venerdì 2 agosto 2013

Post n° 1'000 .

Bel traguardo .
 Era il 30 novembre del 2009 e festeggiavo la scrittura del post n° 800. Oggi festeggio il primo post a 4 cifre del blog, un bel traguardo ed un bell'impegno.
I 200 post che separano le due date sono stati stirati ed allungati, vuoi perché la massa di post già pubblicati da gestire è diventata notevole, vuoi la caduta dei server di slide dove ho perso vari scatti, i video avevano i link rotti su Youtube, foto esterne scomparse, ed una serie di complicanze per cui ho cominciato ad accusare un certo affaticamento nel postare, dovuto da una parte al dover riparare i post, dall'altra nello scrivere per via di vari argomenti che si accavallavano. Non riuscivo e difficilmente ora riesco a trovare le parole e la forma con cui esprimermi. 
Il blog l'ho abbandonato a se stesso, nel bene e nel male, dato che poi le idee mi si sono sedimentate in testa e quel poco di attenzione che ho, da esse viene occupata.
Mettiamoci pure l'esperienza lavorativa passata, con il pescecane, durante la quale mi sono trovato a dover mediare situazioni assurde lavorative che mettevano a dura prova le mie capacità di ragionamento. Vuoi certe abitudini di chi mi sta accanto di passare, ri-passare e ri-ri-passare a setaccio il blog invece di venire a parlare direttamente con me; quest'ultima pratica da una parte mi da particolar fastidio, dall'altra mi toglie la serenità di scrivere e pubblicare, dato che già mi immagino la reazione acida/moralista alla lettura di determinati argomenti.
Che dire? Procediamo con la navigazione e non mi discosto dal Blog. Se lo riterrò necessario traslitterò gli argomenti verso altri lidi o se no ne parlerò con il diretto interessato. Di certo a questa componente non rinuncio.

Rema ...

Contro .

Erano i primissimi di maggio (il 2) dell'anno scorso e scrivevo:

La stessa sensazione dell'altro ieri appena arrivata in sede: hai davanti quello che vuoi, ma non puoi averlo, la Rema è opposta a te. Rabbia mista a impotenza, voglia impastata con incredulit.

Sogno .

Scorcio di un pezzo di Montagnetta che non ci sarà più.
Era il 03 Marzo del 2011 e scrivevo:
Stanotte ho sognato si esser nella montagnetta, riunione di famiglia. Ho avuto un attacco feroce di rabbia, dove il germanico aveva il suo solito modo di fare nel vincere e convincere Angela. Mi sono alzato dal tavolo ed ho denunciato il suo modo di fare. Ora non ricordo molto, la rimozione si è portata pezzi di memoria.

mercoledì 31 luglio 2013

Avviso di Salute .

Venerdì 12 luglio mi sveglio sul lato Jonico del Peloro con un formicolio all'indice della mano sinistra, assieme a del dolore al collo, dal medesimo lato. Passano le ore della mattinata e l'intorpidimento si estende al braccio, alle restanti dita ed alla metà del volto, oltre alla bocca ed alla lingua che mi sembrano anestetizzate come quando andai dall'odontoiatra per l'estrazione.
Convinto da Ale e dalla zia Barbara, vado al 118, dove dopo un accurata visita neurologica il medico mi chiede: ma sei ansioso? Non eccessivamente, gli rispondo.
Parte un neurolettico per lingua e dopo 20 minuti di osservazione noto che l'addormentamento si riduce di intensità. Ci salutiamo e mi invita a proseguire l'indagine.
Torno a Milazzo e fino a Lunedì mattina prendo una bustina di antinfiammatorio a  pasto, la situazione non migliora, anzi, inizio ad avere problemi a parlare. All'inizio di settimana vado dal medico di famiglia per prendere l'orario di ricevimento; per puro caso lo incrocio. Gli spiego la situazione e senza proferir parola mi dice: Prenditi 2 compresse di bentalan e ci vediamo nel pomeriggio, evita spifferi e colpi di vento, riguardati.
Al pomeriggio superata una lunga trafila, mi rivedo con il Dottore. Gli spiego la situazione, tra un telefono che squilla, la segretaria che entra, la stampa delle ricette, il cellulare che suona, il citofono che chiama, la stampante di rete che sputa fogli e vengono firmati e timbrati. Mi spara iniezioni per una settimana,  farmaci per il dolore e vitamine per il nervo. Una stretta di mano ed un arrivederci a fine settimana.
Con le ricette in mano mi dirigo verso la farmacia, più intorpidito che convinto. Faccio il punto della situazione e mi dico tra me e me, mentre una pedalata tira l'altra sul rocchetto della bici: Il corso di informatica che non è finito dal punto di vista amministrativo ma in pratica non abbiamo altro da fare. I certificati firmati non ci sono stati dati. La situazione lavorativa difficile, dal punto di vista Associativo con un occhio rido ( vedi l'associazione Il Promontorio ), dall'altro piango con l'AVIS Comunale di Milazzo ( vedi il bordello che c'è ma sarà oggetto di un post o meglio di una serie di post ).  Quest'ultima situazione particolarmente mi ha affossato, per la falsa cortesia con cui sono stato trattato per anni, finchè ho fatto il lavoro andava bene ed il calcio nel culo ricevuto quando c'era da poter puntare su di me e si è preferito quel perfetto animale che ora siede sul “trono presidenziale”.
Sarà..

