martedì 18 dicembre 2012

La Venera.




Michael Nyman - The Heart Asks Pleasure First

Poi, le mani di Turi furono sotto il vestito nero e ghermirono le calde cosce di lei. La Venera si chinò e gli coprì la bocca con la sua, come a divorargliela. La tenerezza iniziale durò una frazione di secondo, poi esplose in una passione animalesca, una passione nutrita da tre anni di casta vedovanza e dal dolce desiderio di un giovane che mai ancora aveva gustato l'amore di una donna, ma solo il prezzolato esercizio delle prostitute.
In quel primo momento, Giuliano smarrì ogni coscienza di sé e del proprio mondo. Il corpo della Venera, voluttuosamente rigoglioso, bruciava d'un calore tropicale che gli arrivava alle ossa. I sui seni erano più pieni di quanto egli non avrebbe mai immaginato, tanto l'abito nero da vedova aveva saputo occultarli. Alla vista di quei turgidi globi ovali, Turi si sentì montare il sangue alla testa. Un attimo dopo, erano sul pavimento, intenti ad amarsi e a spogliarsi nel medesimo tempo. Lei continuò a sussurragli << Turi, Turi >>, con voce strozzata; lui perduto nel profumo, nel calore, nella carnosità del corpo di lei, non disse nulla. Quando ebbero finito, lei lo condusse in camera da letto, e fecero l'amore di nuovo. Turi non riusciva a credere al piacere che gli dava il corpo di lei, e si sentiva anzi un po a disagio per la propria resa. Ma l'abbandono di lei, più totale ancora del suo, lo confortò.

"Il Siciliano", Mario Puzo.

lunedì 17 dicembre 2012

Acqua che non disseta .

Perchè amara e salata.
In preda alla sete ho benvuto quest'acqua. Sulle prime sembrava buona, trovavo ristoro ad una sete che da mesi l'anima mi attanagliava. Dopo, a poco a poco, mi accorsi che qualcosa non andava.
Dal retrogusto salato, amaro, come se vi avessero messo del sale con qualche punta di erbe cattive. Più bevevo e più ne volevo bere, la sete si appagava per pochi momenti e dopo riprendeva con maggiore forza. Iniziavo a chiederne dell'altra, ma non di qualità diversa, era sempre la stessa. Più la cercavo e più ne volevo, ma ne trovavo via – via di meno. L'acqua finiva a poco a poco, fino a quando una sera, in preda ad un forte sete, mi fu negata e rinfacciata.
Per mesi sono andato avanti bevendo questa acqua che non toglieva sete, fino a quando me la tolsero. Iniziai a disintossicarmi di questa bevanda non dissetante, ne ero drogato e mi faceva del male, tornai a bere la solita.
Sembra che la sete si sia calmata.

venerdì 9 novembre 2012

Una granita e brioches a Milazzo ...

Costa 2,50 € .
L'altro giorno mi è venuta voglia di granita, prendo il vespone e faccio un salto ad un locale BAR nei pressi di Piazza Roma. Gusti vari, sapore buono, brioches discretamente cotta. Pago prima di prenderla: Granita 2,00€, brioches 0,50€. Totale 2,50€ .
Nei giorni a seguire, vado in un altro BAR, nei pressi di Piazza Cesare Battisti. Locale collaudato e qualità standard, senza flessioni. Prendo la granita, una brioches e pago: Granita 1,80€, brioches 0,70€. Totale 2,50€ .
Trascorre un altro po di tempo e vado in un locale BAR della G. B. Impallomeni. Vari i gusti, brioches ben cotta, servizio a tavolo. Vado a pagare: Granita 2,00€, brioches 0,50€. Totale 2,50€ .
Mi sorge un dubbio: non è che nei panifici con pasticceria panaria, le brioches costano meno? Mi trovo in un panificio in Piazza 25 Aprile, oltre a prendere un'ottima focaccia, chiedo della brioches per gelato: 0,50€.
Vado in un Panificio all'inizio di Via Risorgimento, una brioches per gelato: 0,70€. E davanti c'è un buon BAR di quartiere con annessa tabaccheria ben fornita. Ma non dovrebbero costare meno le brioches nei panifici?
Morale della favola finora a prendersi una granita al BAR, mettila come vuoi, a Milazzo devi uscire 2,50€ a granita con brioches. Mi puzza tanto di cartello. Inoltre non ho trovato un panificio con pasticcerai panaria che faccia le brioches meno di 0,50€, di più si, di meno no. Sembrerebbe che si siano messi d'accordo per non far scendere troppo i prezzi e farsi concorrenza.
Per cui l'idea per risparmiare e non perdere in qualità sarebbe o prendere la brioches in un Panificio a 0,50€ e dopo la granita nel BAR in piazza a 1,70€.
Nel migliore dei casi, se si dispone di una macchina per il gelato, farsi la granita in casa e comprare le brioches fuori. Siamo in un'economia di mercato, ma a me sembra che i cartelli sui prezzi stiano dilagando per far fronte alla crisi e far muro comune. Decisamente una forma di mercato non corretto e distorto.

mercoledì 7 novembre 2012

Cimitero di Roccalumera .


