lunedì 28 dicembre 2009

In famiglia...


.. Si combinano le migliori porcate.

Da un po di tempo per la testa mi frullano un po di idee, una di queste è la considerazione della famiglia. La potremmo definire l'unità della società, nel bene e nel male, e pensavo  al lato negativo di questo.
Immaginiamo di prendere in considerazione una famiglia, un po fuori dalla norma, alterata, sgangherata, dove ci sono vari figli e l'ultimo arrivato è magari   una figlia di bell'aspetto, quello che si direbbe un bel pezzo di... Avete capito a cosa mi riferisco.
Il padre perde le staffe per la figlia, la spia mentre si fa la doccia, elabora come ammazzare lei e la moglie. La notte quando la ragazza si corica, si piazza con la sedia davanti al letto di lei e la fissa. Lungamente, insistentemente, in una situazione trincerata dove lei si ghiaccia in una posizione assurda da cui non si smuove e lui la fissa  permanentemente. La situazione prosegue fino allo  stancarsi paterno.
Pensiamo pure che la piccola riesce a collaborare con le forze dell'ordine per riuscire a non farsi ammazzare assieme alla madre dal padre andato di cervello. L'uomo accumula armi in casa, dalle bianche a quelle a sparo, magari riuscendo pure a resuscitare una vecchia pistola ormai fuori uso.
Immaginiamo che in questa casa il capofamiglia viene arrestato, magari per i trascorsi precedentemente elencati, venendosi a creare una situazione di vuoto di presenza maschile in cui c'è solo una madre debole.
Immaginiamo che il primogenito, malauguratamente maschio prende le redini della casa, dovendo fare lui l'uomo del focolare, ma non lo vuole, si trova appioppata una funzione che a lui non interessa, ma comunque la deve fare. Diciamo che si accorge che la sorellina più piccina sta venendo su bene, florida, bella, tonica, abbondante nei punti giusti. E magari se la vuole fare. Immaginiamo che la fa entrare nel suo letto per farsi fare compagnia, dopo gli tira fuori “sapete cosa” e ne assaggia la carne per primo. La ragazzina così diventa donna grazie al fratello, bella scenetta davvero, non trovate?
Ma non è finita, la secondogenita in tutto questo tram-tram riesce a trovare uno che la vuole. Ma non vuole lei di per se stesso, vorrebbe la piccina, ma è già fidanzata. Allora cosa fa il futuro cognato? Si prende la mezzana ed aspetta che l'attenzione si abbassi per potersi fare i suoi comodi con al ragazzina ormai donna. Tanto, come dire: Le migliori cose si fanno in famiglia, non è vero?
A guardarsi bene attorno c'è sempre di peggio, solo che il peggio non può esser preso a  scusa per far restare la situazione così come è, nascondendosi dietro ad uno spillo e poter dire che va tutto bene in funzione del peggio che c'è, ma possibilmente uno stimolo per far del meglio. Purtroppo è facile nascondersi e tirare avanti per come si sta.

venerdì 25 dicembre 2009

Auguri di Buone feste



A tutti i naviganti dell'Isola di Melee auguro buone feste!

mercoledì 9 dicembre 2009

Palude .


Da cui tirarsene fuori.


Nel mio peregrinare per il mondo, mi è capitato di andarmi ad impantanare in una bella palude.
Palude piena di problemi, questioni, violenze e soprusi, dove la menzogna è ordinaria amministrazione ed i bocconi mangiati sono velenosi.
Un momento prima sembrava esser acqua limpida da bere, appena la porti alle labbra per berla, subito senti un odore pregnante di marcio entrarti nelle narici. Il vero volto si mostra e si rimane davvero di mxxxa. 
Che fare? Uscirsene a poco a poco, stando attenti a non metterci nuovamente piede.

martedì 8 dicembre 2009

Succede qualcosa?

E si viene a rompere i coglioni al sottoscritto.
Ormai è una dinamica consolidata: Succede qualcosa, a chi ci si rivolge? Al sottoscritto. Un computer, una pratica, un ordine, una campagna, una caldaia, un piedino, un contrattempo, formazione troppo lunga, formazione troppo corta, giornata no, distanza, lontananza, paturnie, pensieri negativi, depressione, soldi, cellulare, casa, la qualsiasi cosa è una buona occasione per venire a rompere i coglioni al sottoscritto! Ma andatevene a fare inculo tutti quanti e cominciate stare sulle proprie gambe senza cercare un supporto su cui scaricarsi..

giovedì 3 dicembre 2009

Arcobaleno .

E mettiamoci pure questo .

E' nell'aria, sospesa tra le nuvole nell'etereo blu ed i folletti pacioccosi che allegramente salgono e scivolano sul suo dorso. Ride sempre, di un sorriso ebete, sembra quasi mostrare il lato buono dell'umano, ma se guardi la maschera, noti un costrutto di falsità che la avvolge. Meglio non smuoverla quella maschera, quello che c'è dietro fa paura .

Sii prudente dalle deduzioni tratte da ciò che leggi: ciò che pensi potrebbe non essere ciò che chi ha scritto ha inteso.

martedì 1 dicembre 2009

Lupo .

A poco a poco arriva al gregge.
Da lontano sembra una macchia, non ci fai caso e tiri per la tua strada. Man mano che ti avvicini ne percepisci i connotati ed il tanfo, fumo misto a troppo alcool bevuto per tirarsi su. Lo osservi e lui ti osserva, vi studiate perché entrambi capite che siete 2 predatori.
Te ne accorgi del suo status dagli sguardi languidi sulla preda, dal giocherellarci di continuo appena l'occasione si presenta, contatti, abbracci alla minima occasione, con mani che sfiorano i perimetri di zone corporee riservate. Voglia di complicità con la preda, ricerca costante di lei. Ha accanto un'altra preda, ma non la caca di striscio, si vede lontano un miglio che è un ripiegamento dato che il boccone principale che gli interessava non l'ha potuto avere.
A poco a poco si è studiato tutti i componenti del branco, uno ad uno, per capire cosa poter fare. Ha cercato i punti deboli e su di essi ha giocato la sua partita. Sul finto capobranco maschio affonda sul suo vizio del bere per metterlo KO (salvato in extremis dalla compagna), sulla femmina alfa sa che è compiacente ad ogni cosa, quella che gli sta accanto sa che ha una funzione finché è accanto a lui se no non conterebbe nulla, la preda più piccola gli fa venire la bava alla bocca e si vede. Sa che chi affianca la sua preda è innocuo, permettendogli di giocare in pubblico fino ad un certo punto, poi sa di non potersi spinger oltre. Sa che nel giocare a camminare lungo il perimetro del recinto in cui c'è il branco può farsi vedere ed intendersi dalla reale preda voluta . 
Ti colpisce come possa fare il tuo compagno di viaggio a sopportare che il lupo possa giocare con la sua lei, resti dubbioso.
Io avrei cominciato a mandare bave schiumanti di rabbia, miste a ringhi con occhi fissi, la mia donna non la condivido con nessuno, tanto meno ci faccio giocare gli altri. Ma questo è un altro discorso.

Sii prudente dalle deduzioni tratte da ciò che leggi: ciò che pensi potrebbe non essere ciò che chi ha scritto ha inteso. 

Obiettivo .

Centrato.

Sabato 28 esco con un amico a fare 4 passi per il Capo di Milazzo. Scherzi, risate e tante idee messe a confronto. Nonché racconti di esperienze vissute. Parliamo degli ultimi eventi accadutici, lui con prossimi progetti, io con esperienze realizzate, di cui una delle ultime condivisa con lui.
Racconto l'atipicità dell'evento, di come sia stato improvviso e senza alcun preavviso, le difficoltà nel realizzarlo, fatto di discussioni, appuntamenti, piccoli passi, momenti in cui si era molto presi dal realizzarlo, la carica e la voglia di riuscirci.
Finalmente l'obiettivo viene centrato, le condizioni ci sono tutte, si realizza grazie alla disponibilità delle parti ed il risultato è nostro. Sembrerebbe aprirsi una bella pagina, ma invece si chiude subito e per intero il cantiere aperto.
La chiusura improvvisa è stata la fase successiva che mi ha sorpreso, dove una volta raggiunto l'obiettivo ognuno per la propria strada. Ci sono restato male e l'ho condiviso con il mio amico.
Chi mi era accanto mi faceva notare che anche se si è centrato l'obiettivo una volta, non è detto che si debba centrare anche altre volte ( cosa che avrei gradito ), l'importante è esser riusciti a raggiungere un punto reale e concreto.
Forse dovrei riformulare il mio modo di ragionare in funzione degli obiettivi raggiunti, ed una volta arrivatici lasciarli scorrere via, per dedicarsi ad altro, piuttosto che concentrarmi sul ri-centramento del medesimo obiettivo nel tempo.
Esploratore o Stanziale ? Bel dilemma. 

lunedì 30 novembre 2009

Politica del silenzio .

