sabato 7 giugno 2008

Trentesima donazione .

Mi dovrò fare una ceretta per togliere il cerotto .

Ieri giornata difficile in sede, ne succedono di mille colori. Fortunatamente riesco a fronteggiare a tutto, anche grazie al prezioso aiuto di 2 volontari presenti in sede.

L’ultima mazzata arriva verso le 20 con il telefono che squilla: Non c’è più 0 positivo in frigo-emoteca.

Volevo stramazzare per terra, dopo: 2 assistenze sangue, analisi da ricevere, visite da organizzare, manifesti della giornata sanitaria appesi per Milazzo, soci tesserati, telefonate di soci da ricevere per mille problemi, 2 volte al Centro Trasfusionale, fenotipi dei tesserini da controllare ( di cui 2 errati ), PC da settare, iscrizione al corso di formazione a Catania da sbrigare e tanto altro.

Stamane mi desto di buon’ora e vado a fare il mio piccolo gesto. Per fortuna che la collega ha lavorato bene in settimana, e non ero solo a donare.

Di certo se ci si vuole rompere le corna o fare DAVVERO qualcosa, qui in sede AVIS c’è molto, ma molto con cui confrontarsi. Per cui:

Largo ai volenterosi e a quel paese chi critica senza conoscere la situazione delle cose.


Post n° 500.

Ed altri ancora .

Post numero 500 nell’Isola di Melee, avevo ed ho tante cose da dire. Forse non sarà un giornale a tiratura nazionale, ma le 13000 persone ed oltre passate da qui e che ritornano, evidentemente condividono il mio pensiero.

Un saluto speciale lo rivolgo a Pilla, la mia vicina di Blog, che ha sempre una buona parola, il cui sito potete raggiungere da questo link:

http://pilla-pensieriliberi.blogspot.com/.

Insieme all’assiduo lettore dell’Isola di “Campodarsego”, passa molto spesso per questi lidi. Dimenticavo:

Un saluto a tutti!

AVE ATQUE VALE

venerdì 6 giugno 2008

Una persona può fare per una persona .

Non per una intera associazione….

Poco fa squilla il telefono di casa, rispondo ed è il segretario. Mi faceva notare la poca presenza sul territorio dei manifesti della giornata sanitaria. Rispondo che nel pomeriggio di ieri, dalle 14 alle 19 siamo riusciti a coprire un buon numero di chiese del Comune di Milazzo.

Ri – presenta l’importanza della copertura pubblicitaria in questo fine settimana, specialmente nei negozi; educatamente faccio notare che sono uno solo e che da solo non posso coprire l’affissione di tutto il territorio del Comune di Milazzo, dopo che ieri pomeriggio abbiamo lavorato senza sosta dalle 14 alle 19.

Diplomaticamente lascio aperta la porta del pomeriggio, nel senso che se viene qualcuno a darmi una mano in sede, potrei pure in compagnia andare ad attaccare i manifesti, ma che da solo posso fare ben poca cosa. Con la collega abbiamo programmato che una mattina o magari anche due, saremo andati assieme per i negozi ad attaccare manifesti, almeno in due si riesce a lavorare meglio e più velocemente.

Di certo stasera un giretto me lo faccio, ma più che attaccare un paio di locandine sulla via della sede, con tutto il lavoro in sede, non so proprio come fare. Ci sono le iscrizioni al congresso del SIMTI da preparare, i moduli della richiesta dei libri da compilare, le donazioni da aggiornare sul database, le cartelle mediche da ritirare al Centro Trasfusionale, i nuovi soci da tesserare e come se non bastasse, le telefonate da fare per riempire la macchina di domani per andare al convegno dell’AVIS di Nizza… Si intende: finito il congresso, cenetta e passiata a Taormina.


giovedì 5 giugno 2008

Perché Utuste e non Ulisse .

Scorcio del Mare Tirreno o se vogliamo essere aulici del Mare Etrusco .

Ecco l’indirizzo web con un interessante articolo sulla religione Etrusca, da cui ho ricavato l’equivalente etrusco di Ulisse:

martedì 3 giugno 2008

Famo due risate .

Il ninja! .

W le risate bastase!

Viaggiai per isola, terra e mare….

E non ti attende nessuno.

