Mercoledì pomeriggio, turno pomeridiano in sede, sulle spalle un arduo compito: organizzare la lista delle visite per giorno 8 Dicembre in AVIS. Si proprio 8 Dicembre, il giorno dell’Immacolata.
Stanchezza alle spalle per una mezza giornata piena di studio, spesa, commissioni e cucinare. In strada mi si rompe il cambio della bici ( il meccanico poi mi dirà che ci vorranno 40 € ), arrivo a lavoro con ¼ d’ora di ritardo ed il pranzo salito in bocca.
Con la collega ci facciamo un caffé e giù a lavorare da matti, lei a compilare pratiche ed io a chiamare. La prima telefonata è stata la più deleteria, una madre che si opponeva alla donazione di sangue della figlia. Mi ha tirato fuori una valanga di stronzate sulla donazione dettate dall’ignoranza sull’argomento ed una paura matta che la donazione di sangue potesse far male. Aggiungo pure la frase che mi ha portato alla saturazione: Voi dell’AVIS avete aspettato che mia figlia facesse 18 anni per poi convincerla e prenderle il sangue. Non ci ho visto più, il cuore mi si è spaccato dal dolore e ci sono rimasto di merda .
L’ho ascoltata per una decina di minuti, poi ci sono andato pesante dal punto di vista medico / sanitario: gli ho spiegato passo dopo passo tutte le caratteristiche legali della donazione, tutte le caratteristiche legali per cui è possibile donare, senza le quali è impossibile fare la donazione. Non ho trascurato alcun particolare, ci sono andato pesante, rimarcando il fatto che se solo vagamente il medico trasfusionale deciderebbe per l’inidoneità, tutta la procedura si sarebbe fermata.
Morale della favola mi sono avventato contro la persona per difendere la donazione della figlia. A quale prò? Si l’obiettivo è lodevole, la figlia con la sua donazione ha salvato una vita, qui non si scampa, ma l’accanimento con cui ho riferito tutti i dati, tutte le informazioni, senza lasciar fiato o risposta all’altra persona, battendo e ribattendo le notizie, senza far trapelare il minimo dubbio dalla mia voce o dalle notizie che conferivo, quasi come se le informazioni mediche fossero un verbo… Mamma mia che brutta linea ho superato, la linea dell’accanimento… donazionale. Ci stò di merda …
La prossima volta che mi capita una cosa del genere, mi fermo 5 minuti, faccio parlare la persona e dico semplicemente: Ma lei si rende conto che sua figlia/o con il suo gesto d’amore ha donato ad un’altra persona la possibilità di vivere? Si rende conto che sua figlia con i 5 minuti della donazione ha salvato una vita? Sua figlia ha salvato una vita, una vita umana, una vita di un padre di famiglia o madre di famiglia che potrà tornare dai suoi figli. Si rende conto di cosa ha fatto da sola sua figlia a soli 18 anni?
Quando il mondo sembra girare all’impazzire e la testa sembra seguirla, fermarsi prima di procedere e domandarsi: Quid prodest ?