Quando ci vuole, è una buona risposta .

La politica della scelta del silenzio nasce da una serie di premesse: Comunicazioni incostanti, dubbiose ed incerte. Si chiede a chi è dall'altra parte cosa si ha, magari come va e le risposte non arrivano. Vengono omesse o non date, e ad un modo di relazionarsi umano si risponde in maniera anonima, deviante, senza chiarezza, gelida.
Magari dall'altra parte si riconosce che ci si comporta male e lo si viene a dire ( per fortuna ) a distanza, magari per mettere una pezza da qualche parte . Ma dove? Il Silenzio passa, taglia e pulisce i rapporti umani, sotterrandoli e tumulandoli.
Troppe illusioni su ciò che si poteva fare, scontratisi con il poco che si è fatto. Domande cadute nel vuoto, perché una volta innalzate tra una persona e l'altra non hanno trovato sull'altra  sponda la risposta su cui reggersi.

Post Numero....

E vai con il prossimo.

Traguardo segnato dall'isola di Melee, dopo i 2 anni, il post numero 100, 200 ed il 500, ora arriva quota 800. Tanti gli scaffali che si sono via – via aperti nell'isola , vari gli argomenti trattati ed affrontati, tantissimi i cybernauti transitati da questi lidi, tanto che ho perso il conto, molti i complimenti e le critiche mosse a quest'opera.
L'ultimo complimento è arrivato da un mio caro amico: Tommaso. In riferimento all'isola di Melee diceva che non è un visione parziale della mia persona, dove trovarvi solo le cose splendenti e belle, ma vi trovi tutto di me, in tutto e per tutto.
Sono contento che almeno una volta ogni tanto questo mare di internet porti qualcosa di buono sulle sponde dell'isola e non cose strane .

domenica 29 novembre 2009

Il soldato Ivan .



Di seguito riporto l'articolo recuperabile al seguente indirizzo:


Mentre l'immagine proviene dal seguente sito :

Testo ed immagine appartengono ai rispettivi proprietari.
 Manuela Scarpellini
Il vero volto del soldato Ivan (l'Armata Rossa)
tratto da: Il Giornale, 1.11.2005.

La fine del ventesimo secolo ha spazzato via molti miti riguardanti la seconda guerra mondiale. Non solo ha confermato la violenza dei regimi totalitari, ma ha anche sfrondato la retorica intorno al comportamento degli eserciti alleati, sottolineando le ambiguità e le incertezze dei leader democratici, i loro silenzi (ad esempio verso le persecuzioni razziali e i genocidi di massa), gli errori tattici e strategici. Solo un mito resiste ancora, almeno in Russia: quello del valore e dell'abnegazione dell'Armata rossa, che seppe combattere e vincere in condizioni difficilissime e a prezzo di immani sacrifici la «Grande Guerra Patriottica», come è tuttora chiamata la seconda guerra mondiale. La propaganda ha costruito un'immagine eroica del «soldato Ivan»: è un uomo semplice, ma allo stesso tempo forte e coraggioso, capace di guardare in faccia la morte senza paura e di sacrificarsi senza esitazioni per gli ideali della patria. E ancora oggi, nella Russia di Putin, i combattenti della seconda guerra mondiale sono un'indiscussa icona di grandezza.

Le ricerche di una storica inglese mettono per la prima volta in discussione quest'immagine. Catherine Merridale, docente di Storia contemporanea al Queen Mary college dell'Università di Londra, studia da anni i risvolti sociali e culturali della violenza. E in "Ivan's War: The Red Army 1941-1945" (ed. Faber and Faber, in uscita negli Stati Uniti presso Metropolitan Books) ha deciso di mettere sotto osservazione l'Armata rossa da un'insolita angolazione: non la storia di Stalin e dei suoi generali, ma quella dei soldati più umili. Ha perciò svolto ricerche in vari archivi russi per documentare la vita quotidiana al fronte (attraverso lettere di soldati, bollettini medici, rapporti segreti di polizia), e ha raccolto diari personali e testimonianze dei sopravvissuti, girando in lungo e in largo i luoghi dove si sono svolte le principali battaglie. E il quadro che ne esce è ben diverso.

Per cominciare, non esiste una caratterizzazione unica del combattente medio: l'esercito raccoglieva tutte le numerose nazionalità dell'Unione Sovietica (russi, ceceni, ucraini, uzbechi, georgiani, ecc.); soldati del tutto diversi tra loro, e spesso neppure in grado di parlare la lingua russa. Molti di questi coscritti provenivano da zone impervie e remote del Paese e giungevano al fronte del tutto impreparati, senza neppure conoscere le cause della guerra. E il libro registra molti episodi di discriminazione e di violenza a danno delle minoranze etniche.

Poi il soldato Ivan era a volte... il soldato Irina. L'Unione Sovietica fu infatti il primo Paese a utilizzare sistematicamente donne con compiti operativi. Dopo le disastrose campagne del 1941, che causarono migliaia di vittime, il governo sovietico reclutò moltissime donne (all'unica condizione che non avessero figli) con vari compiti, ad esempio come tiratrici scelte e piloti. Si formarono equipaggi di bombardieri tutti femminili (in particolare per azioni notturne) e non mancarono assi dell'aviazione come Lydia Litvyak, che abbatté 12 aerei tedeschi prima di essere abbattuta a sua volta nel 1943, a soli 22 anni. Furono ben 800mila le donne che combatterono durante il conflitto.

La vita di questi soldati al fronte era difficilissima e non sorprende che molti si dimostrassero tutt'altro che eroici. Le testimonianze raccolte parlano del terrore di fronte ai primi attacchi della formidabile macchina bellica tedesca, delle diserzioni di massa (soprattutto negli anni 1941-1942), della cronica mancanza di equipaggiamento, armi, e persino cibo (a cui sopperiva in parte un fiorente mercato nero), del perenne stato di ubriachezza. Ma ciò che colpisce nel libro è la paura degli spietati superiori, che consideravano i sottoposti solo carne da macello e punivano con estrema ferocia i disertori e persino le loro famiglie (il libro cita vari episodi di esecuzioni sommarie a scopo dimostrativo). Più di tutto, quasi al pari del nemico, era temuta la NKVD, l'onnipresente polizia politica di Beria, pronta a spiare e colpire con violenza ogni deviazione per obbligare i soldati a obbedire: quasi che lo Stato, scrive Merridale, combattesse una guerra contro il suo stesso popolo.

Gli anni della guerra furono lunghi e i caduti tra le file dell'Armata rossa milioni (in genere sepolti anonimamente in grandi fosse comuni). Eppure l'esercito tenne, i veterani rimasero ai loro posti e infine riguadagnarono le posizioni perdute. A cosa si dovette questo risultato? Forse alla fine la martellante propaganda aveva raggiunto il suo scopo? Assolutamente no. La storica britannica ritiene che ciò sia dovuto al fiorire di illusioni su un futuro migliore dopo la guerra; e, ancora di più, alla capacità di sopportazione del popolo russo, alla sua abitudine alla sofferenza e alla morte. Nel giro di due decenni la Russia aveva conosciuto rivoluzioni, guerre, carestie, persecuzioni politiche e deportazioni di massa; tutto questo aveva accentuato un tipico atteggiamento di fatalismo e rassegnazione di fronte a qualunque dramma: in ciò risiedeva il vero segreto della sopravvivenza.

