Leggendo il titolo del post con la mente andrebbe subito a Napoli, città piena di vita, canzoniera, colorata, casinara, dove tutti sanno la cosa da nascondere ma nessuno la dice e solo i fessi non la sanno, si proprio i fessi, ma darsi del fesso è dura, uno ha una dignità da difendere ed una personalità che ha già avuto un po troppi siluri in stiva da parare, pertanto mi si perdonerà se mi appellerò con “buono” e non “fesso”, anche se fesso lo pensiamo, però, cortesemente non lo diciamo.
Vi prendo per mano e vi faccio salire lo stivale, non ci fermiamo sotto al Vesuvio, neanche nella città eterna. Arriviamo all’appennino e navighiamo nella pianura padana, fino a lambire le Alpi Orobie. Ci fermiamo a Bergamo, perché il nostro segreto di pulcinella è stato lì.
Arriva il 18 di Ottobre dopo mesi di attesa. Giornate lunghe, passate cercando di migliorarmi e di far del mio meglio. I pacchi per festeggiare il compleanno viaggiano con vettori ora privati ed ora no. I pacchi sono stati preparati con cura ed amore, pezzo dopo pezzo sono stati inseriti e preparati, dai salumi ai formaggi, passando per le conserve e non scordandosi della cassata. Con un grande lavoro di sincronizzazione nei tempi di preparazione e spedizione, riesco a far arrivare tutto lì nei giorni prefissati. Solo il pacco dei vestiti non arriva in tempo, ma saranno così gentili da ritirarlo e mollarlo solo come un cane davanti al garage con l’imballaggio mezzo sfasciato. Brutto presagio e brutta sensazione provata nel vederlo lì.
Arriva la sera, tutti i pezzi sono pronti, dalla tavola imbandita alle sedie prese in prestito dai genitori di Rò. Io vengo sfanculizzato fuori casa per preparare la casa, “Rò dice che non vuole nessuno mentre prepara”. Io colgo l’occasione per farmi una passeggiata in collina e scattar qualche foto. Un pensiero bussa alla mia coscienza “Perchè non resti in penombra e vedi cosa accade?”. L’idea di passare per il padre di quella del liceo dietro le persiane non mi alletta.
Passa il tempo, mi lavo, mi preparo, indosso i vestiti che avevo preparato per quella sera e la festa ha inizio.
L’amica del cuore pompa affinché Io e Rò fossimo una bella coppia, come se volesse mettere fuori uso a Rossana, perché la posta in gioco dovrebbe essere Massimo. Non ci faccio molto caso, Massimo sembra una persona “buona” e non mi sembra capace di certe porcate alla “Cornetti alla crema”.
La festa ha corpo, si svolge. Dietro al tavolo di casa, Rossana tiene banco a tutti, tenendo un occhio di riguardo per Massimo seduto sulle scale di continuo provocato, invitato, chiamato e solleticato.
Arriva il momento dei regali, il mio è la torta fatta arrivare dalla Sicilia, quello del gruppo è uno scherzo da arrampicatore sulle rocce, a qualcuno sfugge che massimo è l’istruttore, ma nessuno dice che è di Rossana. Giovanni, che mi sembra un buono come Me, ogni tanto mi guarda come si guarda un agnello portato al macello e non si degna di parlarmi molto, stasera è stranamente freddo, più del solito. Ne parlo con Rò e mi dice un semplice “è tutto normale che sia schivo”.
Ci sono tanti conti che non tornano. Uno tra tutti “Io sono il fidanzato della festeggiata e nessuno mi fa battute o chiama in causa”. Ad un certo punto aperta la finestra sull’arrampicarsi di Rò sulle rocce “la invito per sfruttare la bravura e raccogliere assieme capperi su pareti di rocce inaccessibili”. Il silenzio cala in sala, tutti si rivolgono a Me del tipo “Ma tu che cazzo ci fai qua? Vorresti pure parlare?” Mi sento ghiacciare le vene.
Arriva il momento delle fotografie. Quando è il mio turno con Rò, lei si butta a far smorfie e sfuggire come una bambina al compleanno delle elementari. La cosa mi suona strana.
La serata finisce e finisce che facciamo l’amore, ma la sento sempre più distante e fredda.
Dovrà arrivare il martedì 1 aprile dell’anno successivo per capire che Rossana e Massimo Stavano già assieme ed Io ero il “fesso”, pardon il “buono” da spennare. Che tutti sapevano, amici, Giovanni, Paolo, Massimo (ovviamente), l’amica del cuore sarda, la falsa amica del cuore ed i genitori di Lei (anche la madre ), tutti sapevano e nessuno diceva nulla al “buono” spennato.
Era il segreto di pulcinella, che Io avevo sotto gli occhi ma non vedevo, non perché non volessi o non ne fossi in grado di leggerlo, ma perché era maledettamente assurdo ed incomprensibile. E’ capitato, non capiterà più.
Ora sono sposati, gli auguro tutto il bene possibile, ma chi di segreto di pulcinella ferisce, di segreto di pulcinella perisce e Massimo ha già una famiglia fatta a pezzi.
Fottetevi. .
L'immagine
appartiene al rispettivo proprietario.