sabato 24 gennaio 2009

I problemi dell’animo umano .

Non sono scatole, ma….. semi che germogliano.

Quando si ha un problema personale, che riguarda se circa il modo di fare, essere, vivere, sentire, le emozioni, i sentimenti, in pratica ciò che definiremmo animo, in questo contesto i problemi hanno una loro caratteristica .
Tale carattere consta nel loro non essere delimitabili, definibili come pacchetti, degli scatoli da imballaggio da poter chiudere, inscatoli e messi da parte, tanto li lo metti e li lo ritroverai, bensì sono semi.
Semi depositatisi nell’animo, a prima vista sembrano inermi, fermi, immobili, senza vita. Successivamente iniziano a schiudersi ed avere una loro vita, iniziano a ramificarsi, a far radici, toccando altre parti del terreno dell’animo, della persona, senza che l’interessato se ne renda conto direttamente, sono gli altri, le persone accanto che per prime se ne rendono conto. Tu inconsciamente continui nel tuo solito tram – tram, senza pensarci molto, o addirittura nulla, dato che sei convinto che il problema è li e ci resta, senza dar fastidio o noie, tanto lo hai impacchettato.
Il problema, continua a far radici, sempre più larghe e sempre più ampie, toccando tante voci e note del proprio animo, per poi iniziare a sbucar fuori. Punta verso l’esterno, in superficie, alla coscienza. Se hai orecchie per ascoltare gli dai retta, se no continui ignorandolo, ma il prezzo che esigerà sarà sempre più alto man mano che rimandi il momento in cui lo affronterai.




Profumiera 04 .


La tipica ragazza italiana.

Sulle note della canzone “La Tipica Ragazza Italiana”, torno su un argomento da un pizzico di tempo lasciato in disparte, e cioè la “profumiera”. Quarto capitolo della serie in cui cari lettori affronteremo un punto: Gli accessori .
Elementi del vestiario non indispensabili, superflui e non necessario, definiti per l’appunto accessori, diventano per la profumiera elemento indispensabile per mandare segnali di se ed attirare l’attenzione, un po come quando si lanciano le esche per i pesci.
Partiamo dalla borsa, firmata e griffata, arriva prima lei che la proprietaria. Ostentata con un porla in primo piano alla visione dei presenti, magari piazzata sul tavolo del bar quando si siede, o messa in bella mostra mentre si appoggia al bancone o alla cabina del telefono. Sta ad indicare un messaggio visivo di invito a prender visione di lei .
Poi ci sono i gioielli a patacca, grandi e vistosi. Il più delle volte bigiotteria in vista, il cui obiettivo è creare un gioco di illusioni e immagini. Per esempio si può ricorrere ad un vistoso ciondolo cadente precisamente nello spazio del seno e mostrato con un doppio fine: da una parte portare lo sguardo in zone private, in modo da inebriare la vista; in seconda battuta ampliare con un gioco di contrasti, luci e ombre il volume delle coppe, sempre con l’obiettivo di bombardare con segnali visivi.
Arrivano poi gli occhiali. Grandi, grossi, vistosi, dalle lenti nere incorniciate da montature sgargianti e vistose, dove le stanghette si fondono con le lenti coprenti gli occhi al fine di creare una maschera subacquea avvolgente lo sguardo da ogni dove. Anche se sera inoltrata, la profumiera indossa l’accessorio, al fine di trincerarsi al suo interno, vedere ma non esser vista, scrutare, osservare senza che l’altro se ne accorga, volendosi posizionare in una condizione di superiorità, da cui poter inebriare l’altro ma senza esser coinvolta.

mercoledì 21 gennaio 2009

Bianco e Nero .


Partiamo col dire che ognuno di noi ha un lato bianco ed uno nero, il lato bianco di ognuno è quello che il più delle volte mostriamo, per compiacere, per essere graditi, per soddisfare l’altrui necessità, per fare bella presenza, in pratica ci costruiamo una immagine bella da presentare.
Diciamo che nel lato bianco possiamo metterci tante cose, le più belle che ora come ora dallo sdegno non riesco neanche ad enumerare, ma attenzione, c’è anche il lato Nero.
Da quest’altra parte ci trovi il dar morte alle cose che non voglio perché di vita dentro ce n'è ben poca. Ci trovi occhi tristi, al cui interno c'è anche la possibilità di distruggere tutto. C'è l'abbraccio freddo o non c'è del tutto, e sul volto si delinea la maschera della tristezza.
C'è voglia di starsene per i fatti propri e non voler sorreggere chi cade. Ci sono le sabbie mobili al cui interno si perdono molte cose e sperare di cercarvi sostegno è un controsenso. C'è anche l'assenza, il non voler esserci, il restare in disparte, in non essere presente per gli altri, anche perché in quei momenti non riesco a tollerare neanche il gatto.
No cari lettori, il seguente post non è a sfondo gastronomico, ma semplicemente una visione un po’ più completa del mio modo di vedere le cose e me stesso.

Il ponte del veliero .

Il ponte del “vascello” pirata.

Stavolta più che di un nuovo lembo di terra dell'isola di Melee, si tratta di una dependance, dato che un ponte di nave sulla terra non è che si sia visto, a meno che la nave non si sia arenata o altro.