Con queste armi, l'esercito sovietico giunse fino al cuore della Germania. E qui consumò la sua terribile vendetta. E' sorprendente, osserva ancora Merridale, come arrivati a questo punto i ricordi dei veterani si facciano evanescenti e confusi: la loro memoria sembra non serbare traccia delle violenze commesse su civili e militari, delle distruzioni e dei saccheggi, quasi fosse stata «filtrata» attraverso il mito ufficiale della guerra eroica (e pulita). Ma questa violenza ci fu ed ebbe più di una motivazione. C'era il desiderio di vendicarsi contro i nemici, ovviamente, ma anche la voglia di sfogare i sentimenti di rabbia e umiliazione patiti in anni di vessazioni da parte dei superiori e dei commissari politici; e persino la cieca soddisfazione di distruggere le ricchezze degli occidentali, constatato come questi -contrariamente alle immagini della propaganda- vivessero molto meglio dei sovietici.

Chi più pagò questa rabbia furono le donne tedesche, sottoposte a violenze di ogni tipo e stupri di massa, che appagavano, oltre una lunga astinenza sessuale, il desiderio di punire e umiliare il nemico sconfitto. Tristemente, coniarono per se stesse il termine di Freiwild, prede libere; non furono risparmiate neppure le donne polacche, ungheresi, ed addirittura russe, deportate in Germania come lavoratrici coatte.

Alla fine, al rientro in patria, ma in realtà già dai primi mesi del 1945, i veterani dell'Armata rossa trovarono un destino ben diverso da quello atteso. Stalin ordinò una purga nell'esercito che portò all'imprigionamento e alla morte di almeno 130mila fra soldati e ufficiali. Terminava così, in un ultimo bagno di sangue, l'esperienza reale di milioni di soldati; al suo posto, nasceva l'immagine eroica e positiva del «soldato Ivan».

Data inserimento: 30/09/2006 .




Fuoco di Paglia .


Breve, intenso, esplosivo... Che dura poco

Accatasta pallottole di carta non troppo stropicciate ed appallottolate, magari accartocciale per lungo per fare una piramide. Sopra aggiungi dei legnetti, secchi, magari di ulivo o altro albero resinoso. Bagna il tutto con del liquido infiammabile, anche poco.
Prendi un pezzo di carta arrotolato per lungo, dagli fuoco ed aspetta che prenda. Avvicinati cautamente alla pira precedentemente creata ed allunga il fuoco nel punto in basso dove la carta è rada e bagnata. Dagli fuoco.
Attendi che il fuoco prenda e non appena vedi che le fiamme si propagano, allontanati ad una distanza di sicurezza. Guarda il fuoco con che passione inizia a bruciare tutto e l'improvvisa vampata che avvinghia tutti i pezzi.
Se avessi altri legni è un buon momento per aggiungerne di altri di diametro via -via maggiore. Se hai solo legnetti aggiungili fino ad esaurimento scorte , vedrai il calore del fuoco via – via aumentare fino a riscaldarti volto e corpo, ma è solo un attimo. Poi tutto scompare e resta solo pochissima brace, su cui non puoi preparar nulla di consistente, ma che è pronta ad infuocarsi nuovamente.
 

Sii prudente dalle deduzioni tratte da ciò che leggi: ciò che pensi potrebbe non essere ciò che chi ha scritto ha inteso.


sabato 28 novembre 2009

Ho assaggiato Carne …

Di troia.
Ho assaggiato carne di troia , mai assaggiata prima d'ora . 
L'ho trovata buona ed invitante, una tra le tante. 
L'ho assaggiata e mi è piaciuta, era cosa sconosciuta.
L'ho appena assaggiata e se ne è subito andata.  
Peccato però, ci avevo preso gusto e ne volevo un altro po.

Sii prudente dalle deduzioni tratte da ciò che leggi: ciò che pensi potrebbe non essere ciò che chi ha scritto ha inteso.

Sabato 21 Novembre 2009.



Forse la gioia di un sogno raggiunto e l'amaro della sua velleità me ne impasta la bocca.
Forse l'inizio della fine di un sogno con troppi inquilini.
Forse la voglia di avere solo quello che non ho.

venerdì 27 novembre 2009

Legame .


Momento di sconforto, prendo la scatola delle cartoline delle persone care che mi hanno scritto fino ad ora. La apro e ne scorro il contenuto.
L'occhio cade su quelle inviatemi da persona, importante, entrata dentro alle ossa e di cui ancora fatico a togliere e sostituirne i pezzi. Forse dovrei lasciare le cose semplicemente così come sono. Comunque leggo le righe riportate sul retro del cartoncino e scorgo la scritta:

Tua ed il nome della persona.

Non nego che rileggerlo a distanza di 8 anni è ancora un tuffo al cuore, dove  immergendomi dentro capisco che sono alla ricerca di quel tipo di legame profondo e carnale che mi lega ad una persona.

Omissis .


Tralasciato.

Domenica 22 Novembre mando un SMS per descrivere un momento che mi ha colpito, assieme ad una parentesi per iniziare a parlare in maniera confidenziale. La risposta altrui contiene quello che interessa, non corrispondente alla parentesi aperta che viene ignorata con l'omissione. Ignorata e  tralasciata, la si lascia scorrere via nel silenzio. Perché?   

giovedì 26 novembre 2009

Sminatore .


Frasi, concetti, discussioni, parole, persone, eventi, luoghi, storie : mine depositate in passato da me o da chi mi sta accanto, pronte a saltare. Ci vivo e mi ci muovo, a volte con pazienza altre no.
Quando ho pazienza riesco a snidarle e disinnescarle. Con calma, pensandoci un po su, scrivendo, raccontando, condividendo, pensando ad altro, ridendo, disegnando, in pratica un bel kit di Sminatore ben fornito.
Quando sono preso dalla smania mando all'aria tutto, mi tolgo le protezioni trovate, gli strumenti affinati e tutto il kit,  per mettermi a correre per il campo .
L'effetto di una corsa a piede libero in un campo minato? Mi salta in aria il cervello in mille pezzi. Capita..


L'immagine appartiene al rispettivo proprietario.

Come il mare .


Bis.

Venerdì 20 Novembre del corrente anno incontro una cara persona, molto importante per la mia vita.  Paragonabile ad un pezzo di cuore che da un giorno all'altro ti cade nella tua vita e non vi esce più perché diventa parte di te.
Quando ci vediamo esce fuori una delle nostre lunghe discussioni, aperta da una rosa regalata e da un sedersi comodi su una panchina per un paio di minuti. Paio che diventano decine e decine di minuti. Mani nelle mani, occhi fissi sull'altro ed il cuore aperto per parlare.
Tra le tante cose dette, tra cui errori, sbagli, personali, aiuto, ascolto e qualche  buon consiglio, la mia amica mi dice una delle tante cose che mi è entrata nel cuore e farà parte della sua parete per sempre:

Sei come il mare. Vasto, profondo, arrabbiato, movimentato, dinamico e non ti si può legare o incatenare, perché con il mare non lo puoi fare.

Parole che ti entrano dentro, mescolandoti, rendendoti felice e pauroso allo stesso tempo, perché non pensavi che una persona ti potesse capire così bene entrando nel tuo intimo e tirandolo fuori, con una naturalità disarmante.

mercoledì 25 novembre 2009

Messinisismo .


E poi ?

Era il 25 Settembre del corrente anno, mi trovavo nel capoluogo di Regione per un corso di formazione. L'incontro raccoglieva persone un po da tutta la Sicilia: Enna, Catania, Agrigento, etc. tra cui Messina e Provincia.
Durante il convegno accade un problema tecnico al PC del formatore, il quale  informa i presenti che il mezzo in questione è il suo, dato che non era stato possibile fornirgliene uno lavorativo. Appena finita la frase, si alza baldanzosamente dalla sedia un Messinese  che comincia a fare il suo show:
Ma come è possibile che ti mandano senza PC. Ma è inimmaginabile che tu debba usare il tuo Computer per farci il corso! Ma chi è il tuo superiore? Tizia?
Sfoderando come un pistolero il suo cellulare, lo apre, mima il richiamo dell'agenda e continua:
Ora la chiamo, gliene dico due io, non è possibile questa situazione.
La formatrice ( sveglia e navigata ), sorpresa ed incuriosita lo osserva come si possa guardare un orangutango  muoversi dentro la gabbia, non muove un labbro ed attende che termina lo show. Finito il fiume torrenziale di parole, il Messinese chiude il cellulare, lo ripone nella tasca da cui l'aveva estratto e si siede a posto chiudendo la pantomima con un:
Ora la chiamo io.
Secondo te, caro navigante, alla formatrice è giunto il PC? Certo che no! E' giunta la telefonata al superiore? Certo che no! Abbiamo perso tempo? Certo che si! Il succo del discorso, dell'esempio raccontato riguardo al Messinisismo è fare chiacchiera e BASTA, dal cui discorso poi non si evince nulla se non uno stordimento generale, mal di testa e le idee più confuse di prima.

