Mercoledì pomeriggio sono andato alla locale sede AVIS. Il lavoro da fare era tanto ed ero pure solo perché le ragazze erano impegnate .
Messo piede in sede la situazione si è aperta in tutta la sua complessità: archivi da riprendere dopo 2 mesi di fermo, nuovi raccoglitori da preparare, registro pratiche socio da avviare, nuove carpette da sistemare, nuovi soci da iscrivere e vecchi aspiranti soci da depennare, una trentina di analisi da spedire, gli aspiranti soci da contattare telefonicamente e come se non bastasse stilare il foglio delle visite per lunedì.
Il lavoro di catalogazione e preparazione è stato lungo e non ho potuto inviare le analisi, il più snervante è stato contattare telefonicamente gli aspiranti soci AVIS. Ho fatto la bellezza di 50 telefonate per rintracciare 8 persone disponibili a passare visita, e tra i fortunati ho trovato un ragazzino di 18 anni che se me lo fossi trovato davanti lo avrei strozzato con le mie mani ( in maniera metaforica ).
I fatti si sono così svolti : Telefono prima sul cellulare, diligentemente non raggiungibile. Provo a contattarlo al numero fisso ed una voce mi risponde dopo una decina di squilli. Voce bassa, all’inizio mi sembrava da uomo, dopo la presentazione si rivela esser del Ragazzino. Lo invito per la visita di lunedì ed iniziano i suoi problemi:
– Io ho già donato.
– Non ti telefono per donare, ma per la visita con il medico .
– Io ho già donato il mese scorso, ma non mi ricordo quando.
Dubbioso, cerco di indagare meglio:
– Non ti ricordi la data di quando hai donato?
– No, non me la ricordo.
– Sicuro?
– Si, si, non me la ricordo. A proposito, non mi sono arrivate le analisi a casa.
Guardo velocemente in banca dati e scopro che la donazione era stata caricata, le analisi sono state protocollate e correttamente inviate. Sentitomi preso un po’ in giro dal tono arrogante, riprendo:
– Le analisi sono arrivate in sede tal giorno, fotocopiate e spedite in dato giorno.
– Ma a me non sono arrivate.
– Guarda che te le ho spedite.
– Ma a me non sono arrivate.
– Una volta imbucate non ci posso fare niente io.
– Ma a me le analisi non sono arrivate a casa, mia madre non mi ha detto niente.
– Sono già state inviate, non posso far nulla.
– Ma a me non sono arrivate a casa, ed io ho donato per il Tizio .
Stizzito dall’arroganza di chi le cose le vuole portate fino a casa per forza, che non fa nulla ma pretende di comandare gli altri per risolvergli i problemi, che se ne frega degli altri e che ciò che fa è solo per puro scopo personale, trattenendomi molto gli rispondo :
– Possiamo fare una cosa, lunedì vieni a fare la visita in sede con il medico. Dopo il colloquio ti faccio una fotocopia della copia delle analisi e così abbiamo risolto tutto.
– Ma a me le analisi non sono arrivate a casa, io studio, poi lavoro, non ho tempo per queste cose.
Minchia se l’avessi avuto di fronte lo avrei preso a cazzotti! Con l’ultimo briciolo di pazienza che avevo gli ho detto:
– Gioia, io ti posso aiutare, ma tu ti devi mettere pure nelle condizioni di essere aiutato. Io le analisi te le ho già spedite, ed una seconda volta non ne posso mandare. Se vuoi vieni lunedì in sede, ti fai la visita e dopo ti posso fare una fotocopia.
– Ma io non lo so, ho da fare, sono impegnato, non posso perdere tempo con queste cose, ho donato per il Tizio, non mi sono arrivate a casa e mia madre non mi ha detto nulla..
Avevo il sangue agli occhi:
– Se vuoi essere aiutato io posso fare così, se no puoi benissimo andare al centro trasfusionale e farti dare una copia da loro.
– Vediamo, vediamo, se ho tempo.
– Allora ti dico: Buona giornata e a lunedì.
Staccato il telefono senza aspettare la risposta, me ne sono andato ad annaffiare l’albero con le vene delle tempie che mi pulsavano per la rabbia. E che cazzo! Vogliamo risolvere i problemi ma le persone non fanno altro che aspettare gli altri, lamentarsi, comandare e pretendere . E che diamine!
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