Le due fami si son fuse .


La fame di forchetta e la fame di lenzuolo si sono fuse, creando una sensazione finale di appetito scomposto e vorace .
Quando mi siedo a tavola apro la bocca ed ingurgito quello che c'è sul tavolo, non curandomi di come esso sia di gusto, di aspetto o la sensazione che mi da quando lo mangio, tanto meno mi interesso della conviviale accanto. Saranno stati i quasi 3 anni di lavoro dal pescecane che mi hanno portato a sedermi a tavola e sgraffignare alla prima occasione ciò che ho a tiro, metterlo in una bocca da riempire all'inverosimile e mangiarmelo come i ruminanti, oppure saranno le ripetute problematiche dal gel per condire ed agevolare od alle portate canoniche di cui potersi cibare.
Saranno stati i periodici no, forse la perdita di attrattiva verso l'altra parte del talamo, forse il troppo scatolame aperto e consumato, forse le troppe volte che sono andato al fast food o al ristorante, il fatto è che neanche ci penso su. Sono stanco di avere pensieri e/o discutere quando mi siedo sul talamo.
Voracità e stanchezza, hanno cucito una sensazione di fame dai connotati nuovi. Sarà che dopo l'ultima parestesia al volto parte del gusto della bocca se ne è andato a farsi benedire ed è come se ingerissi cartone in bocca. Ma il cartone non sazia, non ne sento il sapore, le virgole e gli angoli del piacere, il gusto pieno delle rotondità, l'aspro del fresco, il dolce del sensuale, il rotondo del formaggio, il fragrante del pane , ho come i sensi anestetizzati e la cosa mi butta giù, molto. Non riuscendo a percepire  la sensazione di sazio ed appagato che mi aspetto dal consumare.
Già scriverne è un passo avanti, vedrò di approfondire queste sensazioni che mi mancano.

martedì 30 luglio 2013

Setting .

Aggiungi didascalia
Rileggendo i 2 post: 


Mi sono reso conto che l'esperienza maturata a Pagliara o gli do un senso, al di fuori di 2 lunghissimi post, inconcludenti, oppure resterà una discarica dentro la mia testa di fatti ed eventi che credo alla fin fine possano tediare solo l'ascoltatore ed il lettore.
In virtù dell'ottica costruttiva e l'impronta positiva che ho voluto dare a questo blog, apro ad hoc uno scaffale dove riprendere l'argomento e tirar fuori il meglio di quella esperienza, anche dal punto di vista organizzativo, un domani magari per altri nuovi lavori e quindi impostare un'ottica di elaborazione dell'ambiente prima ostile e poi via – via favorevole al singolo, nel proprio ambiente lavorativo.
Ave atque vale.

Chi bussa alla mia porta .







Chi bussa alla mia porta con il volto celato,
troverà l'uscio sbarrato .

Costipato .

Mente un po ingolfata .
Mentre scrivo sono le 8.51 del 20 Settembre 2012, guardo i post che ho in arretrato per il blog e mi accorgo che c'è roba che aspetta di esser conclusa dall'anno scorso, addirittura dai primi di Gennaio. Roba che attende da 1 anno e 8 mesi di esser scritta o comunque di esser svuotata dalla mia testa.
Principalmente argomentazioni sulla famiglia e come elaborarla, lavoro dato che il 2011 è stato un anno nero, affetti, speranze, problemi che attendono di esser affrontati e poter esser tirati fuori, punti di vista che si susseguono in post iniziati e non finiti ma che ciclicamente si ripresentano.
Sono un po costipato, avrei bisogno di scrivere di più.

lunedì 29 luglio 2013

Macchie indelebili nella mente.