Argomenti biscottosi.


Capita di trovarsi a discutere su argomenti difficili: aborto, mondo interiore, vita sentimentale, emozioni, sensazioni, donazione di sangue ed organi, malattie mentali, problemi personali etc. Tutti argomenti dove è facile combinare danno  ( a volte irreversibile ), perdere il filo del discorso e sprofondare da altre parti.
In queste occasioni è come camminare sui biscotti: fragranti, fragili e scricchiolanti sotto i piedi. Ad ogni passo/parola fatto/emesso senti il Crick – Crack sotto i piedi, con il rischio che si sfondi il pavimento e cada.  

martedì 24 novembre 2009

Profumiera 06 .


Il parlare della profumiera può essere poco chiaro ed allusivo. Il discorso è nebbioso, composto da frasi senza senso compiuto, pieno di finestre aperte dove si può capire tutto e niente.
La frase può essere troncata all'improvviso, lasciando  tutto in aria, aumentando la sfumatura del discorso.
La nebbiosità del discorso che ne esce fuori non permette di capire cosa si stia dicendo, per cui ci si affida ai sentimenti, ma questi sono invasi dai messaggi allusivi , per cui pensi che alludano all'ambito sessuale.. Mentre invece si parla di altro. 

lunedì 23 novembre 2009

Randagio per le strade di Palermo .




 

Assaggi e scorci di città .

Il bello di Palermo è che ti metti in strada e c'è tutto da scoprire, posti, luoghi, strade, piazze, ogni cosa trabocca di storia ed è un piacere immergervi. Basta poco per gustarsela: uno zaino con fazzoletti ed acqua, biglietti dell'autobus, una macchina fotografica comoda e pronta a scattare senza dare troppo nell'occhio e tanta curiosità.
Le belle cose sono sotto gli occhi, ma attenzione:  ce ne sono anche di brutte.. e tante. Gambe in spalla e pronti ad immergersi in un città carica di colori, odori, sapori e pronta ad esser toccata con mano.
Proprio una bella esperienza.

Assunzione di cibo .





Mangiare – mangiare – mangiare ...

Navigando su internet mi è capitato di approdare su un sito di una cooperativa sociale per servizi ai bambini delle scuole elementari. Tra i tanti obiettivi  socio – sanitari prefissativi dai professionisti aderenti, ve ne era uno che mi ha colpito:

Favorire la consapevolezza dell’assumere cibo nella giusta quantità per superare eventuali comportamenti compulsivi e compensatori.

Una bella frase che dice tutto e niente. Niente per chi non si bagna dell'acqua compulsiva e compensatoria, tutto per chi di queste acque ne è immerso.
Capita.

giovedì 19 novembre 2009

Halloween .


Di 5 anni fa.

