovare i noccioli e non ingurgitarli. Ogni nuova scoperta di nocciolo, mi obbligava a fermare il pasto, cercar l’intruso e portarlo fuori.
Il risultato finale di questo escamotage sono state il ritrovarmi con le dita nere e l’esser sazio a metà panino. Non sentivo più l’appetito perché non potendolo mangiare di continuo, date le pause forzate, la sensazione scompare.
Potremo dire che è l’esatto opposto del concetto di panino che troveresti in un Mc Donald: La Puccia ci metti un po’ a mangiartela, per un Hamburger impieghi al massimo 1 minuto. In definitiva, se non sei cultore del cibo mediterraneo, rischi di non apprezzare questo pane che urla la storia della terra di cui è fatto.
La tecnica di interrompere l’atto del pasto, con l’uso di corpi estranei nella pietanza, lo trovai in una novella del Verga, dove una madre doveva affrontare la fame vorace del figlio maggiore.
Il ragazzo ogni volta che si sedeva al desco poveramente contadino, divorava velocemente il suo magro pranzo, per poi buttarsi sui piatti dei fratellini ed “aiutarli” a finire la loro misera pietanza.
La madre sconcertata e disperata sul da farsi, dato che non aveva modo di aumentare la portata dei piatti, chiese consiglio ad una amica, che le suggerì di mettere dei “bottoni” nella minestra del figlio, in modo che ad ogni boccone doveva fermarsi a cercare il corpo estraneo.
La madre mise i bottoni nella minestra, il figlio ad ogni boccone doveva fermarsi a cercare il bottone e poi sputarlo, in modo tale che alla fine era l’ultimo della tavola a pulire la scodella, alzandosi dal desco sazio.
Cosa voglio dire con questo accenno storico / medico / culturale, che il Salento oggi è una terra in fermento, ieri era una terra dove la FAME ammazzava.