lunedì 8 aprile 2013

La mia bici .

Una city – bike Atala del 1989 .
Da un paio di anni mi ha ripreso l'idea di andare in bici. Ma un'idea che a poco a poco si è dovuta sfoltire da concetti tossiche quli morire sui pedali e pantagrueliche sudate; la prima mi onorava, mentre la seconda mi faceva sentir vivo. Di queste sensazioni non ne avevo e non ne ho tutt'ora voglia, per cui mi approcciai al velocipede con un'idea: costanza.
La costanza si paga, anche con le delusioni e le soluzioni affrettate. La prima delusione venne quando ripresi tra le mani la vecchia Atala, malridotta dall'eccessivo utilizzo e la poca manutenzione. Inservibile, pensai osservando la ruota anteriore a terra figlia di una camera d'aria distrutta, oltre a tante altre cose da manutenzionare.
La soluzione affrettata fu di prendere la Chiorda, buona per i brevi tragitti cittadini, una trappola per i dolori da lombosciatalgia, a sentirsi i piedi addormentati fino all'intorpidimento sul tragitto del ritorno.
Sentiti i piedi come morti per un paio di volte, mi decisi a manutenzionare la mia bici. Smontai la ruota anteriore e trovai la causa dell'afflosciamento, la valvola di sicurezza era rotta. 
Camera d'aria con 8 riparazioni.
Contando le 8 riparazioni con tip – top dai colori assortiti ( arancione – giallo e pure un pezzo di camera d'aria adattata ) mi ha preso una morsa al cuore, pensando ai Km macinati con lei mi decisi a cambiarla. Trovato il pezzo al Dechatlon, la bici fu traghettata nel nuovo millennio. Per l'occorrenza ho scoperto un modello di camera d'aria con la valvola Schrader o Auto (AV), detta anche Americana, con un requiem per la vecchia ma affidabile valvola tipo italiana. La Schrader ha il "vantaggio" di poter esser gonfiata con il manometro per pneumatici di auto con il compressore. Bello, ho subito pensato, ma non sempre si trova a disposizione un compressore per gonfiare il pezzo, mentre una pompa per bici si. Tempi nuovi.
Smontando il copertone anteriore, alla successiva prova su strada dopo la riparazione notai che il pezzo era andato. La gomma era piena di screpolature, si attaccava alla ribava del cerchione, l'elasticità era andata ed il battistrada era liscio. Feci un nuovo giro dei fornitori, ma dovetti approdare nuovamente al Dechatlon, dato che l'Ipercoop languiva di ricambi.
Tornai a casa e montai il nuovo copertone, elastico, teso e robusto, manovrai un po prima di montarlo correttamente. 

 
La successiva prova su strada dovette esser rinviata, il sellino si era spaccato e non mi andava di salire in sella alla bersagliera Fantozziana. Avevo già adocchiato un nuovo sellino tra i 2 negozi, optando per il modello medio dell'ipercoop con un costo prezzo / benefici favorele. Preso il sellino e montato, testai su strada. Riuscii a correre per 20 minuti, arrivando a lambire le sponde del fiume Mela.
Sulla strada del ritorno notai che i freni dovevano esser equilibrati, data l'insufficienza di frenata dei pattini anteriori. Stavolta mi procurai uno scatolone di cartone che aperto e taglaito avrebbe accolto come un letto la bici. Nelle sessioni di riparazioni precedenti avevo sofferto della disomogeneità del piano di appoggio della citybike, pronta a cadermi ora di sopra o in fuori appena l'equilibrio precario veniva meno.
Il cartone per la messa a punto dei freni non mi servì molto, ma per le riparazioni successive assolse ed assolve tutt'ora il compito. Aggiungo che ha una foratura tipo maniglia che facilita la presa e la distesa per terra, per cui mi posso ritenermi soddisfatto dell'invenzione da riciclo/riutilizzo.
Messi a punto i freni e provata la bici nuovamente in strada, tornai al garage. La appoggio sul cavalletto, volgo le spalle per aprire la saracinesca e sento un patatrack. Il cavalletto non ce la fa a tenere la bici, ritrovandola rovinata per terra. Da manutenzionare. Fortunatamente, mentre cercavo i pezzi nel reparto bici tra gli scaffali dell'Ipercoop, notai i cavalletti esposti. Quando mi recai nuovamente al Supermercato, ne presi uno e lo montai sulla bici. Andava bene, anche troppo, dopo aver smontato il precedente, pulito il telaio e l'alloggiamento, il cavalletto scattava e supportava la bici con decisione. Perfetta.
Ora è un paio di giorni che vado in bici, le manutenzioni si sono susseguite con scadenza quasi regolare, una stretta ai bullorni, una controllata alle luci, un'oliata ai dadi, una gonfiata alle ruote, il recupero della borraccia per la bici etc. La perfezione è difficile da raggiungere, specialemnte con una signora maggiorenne che va per i 20 anni di vita e a cui è stato tolto già il primo rocchetto della ruota posteriore, con l'incredulità dipinta nello sguardo del meccanico, del tipo "Ma fusti tu?".
La messa in strada della bici ha visto le seguenti spese fatte con occhio attento, un po volto alla qualità senza fronzoli ed un po rivolto al risparmio fatto di scegliere pezzi non all'ultima moda ma funzionali.
In pratica ho speso:
Sella 8,90 €
Cavalletto 4,90 €
Copertone 8,95 €
Camera d'aria 3,00 €

Con una spesa totale di 25,75€ sono riuscito a rimettere in strada la mia vecchia ma fidata Atala.
Un piccolo fremito di gioia ed orgoglio ora mi prende, un po per la costanza dedicatagli ed un po per aver affrontato la riparazione del velocipede da me, un po per la speranza di riuscire a camminare a lungo su di essa e poter sentire nuovamente il vento in faccia quando pedalo ed il sole che mi accarezza tutto il corpo nei momenti in cui l'intorpidimento mi prende.
Speriamo..