Terrazze degradanti sul mare del cimitero di Roccalumera.
Il 14 Febbraio dell'anno scorso sono stato al cimitero di Roccalumera. L'intento era di trovare un luogo tranquillo dove leggere, ma quando mi ci sono trovato dentro, la voglia di scoprirlo e scattar foto mi ha preso.
La prima cosa che mi è saltata agli occhi è l'organizzazione a terrazze degradanti verso il mare. Nella terrazza / rasola le lapidi sono rivolte verso il mare, come se il mare assumesse una tale importanza da esser il primo a salutarli alla nascita ed il compagno dell'aldilà che li accompagnerà. Questa organizzazione del terreno agricolo a terrazzamento, è un elemento diffuso in tutta la provincia di Messina, lo troviamo sulla riviera Ionica e Tirrenica, come se il terreno su cui in vita hanno lavorato, li accoglie anche da deceduti. 
Tombe a sarcofago a Roccalumera.
Le tombe a Roccalumera hanno una cartteristica, sono a sarcofago di mattoni e malta. La volta è a botte, rivestita da malta. 

  
Nelle foto si può osservare la disposizione delle tombe a schiera, con differenti stadi di degrado, da quella dove ancora vi è la lapide marmorea che ricorda al pasante chi è stato l'inquilino, a quella con il tetto sfondato da cui se ne può osservare il loculo di riposo all'interno.
Tombe a sarcofago di Lipari
La sensazione nel vederle è stata come di scorgere un qualcosa di già visto, di conosciuto. Non tanto nelle tombe del cimitero di Milazzo, dove questo modello di loculi è assente, bensì ai cimiteri greco /romani, dove le tombe a sarcofago emergevano dal terreno per accogliere all'interno la salma. Infatti, tra i reperti archeologici di Lipari, è possibile vedere le tombe a sarcofaco di epoca Greco/Romana. Come dire: A Roccalumera il tempo non si è fermato.
Tombe parzialemnte interrate a Milazzo
Tombe totalmente interrate a Milazzo .
 









Ben diverso dalla tumulazione nella terra della cassa, abitudine di influenza anglosassone ma che ritroviamo a Milazzo.


 Tornando al cimitero di Roccalumera, notiamo che i loculi moderni sono poi disposti a schiere una sopra l'altra, rivolti verso il mare, come tanti alveari. Alverari dal cui interno, si spera, un domani le anime/api debbano spiccare il volo verso quel mare che li ha sempre guardati ed accolti, da cui provengono e a cui torneranno .


giovedì 25 ottobre 2012

Elogio della fame



Fame.. maledetta fame.
Prende al ventre e non molla.
Senso di vuoto che attende, come un ragno in una buca, di potersi placare.
Voglia che pizzica le corde dell'animo, suonando la canzone dell'irrequietezza.
Perché mi tormenti? 
Ti porto appresso sin da adolescente, da quando mi incontrasti e non mi lasciasti.
Fame.. maledetta fame..

mercoledì 26 settembre 2012

The Walking Dead .

Meglio non aprire .