Che la imbrattano .
Capita di vedere una persona, di vivere un momento, di scorgere una foto, di sentir parlare, di vedere un filmato o un film, sentire una frase, un discorso, della musica e le immagini, i suoni fluiscono nel pensiero come miele. Si fanno strada scorrendo ed attaccandosi alle trame del pensiero.
Aderiscono alle fila della mente, vi fanno presa come macchia indelebile al sottile ed articolato intreccio della memoria, vi si poggiano, aderiscono, vi si saldano e non se ne vanno più, o meglio difficilmente se ne vanno. Ci vuole del tempo affinché sbiadiscano, perdano intensità e dolore.
Restano lì, si ripetono, si ripropongono, quando meno te lo aspetti, quando la coscienza abbassa il tono, si assottiglia e sei pronto a sprofondare nelle braccia di morfeo, in quei momenti, le macchie ostinate degli eventi umani riprendono vita, con una forza via via più flebile ma che c'è.
Ci vuole del tempo per farle sbiadire, ci vuole del nuovo per non dargli retta, servono altri luoghi affinché il meccanismo del ricordarle non venga attivato e le macchie riprendano vigore, c'è bisogno di parlarne con qualcuno e c'è bisogno di ascolto per poter provare a smacchiarle.

Lacrime .

Per svuotare...
Quando si è troppo felici o si è troppo tristi, scatta il meccanismo di protezione delle lacrime. Per il troppo ridere si piange, sensazione piacevole che ogni tanto capita di provare, e per il troppo dispiacere si piange. Il punto qual'è? Attivare un meccanismo di compensazione per cui si fronteggiano gli eccessi imposti dalle situazioni esterne, cercando di svuotare il troppo pieno che si è venuto a creare dentro di noi.
Finchè si riesce a svuotare e a donare quella meravigliosa sensazione di svuotamento dopo una risata a piangere o un pianto liberatorio, siamo in regola, va bene. Ma quando piangiamo, piangiamo e continuiamo a piangere, la sensazione di svuotamento non sopraggiunge (magari per tristezza), lì c'è qualcosa che non quadra.
L'ho provata questa sensazione, ritrovandomi a piangere per giornate intere senza concluderci nulla.
Che culo.. .

domenica 28 luglio 2013

Serata De Andrè .

