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mercoledì 26 settembre 2012
martedì 25 settembre 2012
3 Settembre 2011 Qualcuno si è.. .
Svegliato
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Sabato 3 Settembre, tra gli anfratti di una cala di Capo Sant'Alessio, qualcuno si è svegliato. Copiose lacrime si sono fatte strada sul suo tenero volto davanti ai problemi di una dozzina di mesi durante i quali si sono presentati, ri – presentati e ri – ri – presentati.
Molti i "No" alle possibili cose da fare, la reticenza a muoversi li impasta e li tiene uniti. Cosa dire se non una sveglia forte e decisa è stata suonata in quell'anfratto e chi l'ha ricevuta non ne è stato tanto contento, dato che uscirsene fuori da quel sonno/torpore/bozzolo in cui per del tempo si è scelto di vivere dava si l'apparente sicurezza di tutto calmo, tutto tranquillo e tutto risolto, ma a quale prezzo?
Pezzi della propria persona sacrificati per gli altri. Problemi su problemi che si sommavano e diventavano una montagna di macerie tra cui era impossibile districarsi o scorgere soluzioni/futuro, speranze non tirate fuori, sogni tenuti nel cassetto, un ripetere da topi tarantolati di andare all'Ikea, per poi far cosa? Spender soldi e basta? Oppure alimentare quella speranza di farsi da se un angolo dove stare? Ma con tutta quella maceria di detriti di "No" che inondava...
Io mi sono incazzato e non avevo un bell'aspetto a vedermi e a sentirmi, ma a differenza delle altre volte i problemi altrui non li ho interiorizzati; riuscendo a mantenere quella calma necessaria a far uscire quello che si ha dentro, senza scordarsi di dimenticar dentro nulla e senza distruggere chi hai accanto.
Le sveglie sono difficili, a volte dolorose, l'importante è alzarsi e camminare.
Molti i "No" alle possibili cose da fare, la reticenza a muoversi li impasta e li tiene uniti. Cosa dire se non una sveglia forte e decisa è stata suonata in quell'anfratto e chi l'ha ricevuta non ne è stato tanto contento, dato che uscirsene fuori da quel sonno/torpore/bozzolo in cui per del tempo si è scelto di vivere dava si l'apparente sicurezza di tutto calmo, tutto tranquillo e tutto risolto, ma a quale prezzo?
Pezzi della propria persona sacrificati per gli altri. Problemi su problemi che si sommavano e diventavano una montagna di macerie tra cui era impossibile districarsi o scorgere soluzioni/futuro, speranze non tirate fuori, sogni tenuti nel cassetto, un ripetere da topi tarantolati di andare all'Ikea, per poi far cosa? Spender soldi e basta? Oppure alimentare quella speranza di farsi da se un angolo dove stare? Ma con tutta quella maceria di detriti di "No" che inondava...
Io mi sono incazzato e non avevo un bell'aspetto a vedermi e a sentirmi, ma a differenza delle altre volte i problemi altrui non li ho interiorizzati; riuscendo a mantenere quella calma necessaria a far uscire quello che si ha dentro, senza scordarsi di dimenticar dentro nulla e senza distruggere chi hai accanto.
Le sveglie sono difficili, a volte dolorose, l'importante è alzarsi e camminare.
Sindrome da sacca di Stalingrado.
Durante
la seconda Guerra Mondiale, tra la Germania Nazista e la L'Unione
Sovietica, si scatenò una lotta all'ultimo sangue per la conquista
della città che portava il nome di Stalingrado, oggi Volvograd.
Più
che un fatto strategico, per il leader della germania Nazista, Hadolf
Hitler, era un cipiglio di propaganda l'occupare la città con il
nome del nemico. A seguito di numerosi e cruenti scontri armati, La
Wermacht riuscì ad occuparela città, ma la conquistà si rivelò
una trappola mortale.
Attaccando
e sfondando i fianchi dello schieramento avversario, i sovietici
riuscirono ad accerchiare il grosso dell'armata tedesca all'interno
dei resti della città di Stalingrado, dove ebbe inizio un lento
stillicidio dei militi, per gelo, fame e combattimenti .
Immaginate
di trovarvi in in un nucleo familiare, i cui vari componenti ad un
certo punto, senza un apparente motivo, iniziano a trattarvi
ostilmente. Discussioni che si susseguono, argomenti via – via più
duri e difficili da trattare, quasi tabù. Un costante logorio
discorsivo dove l'obiettivo è sopraffare l'altro. Pensate di
trovarvi in questo contesto non per 1 anno, ne per 2, ma per 27 anni
consecutivi.
Fate
in modo di ritrovarvi da solo e da solo trovarvi a combattere contro
quelli che vi stanno attorno, schierati secondo un modello
consolidato di partigianato: Madre per il figlio e quindi di
conseguenza anche il padre appresso alla madre per il figlio, siete
accerchiati.
Immaginate
di trovarvi a dover discutere con il figlio e di ritrovarvi
accerchiato dal resto della famiglia, con il padre pronto a caricarvi
come un T34 sovietico che transita sopra i fanti della Wermacht.
Siete ridotti in pontiglia nella neve nelle migliori ipotesi, se no
vi ritrovate spezzato, rendendovi conto di esser ridotti in pezzi e
vi sentite come morire dentro.
Immaginate
però di ricomporvi pezzo a pezzo l'indomani, per trovarvi nella
stessa situazione del giorno precedente: venite attaccato, lo
schiaeramento è lo stesso, siete circondato ed alla fine vi carica
il padre come un T34. Voi lo maledicete ogni maledetto giorno, perché
andate in pezzi come una statua di ghiaccio.
Fortuna
che poi è finita. .
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