Una
city – bike Atala del 1989 .
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Da
un paio di anni mi ha ripreso l'idea di andare in bici. Ma un'idea
che a poco a poco si è dovuta sfoltire da concetti tossiche quli
morire sui pedali e pantagrueliche sudate; la prima mi onorava,
mentre la seconda mi faceva sentir vivo. Di queste sensazioni non ne
avevo e non ne ho tutt'ora voglia, per cui mi approcciai al
velocipede con un'idea: costanza.
La
costanza si paga, anche con le delusioni e le soluzioni affrettate.
La prima delusione venne quando ripresi tra le mani la vecchia Atala,
malridotta dall'eccessivo utilizzo e la poca manutenzione.
Inservibile, pensai osservando la ruota anteriore a terra figlia di
una camera d'aria distrutta, oltre a tante altre cose da
manutenzionare.
La
soluzione affrettata fu di prendere la Chiorda, buona per i brevi
tragitti cittadini, una trappola per i dolori da lombosciatalgia, a
sentirsi i piedi addormentati fino all'intorpidimento sul tragitto
del ritorno.
Sentiti
i piedi come morti per un paio di volte, mi decisi a manutenzionare
la mia bici. Smontai la ruota anteriore e trovai la causa
dell'afflosciamento, la valvola di sicurezza era rotta.
Camera
d'aria con 8 riparazioni.
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Contando
le 8 riparazioni con tip – top dai colori assortiti ( arancione –
giallo e pure un pezzo di camera d'aria adattata ) mi ha preso una
morsa al cuore, pensando ai Km macinati con lei mi decisi a
cambiarla. Trovato il pezzo al Dechatlon, la bici fu traghettata nel
nuovo millennio. Per l'occorrenza ho scoperto un modello di camera
d'aria con la valvola Schrader o Auto (AV), detta anche Americana,
con un requiem per la vecchia ma affidabile valvola tipo italiana. La
Schrader ha il "vantaggio" di poter esser gonfiata con il
manometro per pneumatici di auto con il compressore. Bello, ho subito
pensato, ma non sempre si trova a disposizione un compressore per
gonfiare il pezzo, mentre una pompa per bici si. Tempi nuovi.
Smontando
il copertone anteriore, alla successiva prova su strada dopo la
riparazione notai che il pezzo era andato. La gomma era piena di
screpolature, si attaccava alla ribava del cerchione, l'elasticità
era andata ed il battistrada era liscio. Feci un nuovo giro dei
fornitori, ma dovetti approdare nuovamente al Dechatlon, dato che
l'Ipercoop languiva di ricambi.
Tornai
a casa e montai il nuovo copertone, elastico, teso e robusto,
manovrai un po prima di montarlo correttamente.
La
successiva prova su strada dovette esser rinviata, il sellino si era
spaccato e non mi andava di salire in sella alla bersagliera
Fantozziana. Avevo già adocchiato un nuovo sellino tra i 2 negozi,
optando per il modello medio dell'ipercoop con un costo prezzo /
benefici favorele. Preso il sellino e montato, testai su strada.
Riuscii a correre per 20 minuti, arrivando a lambire le sponde del
fiume Mela.
Sulla
strada del ritorno notai che i freni dovevano esser equilibrati, data
l'insufficienza di frenata dei pattini anteriori. Stavolta mi
procurai uno scatolone di cartone che aperto e taglaito avrebbe
accolto come un letto la bici. Nelle sessioni di riparazioni
precedenti avevo sofferto della disomogeneità del piano di appoggio
della citybike, pronta a cadermi ora di sopra o in fuori appena
l'equilibrio precario veniva meno.
Il
cartone per la messa a punto dei freni non mi servì molto, ma per le
riparazioni successive assolse ed assolve tutt'ora il compito.
Aggiungo che ha una foratura tipo maniglia che facilita la presa e la
distesa per terra, per cui mi posso ritenermi soddisfatto
dell'invenzione da riciclo/riutilizzo.
Messi
a punto i freni e provata la bici nuovamente in strada, tornai al
garage. La appoggio sul cavalletto, volgo le spalle per aprire la
saracinesca e sento un patatrack. Il cavalletto non ce la fa a tenere
la bici, ritrovandola rovinata per terra. Da manutenzionare.
Fortunatamente, mentre cercavo i pezzi nel reparto bici tra gli
scaffali dell'Ipercoop, notai i cavalletti esposti. Quando mi recai
nuovamente al Supermercato, ne presi uno e lo montai sulla bici.
Andava bene, anche troppo, dopo aver smontato il precedente, pulito
il telaio e l'alloggiamento, il cavalletto scattava e supportava la
bici con decisione. Perfetta.
Ora
è un paio di giorni che vado in bici, le manutenzioni si sono
susseguite con scadenza quasi regolare, una stretta ai bullorni, una
controllata alle luci, un'oliata ai dadi, una gonfiata alle ruote, il
recupero della borraccia per la bici etc. La perfezione è difficile
da raggiungere, specialemnte con una signora maggiorenne che va per i
20 anni di vita e a cui è stato tolto già il primo rocchetto della
ruota posteriore, con l'incredulità dipinta nello sguardo del
meccanico, del tipo "Ma fusti tu?".
La
messa in strada della bici ha visto le seguenti spese fatte con
occhio attento, un po volto alla qualità senza fronzoli ed un po
rivolto al risparmio fatto di scegliere pezzi non all'ultima moda ma
funzionali.
In
pratica ho speso:
Sella
8,90 €
Cavalletto
4,90 €
Copertone
8,95 €
Camera
d'aria 3,00 €
Con
una spesa totale di 25,75€ sono riuscito a rimettere in strada la
mia vecchia ma fidata Atala.
Un
piccolo fremito di gioia ed orgoglio ora mi prende, un po per la
costanza dedicatagli ed un po per aver affrontato la riparazione del
velocipede da me, un po per la speranza di riuscire a camminare a
lungo su di essa e poter sentire nuovamente il vento in faccia quando
pedalo ed il sole che mi accarezza tutto il corpo nei momenti in cui
l'intorpidimento mi prende.
Speriamo..