È passata una settimana dal Viaggio. Tante le idee ed i pensieri che si sono fatte strada. Una cosa è certa, per fare quella pazzia un briciolo di coraggio c’è voluto, se no me ne restavo fermo e buono nella mia isola, la Sicilia ( non fraintendiamo ) .

Attesa lunga e snervante nello spiazzale antistante la stazione di Messina, tra meretrici costrette a battere e volanti della polizia con i lampeggianti accesi, con sguardi truci del conducente ad ogni giro dell’isolato.

Telefonate schifosamente sincere ricambiate con odio feroce, accompagnate da cinismo da far venire il voltastomaco anche ad un cane putrefatto nella tomba. Fortuna che una persona amica mi ha dato un po’ di conforto.

Arriva l’autobus, i bagagli caricati in fretta e nessuno ad augurarti: buon viaggio. I biglietti staccati senza un benvenuto a bordo, ma con uno “Sgrunt”.

Il posto prenotato, faticosamente conquistato con il vicino di viaggio, alla fine della notte diventato compagno di viaggio: un cinese dall’accento Catanese che se ne fotteva di tutto e di tutti.

La Salerno - Reggio Calabria inghiottita dall’oscurità di una notte senza luna, mentre a 110 Km / h il bus si faceva strada sull’asfalto scassato.

Stazioni di rifornimento sconosciute a cui frettolosamente adempiamo ai nostri bisogni fisiologici, per poi riprendere la strada in una notte troppo fredda sulla mia pelle e dentro al mio cuore.

Paolo che tossisce a più riprese dopo ogni sigaretta fumata avidamente, non capisce che ha una gola irritata da giorni, ma noncurante ci fuma sopra. Gli do una caramella balsamica e la tosse sembra calmarsi, il sonno può riprendere sul sedile.

È troppo presto per dire “Riposo”, la signora del sedile accanto vomita a più riprese quello che ha mangiato. La prima volta finisce per terra, la seconda pure, la terza arriva in un sacchetto, la quarta ormai finisce in plastica, la quinta.. non c’era più nulla da buttare fuori. Il sonno può riprendere tra l’odore del cibo mezzo digerito ed il lezzo degli acidi gastrici.

La città dove durante la seconda guerra mondiale la flotta italiana fu pesantemente bombardata alla fonda, si apre con il suo porto immenso, sembra un lago. La notte ne copre le bruttezze, mentre il bus quatto – quatto se ne allontana.

Città studiate solo sui libri, pianure interminabili di ulivi e terra arida che si estendono a bordo strada e che sembrano inghiottirsi la statale. Il telefono che non da segni di vita.

Superiamo la seconda fermata, scendono un po’ di persone, volti conosciuti li attendono appena mettono piede per terra. Arriviamo alla terza fermata, tutta la famigliola ( nonni, madre e la bimbetta di 3 anni piena di riccioli dorati ) che mi aveva fatto compagnia per il viaggio, regalandomi qualche sorriso, scendono, un loro caro li attende. Superiamo la quarta stazione e scendono quasi tutti, accolti tra baci e abbracci di chi li attende. Restiamo poche anime sul mezzo, mentre cala un silenzio di piombo sulle nostre teste e dentro al mio cuore. Arriviamo all’ultima fermata, il capolinea, che è anche la mia, qui stavolta mi tocca scendere.

Scendo con un po’ di reticenza, paura di farmi male, perché forse so cosa mi aspetta. Prendo il borsone, controllo le cialde dei cannoli, qualche testa di cazzo ci ha messo sopra la borsa e ne ha rotte un paio. Controllo la ricotta, sembra tutto a posto, il frigorifero da viaggio comprato il giorno prima tiene bene.

Metto lo zaino in spalla, prendo il borsone nelle mani e mi guardo attorno. Scruto a destra: non c’è nessuno che mi aspetta. Mi guardo a sinistra: Nessuno sguardo amico che mi attende. Guardo davanti: c’è la fiancata del bus. Raccolgo le cose e ingenuamente supero il mezzo, per vedere se qualcosa si cela dietro ad esso, ma… Non c’è nessuno.

Raccolti i miei quattro stracci e spaccato in mille pezzi il cuore, chiedo all’autista: dove è la fermata del bus di città?

A parte una alzata di spalle non mi viene detto nulla… Benvenuto ‘ntù lu Salentu.

lunedì 2 giugno 2008

Puoi creare solo cose meravigliose con le tue mani .

Infiorata a San Filippo del Mela 2008, i quadri più belli ( secondo il mio modesto parere )….