Sabato 27 Luglio 2013 al Castello di Milazzo.
Iersera giungo al castello di Milazzo per seguire la serata organizzata da Legambiente del Tirreno per De Andrè. Scelta un po ardua, dato che Io di solito De Andrè neanche lo caco di striscio, infatti quando lo vengo a sapere mesi or sono, lascio scorrere l'evento senza troppi complimenti o interessi.
Una sera, mentre uscivamo con Antonietta, Stefania ed Alessandra, incontro il caro Pippo Ruggeri che con la sua placidità e chiarezza mi espone l'evento. Interessante, dico tra me e me. Faccio 1 + 1 e penso di andarci con Alessandra. Mi espongo a Pippo e do la mia disponibilità, penso che ad Ale farebbe piacere e potrebbe essere un qualcosa che potremmo fare assieme e condividere.
Estendo l'invito a Stefania ed Etta. La prima aderisce, la seconda molla bidone ( NB: la solita bidonara ). Alessandra scopro che per la sera in questione non c'è, nel frattempo Elena mi fa venire a sapere la sua passione per De Andrè e la musica leggera in generale. Estendo l'invito anche ad Ele e partiamo per il castello.
Presi posti e sistematici, inizia la serata tra musica e testi di canzoni recitati in prosa. La famiglia Culicetto ( padre alla tastiera e figlia cantante ) hanno l'arduo compito di aprire la serata; lei con un voce che ancora deve maturare ed un fiato corto di cui si sente il risucchio ad ogni fine di strofa, lui troppo abituato a suonare in chiesa da organista.
Passa la parola al gruppo di Legambiente per introdurre i temi, la moglie di Pippo abile nel parlare affronta il tema di De Andrè con organicità e ponderatezza. Pippo dal canto suo affronta il tema sul campo umano senza storpiare, arriva Fabrizio del '68 ed inizia uno sproloquio che si protrarrà ad intervalli regolari per tutta la serata tra una esibizione e l'altra.
E' la volta delle muse che recitano i testi di De Andrè a poesia, una in particolare al centro del palco legge con trasporto le righe, differenziandosi dalle altre 2 o troppo ferree nel leggere o troppo caricate nell'interpretare.
Arrivano cantanti del comprensorio che si cimentano con i loro limiti sui testi, ma ci sono i D'amico (padre & figlio) che suonano divinamente i loro pezzi di De Andrè, oltre ad un meraviglioso Colapesce.
La serata già mi ha cominciato a scocciare e vorrei andarmene, mi fa male il sedere . Fortuna che c'è Stefania con cui mi sorreggo per affrontare gli imprevisti negativi, ma dall'altro lato ho una Elena eccitata e tutta presa dalle discussioni sulla cultura musicale di cui non brillo in acume. A ¾ del concerto Ele scompare, restiamo io e Stè, sbizzarrendoci a commentare e scherzare su gli ultimi malcapitati che si espongono sul palco. Risate e scherzi, colpi ai fianchi e vaffanculo riescono a farci tirare fino alla fine.
 Scattano gli applausi e siamo i primi ad alzarci, abbiamo fame e vorremmo papparci un kebab. Giriamo la proposta ad Ele, ma tutta presa ci deve raccontare di un ragazzo che vive male la cotta che ha per lei, fa orecchie da mercante e ci aggreghiamo ai sui amici: Annalisa, l'ex zito di Manuela ed un ragazzo che vedevo con Emiliano.
Arriviamo a morsi e spizzichi al monastero e mentre Io & Stèphy vogliamo andare a mangiare, gli altri non ne hanno per nulla voglia. Ele prova una mediazione, prendiamo qualcosa dai gazebo di Famulari; Io dopo l'esperienza della sera prima con il pitone a mappazza di pasta nello stomaco preferisco cambiar aria. Restiamo che ci vediamo dopo aver finito.
Rotta per Vaccarella, tra battute, risate, spiegazioni e confronti con la Stephy guadagniamo un bel posto dal Kebabbaro, inforcati gli stecchini inizia la guerra per intingere le patatine nelle salse, mentre i panini cadono a pezzi sotto i miei morsi tra le risate di entrambi.
Tornati al borgo rintracciamo Ele. Nel cercarla nella scalinata un dubbio mi nasce alimentato dalla stanchezza: Non è che sono seduti in un locale e passiamo le 2 di notte prima di tornar a casa? Provo a smorzare le ipotesi con Stephy, magari è qui sulle scale, ci aspetta e ce ne andiamo; oppure hanno finito e ce ne andiamo subito.
No, sono seduti al tavolo e consumano. Una cappa di fumo ci accoglie sotto il telone, la gola mi brucia, fortunatamente con Annalisa riusciamo a parlare di cucina arabo-mediterranea. La ragazza ma incede come un caterpillar e fa sfoggio della sua cultura. Ascolto ed annuisco, senza colpo ferire, provando un attimo a dire la mia sull'elaboratezza della cucina mediterranea, ma vengo subito fulminato da lei. Mamma mia..
L'ex zito di Manuela rompe lo schieramento, dopo una curiosità morbosa per i falsi positivi sviluppata da Elena, riferisce di voler andar a casa. Io colgo l'occasione dopo aver dribblato un Peppe Smedo incuriositosi del mio passato corso di laurea ed una Annalisa incuriosita da “Sei Dottore?”. Basta! Voglio andare a casa. Carico l'auto e vado a portare Elena a casa, alla quale si aggiunge Annalisa che continua a fare outing .
Un particolare, mentre parla un forte accento spagnolo si fa strada spinto dalla sua stanchezza. Chiedo delucidazioni e mi imposta un discorso sulla sua pregressa volontà di voler nascondere deliberatamente l'accento; il particolare mi inquieta e mi ricorda perchè all'epoca me la facevo alla larga da questa persona, mi sembrava falsa. Ad anni di distanza confermo la prima impressione di falsa, perchè una persona che vuole nascondere un particolare di se che poi di sicuro riemergerà, non è che volevo averci a che fare.
Il bus Berti lascia Elena a casa, Annalisa alla sua magione ed il piacere di tirare le somme della serata con Stephy si fa strada, mentre parcheggio sotto casa sua e ci salutiamo.
Appoggio la testa al cuscino che sono quasi le 3 e tra me e me mi maledico, domani, cioè oggi sarà una giornata difficile da smaltire.

Pellegrini .

La vita può esser paragonata ad un viaggio, ciascuno compie su questo mondo per un tempo definito, della durata dalla nascita alla morte. Quindi l'uomo che vive potrebbe esser paragonato ad un Pellegrino che compie il suo percorso di vita.
Nel mio peregrinare, anni orsono (si parla di lustri strascorsi) incontrai una ragazza di cui mi infatuai. Persi la testa per lei e la cosa fu brutta, dato che aveva un piccolo neo: pur di tenerti tra la ciurma di Pellegrini che a lei stavan dietro, era disposta a far di tutto.
Fu allora che mi vidi Pellegrino tra i Pellegrini ed osservando un Pellegrino in particolare, capii che era meglio andare.
Il resto è storia nota, ma ci tenevo a puntualizzare questo concetto.
Santa della balera, liberami dal male.