Scherzi a parte, in questo nuovo angolo di riflessione trovate tutte le figure che possono transitare e sfilare su un ponte di una nave: mozzi, marinai, guardiamarina, sottufficiali ed ufficiali. Ma anche personaggi, o persone il cui modo di il cui modo di fare è riportabile ad una maschera indossata, in pratica un ponte di nave anche un po palcoscenico di teatro dove si avvicendano i vari personaggi della commedia della vita, con le loro caratteristiche, i loro pregi, i loro difetti, le loro pienezze e le loro lacune.

Il nuovo spazio nasce sempre in funzione di necessità. La primaria è cercare di svuotare lo scaffale de “Il microscopio allontanatore”, oggetto di miei numerosissimi post e coacervo dove trovarvi qualcosa è a dir poco difficile; insieme a qualche post de “ Il mirino del cecchino”. Come tutte le cose belle, originano altri figli, tante nuove idee, che proliferano e si ampliano per poi presentarsi come validi strumenti.

Non mi resta che augurarvi una buona lettura, mentre vado alla ricerca dei vecchi post in cui già in embrione vi erano le idee qui puntualizzate e chiarificate con questo nuovo spazio.

AVE ATQUE VALE

martedì 20 gennaio 2009

L’adolescenza negata .

Un motorino adolescenziale .

Un problema di incomprensione tra me ed una mia amica si presentò sull’età delle amicizie da frequentare. Lei propensa nello scegliere amicizie molto più piccole, in età adolescenziale, io propenso a gente coetanea o al più maggiorenne.
Memorabile fu il discorso in cui condivise la sua esperienza di un piccolo viaggio su un motorino cinquanta.
Era seduta dietro, abbracciata al conducente, con il vento in faccia ed i capelli svolazzanti, tutto questo le donava quel senso di libertà, tipico del poter girare su un mezzo a lei negato, e del modo di pensare fresco e senza pre – concetti di chi le stava accanto. Questo le faceva invidiare il ragazzo alla guida, dato che a lei tutto questo non le era stato concesso, perché le si aprì solo la strada dei libri e neanche poté divertirsi per la sua età, dato che doveva essere seria e doveva studiare.
Povera amica mia .

lunedì 19 gennaio 2009

Olive .

Quel che resta delle olive alla calabrese.

Ieri mentre con Davide si pasteggiava a salame tipo Sant'angelo, provola sfoglia di Floresta, lardo al peperoncino qb con un filo di pancetta affettato, pane di Floresta ed il tutto annaffiato con del Nero d'Avola Torre dei Venti, mi sono ricordato delle olive alla calabrese in sacca e le ho messe sul desco.
Eravamo seduti sul crinale di una montagna, dalla quale si dominava un paesaggio di vallata invernale che spaziava da Floresta a Randazzo, con l'Etna innevata e le sue bocche di fuoco secondarie dominanti la scena.
L'argomento della discussione è caduto sulle olive ( da me sbadatamente dimenticate ) e sulla passione condivisa per il frutto. Condite, semplici, nere greche, in salamoia, passuluna ( che si avvizziscono addolcendosi ), praticamente in tutte le maniere.
Le migliori olive per entrambi erano e rimangono quelle preparate e vendute dalle zie di Davide, nella storica bottega del Capo di Milazzo delle “ Signorine ”. I loro cavalli di battaglia erano le “olive verdi condite” e le “olive nere greche”, delizie del palato, che si sposavano perfettamente con gli insaccati per i panini imbottiti.
Da qui nasce una considerazione personale: La rievocazione di un evento passato, è piacevole, ti permette di riassaporare le emozioni sentite in quel momento.
C'è da aggiungere un altro particolare. Il momento passato, insieme a tanti altri, sono stati come piccoli momenti che andavano a cesellare e ad abbellire un momento più grande vivo di presente ( mentre scrivo passato ), in cui spettacolarmente ci siamo inerpicati per montagne, avventurati per boschi, camminato per strade costeggianti torrenti, rotto per curiosità lastre di ghiaccio simili a vetro, goduto di paesaggi mozzafiato, parlato con gente del posto e tra noi di vita quotidiana con i rispettivi problemi, corse di una 600 Vs fuoristrada ( Cavallo pazzo & Batman ), visto 2 cavalli liberi neri prati che si rincorrevano ( 1 maschio l'altro femmina e capirete cosa voleva fare il maschietto ) e tantissimi altri momenti stupendi di presente.
Per cui rievocare i momenti belli del passato è una cosa piacevole, se momenti belli non ce ne sono stati non c'è nulla da rievocare, ma comunque vada il momento di rievocare è un momento finito e definito colto tra due momenti di un inizio ed una fine, mentre intorno ci deve essere un presente vivo e spettacolare. Se no si rischia di giocare al Dott. Frankenstein, dove il momento presente è morto e svuotato, il cui unico obiettivo è riempirlo all'inverosimile di momenti passati.
Se i momenti passati per i rievocatori sono piacevoli, che facciano pure, ma se per me i momenti passati sono spiacevoli, io che ci faccio ? Mi fracasso i coglioni tutta la serata, giornata, pomeriggio o qualunque intervallo di tempo dedicatovi, mentre il presente scorre via? E a me quel tempo trascorso così chi me lo restituisce? Degli altri momenti di frenetica rievocazione ? Ma dai..
W il presente e che il passato sia bello o brutto che sia trascorso.