Il percorso di 12.7 Km .
Ieri sera appena finito di studiare mi sono concesso il lusso di un po’ di attività sportiva, nella fattispecie “corsa”. Non era improvvisata, ma accuratamente preparata da un paio di giorni e nei minimi particolari. In mattinata avevo chiesto a mia madre di comprarmi delle zollette di zucchero, avevo recuperato ed adattato lo zaino del basket, la bottiglietta di acqua da ½ l, il cellulare era carico di Mp3 ed il pomeriggio volgeva al termine, mentre un brezza rinfrescava l’aria .
Indossati vestiti comodi, la bandana ed il vento tra le gambe, parto per la corsetta. Il tratto casa – Piazza Agonia Tono è breve ed arrivo subito ai gradini della scalinata della Manica. Fatti tutti e 220, arrivo alla piazzola per fare un po’ di esercizi e consumare dello zucchero. Mai scelta fu più azzeccata: la stanchezza ed i dolori si affievoliscono.
Ripresa la strada dopo flessioni, salto alla corda ed addominali, si apre il tragitto più bello, Via delle Ginestre in mezzo alla campagna.
Il sole si era già coricato da un pezzo alle spalle di monte Trino, quando mi lasciavo dietro Via Trinità ed impegnavo Via delle Pietre Rosse, mentre i cani delle ville poco supporter con il loro abbaiare “salutavano” il mio passaggio.
Svoltato a destra all’angolo di Villa Muscianisi, la cui scritta sul timpano del tetto “Qui lieto mi fiorisce il mio lare antico” ammonisce i viandanti, si apre Via Paradiso in tutta la sua lunghezza. Un passaggi veloce davanti alla mia vecchia scuola elementare, un saluto di cuore alla mamma del mio compagno di banco delle elementari ed arrivo a piazza Croce.
Fino ad ora le gambe non mi facevano male, ma comincio ad accusare i primi dolori, soprattutto ora che inizia la discesa. Ha ragione mia madre quando dice: La discesa è peggio della salita. Gli ultimi 5 Km sono tutti in discesa e le merende/cene invernali fanno sentire il loro peso !
Un compaesano amorevolmente cerca di investirmi sulle strisce pedonali prima di arrivare a casa, ma dopo un amoroso “V********o!” di cuore, guadagno il cancello del condominio. Il resto è simile alle altre volte che sono andato a correre, solo che in questa occasione sento le gambe di piombo e gli occhi pronti a chiudersi dal sonno.
Indossati vestiti comodi, la bandana ed il vento tra le gambe, parto per la corsetta. Il tratto casa – Piazza Agonia Tono è breve ed arrivo subito ai gradini della scalinata della Manica. Fatti tutti e 220, arrivo alla piazzola per fare un po’ di esercizi e consumare dello zucchero. Mai scelta fu più azzeccata: la stanchezza ed i dolori si affievoliscono.
Ripresa la strada dopo flessioni, salto alla corda ed addominali, si apre il tragitto più bello, Via delle Ginestre in mezzo alla campagna.
Il sole si era già coricato da un pezzo alle spalle di monte Trino, quando mi lasciavo dietro Via Trinità ed impegnavo Via delle Pietre Rosse, mentre i cani delle ville poco supporter con il loro abbaiare “salutavano” il mio passaggio.
Svoltato a destra all’angolo di Villa Muscianisi, la cui scritta sul timpano del tetto “Qui lieto mi fiorisce il mio lare antico” ammonisce i viandanti, si apre Via Paradiso in tutta la sua lunghezza. Un passaggi veloce davanti alla mia vecchia scuola elementare, un saluto di cuore alla mamma del mio compagno di banco delle elementari ed arrivo a piazza Croce.
Fino ad ora le gambe non mi facevano male, ma comincio ad accusare i primi dolori, soprattutto ora che inizia la discesa. Ha ragione mia madre quando dice: La discesa è peggio della salita. Gli ultimi 5 Km sono tutti in discesa e le merende/cene invernali fanno sentire il loro peso !
Un compaesano amorevolmente cerca di investirmi sulle strisce pedonali prima di arrivare a casa, ma dopo un amoroso “V********o!” di cuore, guadagno il cancello del condominio. Il resto è simile alle altre volte che sono andato a correre, solo che in questa occasione sento le gambe di piombo e gli occhi pronti a chiudersi dal sonno.