Correva l'anno 2004, dopo numerosi sacrifici alla tenera età di 24 anni riuscii a rialzarmi e a camminare nuovamente . Una sera un ex compagno di classe mi suggerì di festeggiare Halloween a Itala nel locale “Villa Pietra Rossa”. Non avevo impegni ed avevo voglia di cambiare aria, accettai di conseguenza. La proposta era a cavallo di troia, con celata/e fregatura/e.
Innanzitutto l'auto, non ce l'aveva nessuno ed io fresco-fresco di mezzo appena preso ( dopo 18 anni di catamarano ), mi si venne a scassare le palle finché non la presi tra raccomandazioni ed anatemi dei miei .
La seconda fregatura era nella ripartizione delle spese, nessuno voleva mettere mano al portafogli, dissi chiaro e tondo che io soldi da buttare nel cesso per far divertire gli altri non ne avevo, o si ripartivano le spese o per me potevamo starcene belli e buoni a casa. Dopo esser stato accusato di essere veniale, attaccato ai soldi e polemico, ci fu la colletta con la ripartizione delle spese: 2 si facevano carico del diesel, mentre io ed un altro pensavamo all'autostrada ( pessima accoppiata ).
Partiamo belli e pimpanti per il capoluogo a prendere l'unica “femmina” della comitiva. Preso il doppio cromosoma XX usciamo allo svincolo di Tremestieri.
Mi arrampico con la macchina nuova – nuova per vicoli e vicoletti, mentre l'altro con cui facevo coppia a pagare l'autostrada era eccitato come un sorcio a cui avevano appena dato un tozzo di cacio ( la femmina ). Ricordo che non volevo rovinarmi la serata più del dovuto, per cui scelsi di lasciar scorrere le cose.
Prima di entrare nel locale di fece una lunga sosta all'auto. La femmina del gruppo si sistemò il vestito e i tacchi a spillo neri da cui spiccavano i coloratissimi calzini a righe, prese una busta di plastica.    
Tirò fuori una bella bottiglia di Tequila, sale, coltello e rivolgendosi ai maschietti disse:
Come facciamo? Mi sono scordata i limoni a casa.
Quello con cui facevo coppia per pagare l'autostrada/eccitato come un sorcio datogli un soldo di cacio, iniziò a squittire non so che cosa, gli altri 2 avevano gli occhi pieni di smarrimento sul da farsi. Io mi guardai intorno e notai che eravamo parcheggiati sul bordo di una strada che tagliava in due un agrumeto.
Pensai:
Sarebbe il colmo se non trovassi un limone nel bel mezzo di un agrumeto   
siciliano.
Mi scostai dalla comitiva in preda al panico e mi avventurai tra gli alberi. Tornai con un paio ( forse anche più ) di limoni. La femmina del gruppo fu contenta, i due placarono lo sgomento, mentre il sorcio con cui facevo coppia saltellava tarantolato.
La femmina iniziò a preparare il primo giro di Tequila. Mandammo giù tutto di un fiato, la gola mi bruciava peggio del Rum e nel giro di pochi secondi l'alcool mi andò alla testa. Mi domandai:
Ma se mi ubriaco, chi la porta l'auto? Ma sopratutto come faccio se mi dovessero fermare?
Mi guardo attorno e vedo uno della coppia caricare bicchieri di Tequila senza freno seguito dalla femmina, il sorcio bere smodatamente, l'altro preso dall'alcool. Dissi tra me e me:
Ecco l'altra fregatura, non mi posso ubriacare se voglio portare indietro l'auto nuova a mio padre.
A malincuore, con una coscienza ancora troppo vigile e poco annebbiata dai fumi, dovetti chiudere il rubinetto dell'alcool.
L'allegra comitiva quasi tutta brilla, tranne me, fece direzione barcollando verso il locale da cui uscivano  note di disco – music .
Staccato il biglietto e varcata la soglia, una marea di ragazzi e ragazze dislocati su più piste da ballo si mostrò al nostro cospetto. Mi guardai intorno e notai un piccolo particolare: Erano tutti minorenni, se avessero avuto 18 anni era un miracolo. L'idea di conoscere qualcuna oltre la femmina del gruppo svaniva (altra fregatura nascosta) e mentre focalizzavo il concetto nella mente, la femmina della comitiva veniva marcata stretta dal Sorcio.
Quello che aveva tracannato Tequila a tutto spiano era in uno stato beato di menefottoebbasta dicendo continuamente “L'alcool non mi fa effetto”, l'altro con cui faceva coppia se ne era sgattaiolato a fumarsi un bel Joint per amplificare l'effetto sballato, io al mio solito rimasi a domandarmi:
Perchè?
Provai ad avvicinarmi alla femmina del gruppo, ma lei non mi cagava di striscio, oltre che il sorcio le si era attaccato di sopra. Questi due si baciavano, ballavano, un altro po scopavano sulla pista, con la femmina interessata a fare un Ménage à trois con il Sorcio ed il Tracannato di Tequila. Il Tracannato ripeteva “L'alcool non mi fa effetto” e rifiutava le proposte della femmina con un menefottoebbasta, il sorcio cercava di farsi strada, ma non trovava spazio. Pensai tra me e me di propormi, ma segò di brutto la proposta. ;ollai tutto e me ne andai in giro.
Girovagai per il locale, vedendovi ragazzine e ragazzini presi dall'euforia del ballo adolescenziale. Luci sparate sulla folla, fumi ed effluvi mischiati nell'aria. Percorsi il locale in lungo ed in largo senza trovare un cazzo di posto dove ballare o trovare qualcuna di interessante.
Il tempo scorreva, il Tracannato continuava a ingurgitare alcool e ripetere “L'alcool non mi fa effetto”, il Sorcio era attaccato alla femmina, la femmina non mi cagava di striscio ed il terzo aveva finito di farsi la canna.
Non saprei dire quanto tempo passò, ma mi ricordo che ci ritrovammo seduti su delle sedie di metallo smaltate di bianco nel giardino del locale. La femmina sulle gambe del Tracannato sempre più di la che di qua e ripetente la solita frase “L'alcool non mi fa effetto”, il Sorcio con la morte sulla faccia perché la femmina non lo cagava di striscio, mentre era interessatissima al Tracannato ed al Fumato. Mi avvicinai al gruppetto con una sedia per parlare un po, mentre i coglioni mi giravano a 1000.
Manco vado a sedermi, che il Tracannato vomita pure le budella per terra, il Sorcio inizia a squittire, la femmina strilla, il fumato se ne fotte. Io mi domando:
Che c'è da fare?
Risposta:
Acqua, spazzolone e fazzoletti.
Chiedo alla femmina se ha qualcosa a portata, mi risponde male. Mi alzo velocemente alla ricerca del necessario: acqua e fazzoletti ( pensando alla povera auto nuova ).
Convinco quello del BAR a darmi una bottiglietta e fazzoletti, facendomi seguire da un cameriere con il mocio. Arrivo con il necessario e la situazione si normalizza, tra me e me spero : E cazzo! Se non me la da stavolta, allora la femmina ce la deve avere per forza con me!
Sistemiamo tutto, mi carico sulle spalle il Tracannato e lo avvio all'auto, mentre il sorcio squittisce e saltella dicendo: Se vuoi guido io, se vuoi ti aiuto io, se vuoi ti do una mano etc. etc. Gli avrei sparato un siluro di vischio per ratti dentro al buco del culo.
Preso un panno vecchio e sporco nel bagagliaio dell'auto, tra 1000 reticenze di tutto il gruppo con frasi: ma perché lo devi mettere? Ma non lo vedi che ha vomitato tutto? Ma dai che te la pulisco io ( la femmina)  se vomita. Ma è sporco? Ma lascia stare etc. etc..
Sono arrivato. Esco fuori un ghigno con la bava alla bocca e dico: L'auto è mia e decido io. Se volete decidere voi la prossima volta portatevi la macchina e ne parliamo. Io questo che vomita non lo voglio in auto. Finalmente scende un silenzio tombale . Giro l'auto, facciamo salire il Tracannato, salgono gli altri e ci avviamo verso l'autostrada.
A 100m dallo svincolo dell'autostrada intravedo un posto di blocco dei carabinieri, faccio un breve calcolo:
1 è ubriaco fradicio. Il Fumato è fumato, ubriaco e senza maglietta ( per averla data al Tracannato ). Io ho bevuto. Se mi fermano mi portano in questura e sequestrano l'auto.
Prego affinché non ci fermino. Qualcuno lassù mi pensa e vedo i caramba fermare l'auto dopo di noi. Che culo e che altra bella fregatura!
Vado sparato in autostrada, mentre il sorcio è avvinghiato a pomiciare con la femmina e pretende di spaparanzarsi con i piedi sulla moquette dell'auto e comandare che musica mettere. Lo brucio con una frase come un pezzo di pane vecchio nel forno, zittendolo.
Mi arrampico per delle stradicciole costeggianti le fiumare di Messina e scaricare a casa la femmina. La mollo subito senza quasi un ciao, lei mi domanda:
Ce l'hai con me Fabio?
Le rispondo:
Di certo non ho avuto una bella serata e mentre tenevi tutti in considerazione a me non mi hai cagato di striscio.
Senza aspettare replica volto le spalle e me ne vado. L'auto è a debita distanza quando dallo specchietto retrovisore la femmina cerca in strada le chiavi di casa.
L'avventura continua con me che guido fino a Milazzo. Al casello il Sorcio che doveva pagare l'autostrada fa finta di dormire profondamente pur di non pagare , il Tracannato è in uno stato di oblio, il Fumato mi dice di non avere soldi e di non svegliare il Sorcio, dietro suonano, arrivo alla conclusione: Pago io..
Mi incazzo e dico chiaro e tondo che io auto non ne metterò più, dato che questa esperienza è finita con una serie di fregature.
Da quella sera  me ne sono andato a ballare solo 1 altro Halloween, ma questa è un'altra storia  

giovedì 12 novembre 2009

Il Blog .


Un lamentatoio.

Ripasso in fretta le pagine del Blog, una breve carrellata di eventi fermati con immagini, filmati, musica e tanto scritto. L'idea originale del Blog era un punto di partenza per ritrovare e coltivare quel mio lato un po folle che mi porto dietro. Lato che porta vantaggi e svantaggi, evidenti, qui riportati e leggibili. Quella parte un po spensierata ed un pizzico euforica, che poteva portare a fare tante cose, ma di cui ho preso con il tempo le distanze, perché portante anche molti problemi.
Con il tempo si è trasformato in un raccoglitore di lacrime, lamenti, dispiaceri e poca roba positiva. Mhà... 2 Palle....

Momenti pieni e momenti vuoti .

Vita ad Emmental .

Ci sono momenti della vita, siano essi pochi secondi, minuti, giorni, settimane, mesi, anni o lustri, in cui il mondo intorno scorre, la vita c'è, ma è fuori di te scivolandoti di sopra, senza che essa riesca ad entrare dentro ed attraversarti. Si crea una situazione di vuoto, freddo, solitudine, dove si è poco presenti.
Dall'altra parte vi sono dei giorni pieni, caldi, con il sole, in compagnia, dove la vita passa attraverso te, ti scalda, ti riempie, sei parte integrante e sei presente .
Altri giorni ti guardi indietro e vedi che la vita è a zone, punti piena e sei presente, parti vuota e sei assente. Ti ritrovi con una bella forma di Emmental tra le mani, di cui ne vai non troppo fiero, perché i giorni vuoti, mangiati, sono andati e nessuno più te li riporterà .  

mercoledì 11 novembre 2009

Effetto Spugna .

Assorbo e poi mi strizzo.

Tra i tanti “pregi” della sensibilità, vi è quello di riuscire a trovare spazio nel proprio mondo interiore anche per gli altri. Forse più che sensibilità si parla di timidezza, ma comunque si ha l'animo disposto in modo tale da poter accogliere al proprio interno tantissime cose di chi ti sta accanto.
Finché si parla di pregi altrui ( rari come i personali ), abbiamo una voce in positivo del bilancio, ma quando si parla dei difetti di chi ti sta accanto ( tanti come i propri ), la questione si complica e diventa difficile.
Quando sei solo con te stesso ed inizi a muoverti per i fatti tuoi, ti senti come appesantito, stordito, infastidito, alterato. I passi segnati sono faticosi, pesanti, perché senti sotto – sotto dentro di te della zavorra, ma chi ce l'ha messa? La sensibilità, quella finestra sempre aperta verso il mondo contemporaneo nel contesto del muro della riservatezza. E ti ritrovi carico di tante idee, pensieri, parole, emozioni, azioni, coazioni, fisime, turbe, idee ridondanti altrui, oltre le ovvie proprie.
Che fare a questo punto? Bella domanda.
La cosa logica ma non conseguente, è iniziare a spremersi, buttar fuori, rilasciare, allontanare quello che si ha dentro. Come ? Semplice, pensando (non troppo), parlando (in compagnia), scrivendo (in un diario), disegnando (provandoci), fotografando (basta un semplice cellulare), telefonando (W la 0 Limits), “messaggiando” (W per la seconda volta la 0 Limits ), “bloggando” (ecco il post), digitando ( e-mail for-ever ), scendendo in piazza (sia essa analogica che digitale), uscendo di casa a fare quattro passi, viaggiando (c'è un'isola da scoprire), progettando (magari una stanza dove andare a starci), riparando (mobili vecchi), riciclando (dando nuova vita a quello che per altri è morto) e tantissime altre cose.
AVE ATQUE VALE

mercoledì 4 novembre 2009

Messina .