Falò a mare .

Ci siamo combinati meravigliosamente male .

Squilla il cellulare, vado a rispondere, ma la linea cade: era Marco. Proviamo e riproviamo a telefonarci per tutta la giornata, ed alla fine ci mettiamo in contatto. È ufficiale, stasera mangiata nella sua baracca a mare.

Preparo lo zaino dei grandi eventi, mettendoci l’indispensabile e parto. Resto bloccato 40 minuti nel traffico milaito, ma la buona musica ed il mio fido cellulare, mi permettono di arrivare alla meta.

Sul posto incontro il Giuseppe, che amorevolmente mi carica di roba da portare. Prendiamo la via della discesa a mare e a metà strada troviamo Simone. Saluti, baci e abbracci insieme a qualche sfottò e la marcia riprende.

Scavalcato il 200° ( circa ) gradino, il campo di battaglia della sera si mostra in tutta la sua completezza. Maxi tavolata e tavolo satellite per poter mangiare, angolo pasta con sugo dal delicato profumo che si fa strada nelle narici, angolo tintarella di luna ed angolo barbecue.

Affianchiamo i ragazzi nel preparare la serata: sistemiamo i peperoni, i pomodori ed appena acceso il fuoco partono le melanzane per essere grigliate. Le verdure si avvicendano sui ferri roventi mentre il carbone di inizio danze comincia a finire. Logicamente partiamo i nuovi sacchi, ma c’è qualcosa di strano nella carbonella.. E’ carbone compattato, dalla tenera forma di “stronzi di cavallo”, i commenti sull’acquirente fioccano come petardi a Capodanno.

Arriva il resto della comitiva, partono i primi panini a base di verdure grigliate ( i peperoni amorevolmente e volontariamente spellati da Ramona ), mentre la pasta viene calata nell’acqua bollente. Mario fa i piatti, mentre l’appetito si fa strada nello stomaco.

A metà serata sono arrivati i vicini di baracca extra-comunitari e sono stati accolti con birra, pasta e panini. Su invito di Peppe, andiamo ad aiutare Simone ad arrostire.

Pancetta, salsiccia condita, salsiccia semplice, salsiccia grossa e spiedini di carne. Abbiamo arrostito a più riprese, senza interruzione, con gli “avvoltoi” che si catapultavano ad ogni calata di graticola… Io e Simone abbiamo utilizzato il metodo Cesare ( il mio padrino ): à ‘rusti e mancia, con bottiglia di birra ghiacciata accanto, i migliori pezzi appena scesi messi nel nostro piatto ed un filone di pane a portata di mano. Ci siamo rimpinzati per benino. Senza scordarci che c’era il pane con la nutella…

Finito di arrostire, parte la guerra dei gavettoni: bacinelle, bottiglie, palloncini, tubi per irrorare, missioni kamikaze per aggirare la baracca e prendere alle spalle chi era “ancora asciutto”.

Rigovernato il campo da battaglia e raccolte le mie cose, mi sono indirizzato a casa, facevo un puzzo di fumo e carni grigliate.

domenica 1 giugno 2008

Primo bagno di stagione .

Chiare, salate, fresche o meglio ghiacciate acque .

Quest’anno mi sono voluto concedere un anticipo di stagione balneare, sarà per il caldo portato dallo scirocco, sarà per la tentazione del mare sotto casa, il fatto è che mi sono tuffato .

A gli inizi ero un po’ titubante, l’acqua era abbastanza fredda. Trovato il coraggio, e chiusi gli occhi, mi sono buttato. Freddo pieno su tutto il corpo, ma ripagato dalla sensazione di libertà delle bracciate e dall’acqua limpida.

Non curante, ho nuotato a largo, finché l’eccessivo blu percepito dagli occhi mi ha detto: non stai andando troppo a largo? Focalizzato il concetto e sentito il cuore pompare forte nel petto, mi sono concesso un po’ di relax a largo. Le teste piccoline dei bagnanti, le case rimpicciolite, i cretini con le moto d’acqua che mi passavano a pochi metri. Bello e brutto.

Zampettando a ranocchia ho guadagnato la riva, volendomi sdraiare sulla tovaglia, ma l’ho dimenticata a casa! Mi sono asciugato sotto i caldi raggi solari, gustandomi il primo bacio del sole sulla pelle bianca.

Buona nuotata a tutti!