Si può chiamare Città?

Il mese di Ottobre si è concluso con un bazzicare e camminare per i vicoli di una Palermo eterogenea, aperta, commerciale, attiva, intraprendente ( per uno di una provincia assonnata ), piena di iniziative culturali, dinamica e propositiva, praticamente una Città.
Dall'altra parte dell'isola, nella provincia in cui risiedo, il capoluogo è Messina, struttura urbana che si prefigge il nominativo di “città”, forse per quello che fu  in passato, piuttosto che quello che è ora.
Un elemento che depone a sfavore del vedere Messina come città è l'organizzazione toponomastica: si parla di Villaggi e non di Quartieri.
Il quartiere è l'unità cittadina delimitata e funzionale, dotata di servizi sul territorio, che possono andare dai luoghi di culto, alla storia del posto, negozi, scuole, monumenti, farmacia, laboratori, mezzi pubblici, facendo parte della città stessa. Per quanto riguarda l'appellativo  Villaggio il discorso cambia.
Il Quartiere è percorso da linee urbane che lo attraversano legandolo e collegandolo ad altri quartieri, al centro cittadino ed al resto della città.
Nel caso del Villaggio il servizio pubblico lo deve raggiunge. Ciò premette che l'agglomerato urbano è staccato dal resto, isolato e ci si deve arrivare: arrampicandosi o scendendovi, quindi una struttura a se stante e scollegata.
Il Villaggio è un agglomerato di case senza una loro organizzazione spaziale, se non di esser disposte intorno alla piazza principale ( a differenza del quartiere che può contenere più piazze) o magari esser attraversato da una sola strada per tutta la lunghezza dello stesso ( il quartiere ha più strade che lo attraversano e si intersecano tra loro a formare una trama).
Il quartiere ha una sua identità storica, che affonda le origini sulle vecchie maestranze o lavoratori ivi residenti, con particolari eventi accadutivi ricordati con le proprie tradizioni; il villaggio è un gruppo di persone trasportate in un territorio a colonizzarlo, senza tanta memoria ( magari non si sa nemmeno il significato del nome dove ci si trova ) e che ancora si deve amalgamare.
Per quanto concerne i luoghi di culto per i cristiani il primo punto di unità macro-sociale è la chiesa, struttura presente in numero singolo o superiore all'interno del quartiere come punto di aggregazione. Nel villaggio non è detto che sia presente un luogo di culto, nel caso in cui mancasse ne verrebbe meno la funzione aggregante .
Per non voler limitare il discorso ad una osservazione parziale, rimando a fonti di toponomastica al di sopra delle parti. Collegandosi su Wikipedia è possibile vedere le Circoscrizioni di Messina e l'organizzazione in Villaggi e non Quartieri. 
Faccio un primo esempio, nella Circoscrizione II troviamo il Villaggio CEP. Toponomastica accertabile da una bella pagina obiettiva su Wikipedia, consultabile al sottostante link:


O per portare un altro esempio, nella Circoscrizione III abbiamo il buon “Rione/Villaggio Aldisio”, sempre consultabile sulla imparziale Wikipedia:
Da questi primi elementi socio/architettonici e culturali scritti di getto, ce ne sono tanti altri che mi sfuggono, vuoi per ignoranza personale, per formazione  appartenente ad altro campo, per tempo. Il concetto che voglio comunque focalizzare è : Messina è un agglomerato di Villaggi e non un incastramento Quartieri, declassando di conseguenza la struttura cittadina ad un gradino tutto suo che sta tra la città ed il macro-villaggio quale appunto è Messina stessa..

giovedì 29 ottobre 2009

Sensibilità .

Una finestra sempre aperta .

La sensibilità è una brutta bestia, ha pregi e difetti. Ti permette di riuscire a comprendere un pizzico prima degli altri cosa vuol dire chi ti sta di fronte, nel bene e sopratutto nel male, ti da il quadro della situazione chiara prima degli altri senza filtri, le parole arrivano dentro al cervello senza tappe di pausa, tutto scorre velocemente dentro di te sia in positivo che in negativo.
E' come una piccola finestra nel muro sempre aperta, sia con il bel tempo che con il cattivo tempo, da cui ci può passare di tutto. Emozioni positive e negative, sentimenti belli e brutti, sensazioni calmanti e destabilizzanti, impressioni costruttive e distruttive, praticamente un canale di accesso costante al proprio mondo interiore.
Si può pure mettere il lucchetto alla porta dell'entrata principale, come in foto, ma la finestrella nei pressi resterà sempre aperta.  
Ricorda un po la “finestrella della morte” che c'era nelle case antiche. Consisteva in una finestra di piccole dimensioni, tali da poter esser lasciata sempre aperta e non far passare nessuno, sita vicina alla porta di entrata dell'abitazione. Posizionata in modo che da essa non si riuscisse ad aprire l'uscio della casa, e qualunque cosa accadesse all'interno doveva restare sempre aperta.
L'apertura costante della finestrella era in funzione del sopraggiungere improvviso della morte di un componente della famiglia. L'anima del defunto lasciato il corpo terreno, doveva volare via dalla casa.
Qualora l'anima avesse trovato la porta di casa chiusa, sarebbe restata nella casa, infestandola come fantasma. Per ovviare a questa possibilità apotropaica, era buona abitudine costruire vicino alla porta e lasciarla sempre aperta la finestrella in questione, con il compito di far volar via l'anima dei morenti all'interno della casa. Da questa premessa il nome: Finestrella della morte.
La sensibilità è possibile paragonarla ad una finestrella della morte: sempre aperta nel muro della riservatezza, da cui possono entrare ed uscire sempre tante cose: pensieri, parole, frasi, discorsi, gesti. Entrano e vanno a colpire direttamente, senza freni o smorzature.

mercoledì 28 ottobre 2009

'68ini .


Razza tossica .

Breve telefonata con un caro amico che si è fatto il '68 a Torino.
Informato di un urgente ordine da portare a compimento, visto che il bene in questione è agli sgoccioli, risponde uscendosene con una bella idea: 'ntartarata ( ndt. Tartarica ), faticosa e che nessuno ha portato a compimento fino ad oggi ( nemmeno lui ) e meravigliosamente me la vuole scaricare.
L'idea è di non fare l'ordine con la solita ditta con cui abbiamo già il canale di comunicazione, ma vai Tu (cioé Io) in un'altra città vicina, parla Tu (cioé Io) del primo ordine in questione con l'altra azienda che si trova lì, aggiungigli Tu (cioé Io) un secondo ordine ( di cui nessuno si è preso la briga di evadere ) e fammi sapere.
Faccio gentilmente notare che ora come ora tempo non ne ho, così come lui si è fatto promotore della bella idea la porti avanti lui stesso, in modo da poterla realizzare visto e considerato che di tempo sono a corto e che sto seguendo altri progetti.
Morale dell'esperienza: I '68ini sono persone che vomitano belle idee, stupende ed esaltanti, ma come tali non si prendono la responsabilità delle stesse  nel realizzarle, limitandosi semplicemente a delegare/scaricare ad altri per restare seduti sulla sedia ad attendere i risultati da criticare.
Come dice il buon Ministro della Paura di Antonio Albanese: “Ecco dove nasce la violenza”.

giovedì 22 ottobre 2009

Il bozzolo che ti sei ricavato .

Storia iniziata quando lei aveva 14 anni e lui 21, lui sembrava un uomo a gli occhi di lei  ragazzina. Con il passar del tempo invece di andare avanti, crescere e maturare lui è rimasto fermo ed invischiato tra problemi personali e familiari .
Al momento del passaggio dall'adolescenza all'età adulta, quando vi è l'addio al quotidiano delle scuole medie superiori fatto di videogiochi, PC, amicizie totalizzanti, si apre un buttarsi giù, con una nuova vita che stenta a decollare.
Il passaggio non è facile e si resta fermi, il capitolo Università viene chiuso e quello che resta è la storia iniziata prima.
Vuoi mandare avanti la storia sulle stesse basi di prima di quando lei era una ragazzina, senza cambiare molto, lasciando le cose come sono, ma puoi portarla avanti fino ad un certo punto, poi lui ma sopratutto lei cambiano. Si vuol crescere, ci si vuol confrontare con il nuovo, capire dell'altro, vedere le cose in modo differente, cercare flessibilità e libertà. A queste nuove necessità si risponde con un modo di stare assieme che è lo stesso, bella risposta lungimirante.
Quanto potrà durare questa situazione ? Un altro anno? Forse altri 6 mesi? Il fatto è che ci sarà lo schianto del bozzolo che si romperà e non voglio essere nei paraggi quando ci sarà la botta.


domenica 11 ottobre 2009

Piango


Sulle note de “The Connells - '74-'75” .

Sulle note dei “The Connells - '74-'75” .

Sistemavo il vespone per partire, quando con in fondo alla folla riconobbi i lunghi capelli di un colore già noto, che riconoscerei tra migliaia di varianti simili tra esse. Mi volsi dall'altra parte per non guardare, troppo male mi faceva vedere, con la coda dell'occhio vidi che eri in compagnia e spero per te ti porti allegria.
Me ne andai con il cuore colmo di tristezza a far sgorgare lacrime tenute dentro da tanto tempo.
Presi la moto e cercai un posto dove far sgorgare le lacrime di un lutto, lacrime che finalmente trovano spazio tra le trame di una vita troppo serrata .
Scappai alle pendici di un monte, pensai e piansi.
Piango, piango, piango la morte di un amore di gioventù che mai più tornerà, piango questo amore adagiato su un letto di petali di rose rosse sostenuto da una barca di vimini bianco. Piango un amore che vedo allontanare sulle onde del mare, mentre un tramonto mi permette di salutarlo nella direzione dei ghiacci del passato. Ghiacci che questo amore potrà custodire nel tempo e lì far restare, senza esser infangato o rovinato dal presente.
Ti amai, ti amai tanto, di un amore giovane, spontaneo, speranzoso.
Speravo di portarti all'altare nella stessa chiesa dove i miei bis-nonni si congiunsero a nozze.
Speravo che tu mi potessi far diventare padre.
Speravo di vederti cullare il nostro pargolo all'ombra delle fronde dell'ulivo secolare piantato dai miei avi, mentre la brezza marina salita dal mare scostava le fronte della quercia e scompigliava le tue ciocche. Proprio lì dove ci amammo. Speravo di vederti far nascere la nostra prole nel mare della nostra terra, per poterla accogliere con tutto l'amore che essa ha.
Speravo di alzarti tra le mie braccia la prima notte di matrimonio e farti mia. Speravo di aver lunga progenie dal ventre tuo.
Speravo che mia avessi potuto accogliere nel cuore della notte e fatto da donna, da compagna, da moglie, da amante.
Speravo tutte queste cose con una incoscienza  da giovane. Giovane che sperava che almeno per una volta la vita girasse per il verso suo.
Speravo – speravo- ma non mi rendevo conto che lei tutto questo non lo voleva, perché cosa lei veramente voleva in cuor suo non l'ho saputo, non lo so e non lo saprò.
Piango questo lutto e non me ne vergogno.


mercoledì 7 ottobre 2009

Le formiche al cervello .


Registro degli appunti orali. Squilla il cellulare un paio di volte, sono in serie Cettina e Paolo, cerchiamo di risolvere problemi su problemi circa la raccolta al Liceo.
La discussione si fa serrata, le impressioni si fanno strada e tutto finisce con una bella risata circa le problematiche incontrate. Gli appunti vengono interrotti, ma chiudo la telefonata tutto eccitato e contento: ieri ed oggi non dicevo fesserie circa l'assurdità in cui mi sono trovato a fare le campagne di sensibilizzazione a scuola e siamo riusciti a risolvere un problema con la provinciale.
Mi fermo un attimo, ebro e stordito.
Cerco di rilassarmi e sento un formicolio in testa, al cervello, come se avessi le formiche che ci camminano sopra. Penso tra me e me se è uno di quei momenti che preludono alle impennate di attività di cose da fare, seguite da momenti neri di sconforto e stanchezza.
Voglio fermare il momento con questo post ed una immagine che faccia sorridere della sensazione soggettiva percepita. La prossima volta che mi sento le formiche al cervello faccio qualcos'altro, magari una passeggiata.


Unità Sociale .


L'immagine rappresenta la moneta da 1 €, unità elementare per gli scambi economici, dotata di un potere di acquisto. Fino a qua prendo in considerazione il concetto prettamente economico dello strumento, ma se mi fermassi un attimo a pensare e lo guardassi con occhi sociali, la moneta acquista dei valori in più .
E' una unità elementare che può essere investita in ambito sociale, sanitario, civile, prevenzione  ed in tutti quei contesti dove si possano comprare servizi che a loro volta abbiano degli effetti a breve, medio e lungo termine su gli utenti oggetto dei servizi.
In pratica 1 moneta può essere benissimo una unità elementare di investimento sociale, dove la decisione porta la moneta in oggetto verso un mercato piuttosto che un altro, di conseguenza determinando una influenza su chi vende, su chi acquista e su chi riceve l'acquistato. Il denaro quindi si arricchisce di una componente sociale, diventando strumento di scelta politica ( stiamo alla larga dai discorsi estremi o estremizzati ).
Se decidessi di investire 1 € nell'acquisto di un'auto a basso impatto ecologico piuttosto che una ad olio combustibile, farei una scelta economica di investimento in ambito ecologico, cioè politica ecologista.
Se decidessi di investire 1 € nella formazione giovanile, farei una scelta politica di investimento in ambito culturale ottenendo a medio – lungo termine un effetto di elevazione culturale sulla popolazione interessata.
Se decidessi di investire 1 € per rinnovare il vestiario delle forze dell'ordine, farei una scelta politica in ambito di sicurezza.
Se decidessi di investire 1 € per comprare una barretta di cioccolata in un negozio equo e solidale, piuttosto che un prodotto di multinazionale, non solo faccio una scelta di politica sanitaria ( l'alimentazione ), ma anche una scelta politica in ambito etico dove decido di supportare forme di produzione eque.
In definitiva voglio dire che “1€” diventa una unità di scelte politiche, in particolare si apre la strada del controllo collettivo dei processi sociali, dove si può far far prevalere l'interesse e il bene comune sugli interessi privati che in questi ultimi tempi ci hanno condotto ad una situazione sociale, economica, lavorativa ed ambientale tutt'altro che rosea.
Questa non vuol essere un esplicita dichiarazione di abolizione totale o parziale della proprietà privata dei mezzi di produzione, ma semplicemente una finestra per introdurre nei mezzi e modi di produzione l'interesse collettivo come valore aggiunto e da rispettare, fermo restando l'interesse personale al profitto. Senza scordare che il profitto di per se stesso non è un male da condannare, ma un elemento utile per nuovi investimenti in ambito sociale. Signori sto semplicemente delineando in neo – socialismo del terzo millennio, dove l'interesse collettivo è un bene da rispettare ed il profitto un traguardo da raggiungere per ottenere strumenti di politica sociale.

L'immagine appartiene al rispettivo proprietario .

lunedì 5 ottobre 2009

Messina, inferno di fango .



Meno male che Antonio ce ne ha fatto ridere in tempi non sospetti.

Correva l'anno 2007 quando una valanga di fango si abbatte sul lato Ionico della provincia di Messina, in particolare Giampilieri. Polemica a non finire e poi silenzio.
Venerdì mattina accendo la televisione, il caffellatte riscalda i pensieri mentre la televisione annunci una valanga di fango su Messina. Notizie poco chiare, si parla di statale bloccata, linea ferrata chiusa ed autostrada sbarrata. Mi preoccupo pensando che la linea con Palermo possa esser bloccata, poi vengo a conoscenza che l'evento ha colpito il lato Ionico. Penso tra me e me: Di nuovo.
Prendo il treno per Palermo, durante il viaggio arrivano notizie nuove e sempre più nere: morti, case distrutte e pezzi di montagna franati.
Sabato le notizie si fanno brutte, i morti sono oltre 10, i dispersi una trentina, il fango ha sommerso la città di Scaletta Superiore, notizie senza speranza.
Domenica troviamo con Ale la Gazzetta del Sud a Palermo e la compriamo. La prima pagina è da tragedia, fiato alle trombe della polemica dell'annunciato, alla cronaca nera dei morti ammazzati, all'eroismo che cerca di salvare l'impossibile ( e ti tocca quando sai di uno della tua stessa età ), i politici che da avvoltoi si avventano sui cadaveri della sciagura per rilasciare denunce al vetriolo, chiudo il giornale. Sono semplicemente sdegnato da questo modo di fare.
Messina e provincia è una regione ad alto rischio idro-geologico, ha un territorio povero di pianure, le colline vengono disboscate e sventrate da palazzine, i greti dei torrenti soffocati da discariche abusive o ci si costruisce sopra svincoli autostradali, o su gli argini cementati assi di penetrazione urbana. Le foci delle fiumare sono tappate dal cemento armato di palazzine o muraglie di marciapiedi, decenni di speculazioni edilizie di palazzinari senza scrupoli hanno innescato una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
Ieri L'Acquila, oggi Scaletta Superiore e Giampilieri in provincia di Messina, domani a chi toccherà? Quale sarà la prossima bomba eco – edilizia che esploderà, mietendo altre vittime: Casa mia? Casa Tua? Meglio sperare nella casa del vicino?
Siamo tutti chiamati in causa, io il primo perché i danni di questo porcile lo paghiamo Io, tu, egli, noi tutti e decisamente mi comincio a stufare di dover sborsare denaro per tappare con credito sociale di stato voragini speculative capitalistiche/ mafiose.

giovedì 1 ottobre 2009

Le 100 Verità .


Lunedì 6 aprile 2009, non avevo nulla da fare e mi sono sparato una serie di domande particolari, un pezzo di me che qui riporto:

1. ultima cosa che hai bevuto: ACQUA
2. ultima chiamata: CARMELO
3. ultimo messaggio: ALESSANDRA
4. ultima canzone ascoltata: Michael Nyman - The heart asks the pleasure first
5. ultima volta che hai pianto: L'ALTRO GIORNO
6. hai mai frequentato due persone contemporaneamente? SI..
7. sei mai stato tradito? NN SAPREI..
8. hai mai baciato qualcuno e poi ti sei pentito? SI
9. hai perso qualcuno di speciale? PUTROPPO SI
10. sei mai stato depresso? MINCHIA SE NO.
11. ti sei mai ubriacato e poi hai vomitato? NO

ELENCA TRE COLORI CHE TI PIACCIONO:
12. ROSSO
13. ARANCIONE
14. BLU

QUEST'ANNO HAI : ( l'anno lo intendo da gennaio )
15. fatto nuove conoscenze? SI
16. smesso di amare qualcuno? SI..
17. riso fino a piangere? SI
18. incontrato qualcuno che ti ha cambiato la vita? NO
19. capito chi sono i tuoi veri amici? Già da prima
20. beccato qualcuno che stava parlando di te? NO
21. baciato un tuo amico? GAY? No grazie
22. quante persone tra i tuoi amici di facebook conosci realmente? Qualcuna.
24. hai animali domestici? SI, il TOPO!
25. vuoi cambiare il tuo nome? No
27. come hai festeggiato il tuo ultimo compleanno? Tutti i miei cari amici a tavola in pizzeria.
28. a che ora ti sei svegliato stamattina? 7.30
29. che stavi facendo la notte scorsa a mezzanotte? Chattavo
30. qual è la cosa per la quale non riesci ad aspettare? Una risposta ad una domanda.
31. l'ultima volta che hai visto tuo padre? Pochi minuti fa.
32. qual'è la cosa che ti auguri di cambiare nella tua vita? Tante cose.
33. che cosa stai ascoltando ora? Il silenzio della mia stanza.
34. hai mai parlato con una persona che si chiama Tommaso? Si.
35. che cosa ti da su i nervi in questo momento? La gente che per donare attende che gli si presenti il mendicante davanti e potergli fare la carità per salvarlo.
36. la pagina web più visitata? Google... Ovvio :-)
37. qual'è il tuo vero nome? FABIO
38. soprannomi? Fabbione, Fabbiune, etc. etc.
39. Hai in mente qualcuno? Si
40. segno zodiacale? Toro.
41. uomo donna o transessuale? OMO!
42. scuole elementari? Giovanni e Flamino Lucifero - Capo di Milazzo... Per sempre nel cuore :_-)
43. medie? Luigi Rizzo - Milazzo
44. superiori? Una volta era il "Liceo Scientifico A. Meucci" di Milazzo poi l'accorparono.
45. colore dei capelli? Erano castani..
46. lunghi o corti? Rasati.
47. altezza? 1,80
48. hai una cotta per qualcuno? L'ho avuta ed è stato bello.
49. cosa ti piace di te? Gli occhi, le mani ed i piedi.
50. Piercings? No
51. Tatuaggi? NONE
52. sei di destra o di sinistra? Per chi vuol lavorare ed avere regole chiare e condivise.

PRIME VOLTE:
53. Prima operazione? Tonsillectomizzato a 7 anni, poi l'oblio..
54. Primo piercing? Ho detto NO.
55. Primo miglior amico? Livio.
56. Primo sport a cui hai partecipato? Calcio.
57. Primo animale domestico? Pesce Rosso.
58. prima vacanza? Borca di Cadore.
59. primo concerto? 99 Posse.
60. prima cotta? Avevo 11 anni e non gliel'ho mai detto :-)

IN QUESTO MOMENTO:
61. stai mangiando? No
62. stai bevendo? No
63. sei sul punto di? Addormentarmi.
64. stai ascoltando? La ventola del Portatile.
65. stai aspettando? Tante cose

IL TUO FUTURO :
66. vuoi bambini? Se il buon Dio me li manda..
67. vuoi sposarti? Forse.
68. la carriera che hai in mente? Un camice bianco, un ambulatorio in una barracca di fascine sotto una gigantesca quercia ed una marea di bimbi che mi girano attorno sotto un sole d'Africa.

COS'E' MEGLIO :
69. labbra o occhi ? Occhi
70. abbracci o baci? Abbracci
71. alto/a o basso/a? Alta
73. romantico/a o spontaneo/a? Sponteno
74. una bella pancia o belle braccia ? Una bella pancia
75. sensibile o esuberante? Sensibile
76. storiella o relazione seria? Viverla
77. provocatore o indeciso ? Provocatore

HAI MAI :
78. baciato una persona che non conoscevi ? No
79. bevuto un liquore forte ? Si
80. perso gli occhiali o le lenti a contatto? Si
81. fatto sesso al primo appuntamento ? No
82. spezzato il cuore di qualcuno ? Forse
83. avuto il tuo cuore spezzato ? Si
84. ti sei mai ubriacato? Purtroppo ancora no
85. sei mai stato arrestato ? No
86. buttato giù qualcuno? No, ma ne avrei un paio in lista :-)
87. pianto per la morte di qualcuno? Si
88. avuto una cotta per un/una tuo/a amico/a? Si :-)

CREDI:
89. in te stesso ? Il giusto ma senza prendermi troppo sul serio
90. nei miracoli ? Quelli piccoli che quotidianamente fanno gli esseri umani.
91. nell'amore a prima vista ? Una bella droga.
92. nel paradiso? C'è.
93. in Babbo Natale? Nn è passato quest'anno..
94. nel Karma? Prego?
95. nel bacio al primo appuntamento? Capita..
96. negli angeli? Il mio si è suicidato :-)

RISPONDI SINCERAMENTE:
97. C'è una persona che vorresti fosse lì con te? Si
98. hai mai avuto più di un ragazzo/a contemporaneamente? Si
99. hai mai detto a qualcuno che lo amavi e non era vero? No
100. intitolerai questa nota le cento verità? Si .