 
Era il mese di Febbraio del corrente anno ed ero nella piazza mondiale di Facebook, quando per caso mi imbattei su una immagine/link in cui c'era riportato il volto di uno zombie, la scritta era "Storia di uno zombie". Pensai tra me e me "Romero avrà ricominciato a produrre film".
Come accade nei casi in cui cui ci si vuol fare un'idea su di un argomento, senza imbattere in argomentazioni di parte, consultai il database di Wikipedia circa il regista. Scoprii che aveva prodotto altri film oltra a "Il giorno dei morti viventi", scoprendovi in quest'ultimo i piccoli spezzoni di storia nei titoli di coda non proprio speranzosi come una superficiale visione del finale suggeriva, con la barca che faceva vela verso un'isoletta, dove avrebbero potuto ricominciare la loro esistenza il gruppo dei protagonisti.
Mi viene voglia di farmi paura. Voglia di vedere un film horror con gli zombie, dato che mi fanno più paura. Ma non ho voglia di rivedere gli stessi, per carità lasciamo stare "28 giorni dopo", il protagonista mi ricorda Tommaso.
Tornai sull'immagine ritraente lo zombie, vi cliccai e scoprì la webserie. Ma lì scoprì pure che era un piccolo ramo collaterale di una serie principale ben più organizzata, alias "The walking dead". Cominiciai a cercare il webstreaming e poco dopo lo trovai. Paura, tensione e quel senso di scifo acuto che una saga del genere può contenere.
La serie non è banale, ha una interessante prima puntata di lancio, corposa e ben fatta, seguita da una serie di puntate successive niente male. Il regista ha saputo prendere il meglio della fiomografia zombie presente sulla piazza e fatto un collage, ma non si è fermto ad un copia/incolla, anzi ha preso spunto dalle varie idee per svilupparle e portare qualcosa di nuovo alla narrativa zombie.
Faccio un paio di esempi. L'inizio del protagonista in ospedale l'ha preso da "28 giorni dopo", così come l'ambientazione in una città apparentemente deserta, ma invasa dagli zombie.
La spiegazione "scientifica" su come si sviluppa questa parte zombie e cioè dopo la morte dal tronco dell'encefalo, è stato preso dall' "Alba dei morti viventi" allorquando lo scienziato allegrone, credeva di istruire la sua cavia Bob (uno zombie) a fare quel che voleva.
Potrei fare altri esempi tipo questi, ma l'oggetto non è scomporre il collage nei suoi pezzi, dato che il regista li amalgama bene con una storia originale. Il punto è trovare quei 5 minuti per focalizzare quella mia necessità di farmi paura con i film zombie.
E' stato come se avessi avuto una parte sensibile di me che cercava spazio o risposte. Io di tutto puntiglio, invece di trovare un senso a quello che chiedeva, ho preso a buttargli di sopra il nero della paura generata dal guardare il telefim. All'incirca come quando mi misi a vedere Survivors, solo che lì la paura non era così forte perché mancavano gli zombie che terrorizzavano con lo splatter.
Morale della favola, invece di trovare una rispsota a questa mia parte dolorante, mi sono messo ad impaurirla e coprirla con strati di paura, prima con il romanzo "Sopravvissuti", poi con il telefilm "survivors", successivamente con "The walking dead" e con la sua costola "Storia di uno zombie". Ora prendo file e tempo per scrivere su questa mia parte che ho ricoperto con paura.
Anche se non è proprio così male, dato che in alcune parti del film mi sono parzialmente rivisto nelle scene rappresentate. Bene o male come mi è ricapitato in altri film, ma con quelli sugli zombie in oparticolar modo. Che lo zombie non sia l'allegoria dei miei familiari ?

martedì 25 settembre 2012

3 Settembre 2011 Qualcuno si è.. .

Svegliato .
Sabato 3 Settembre, tra gli anfratti di una cala di Capo Sant'Alessio, qualcuno si è svegliato. Copiose lacrime si sono fatte strada sul suo tenero volto davanti ai problemi di una dozzina di mesi durante i quali si sono presentati, ri – presentati e ri – ri – presentati.
Molti i "No" alle possibili cose da fare, la reticenza a muoversi li impasta e li tiene uniti. Cosa dire se non una sveglia forte e decisa è stata suonata in quell'anfratto e chi l'ha ricevuta non ne è stato tanto contento, dato che uscirsene fuori da quel sonno/torpore/bozzolo in cui per del tempo si è scelto di vivere dava si l'apparente sicurezza di tutto calmo, tutto tranquillo e tutto risolto, ma a quale prezzo?
Pezzi della propria persona sacrificati per gli altri. Problemi su problemi che si sommavano e diventavano una montagna di macerie tra cui era impossibile districarsi o scorgere soluzioni/futuro, speranze non tirate fuori, sogni tenuti nel cassetto, un ripetere da topi tarantolati di andare all'Ikea, per poi far cosa? Spender soldi e basta? Oppure alimentare quella speranza di farsi da se un angolo dove stare? Ma con tutta quella maceria di detriti di "No" che inondava...
Io mi sono incazzato e non avevo un bell'aspetto a vedermi e a sentirmi, ma a differenza delle altre volte i problemi altrui non li ho interiorizzati; riuscendo a mantenere quella calma necessaria a far uscire quello che si ha dentro, senza scordarsi di dimenticar dentro nulla e senza distruggere chi hai accanto.
Le sveglie sono difficili, a volte dolorose, l'importante è alzarsi e camminare.

Sindrome da sacca di Stalingrado.

 


Durante la seconda Guerra Mondiale, tra la Germania Nazista e la L'Unione Sovietica, si scatenò una lotta all'ultimo sangue per la conquista della città che portava il nome di Stalingrado, oggi Volvograd.
Più che un fatto strategico, per il leader della germania Nazista, Hadolf Hitler, era un cipiglio di propaganda l'occupare la città con il nome del nemico. A seguito di numerosi e cruenti scontri armati, La Wermacht riuscì ad occuparela città, ma la conquistà si rivelò una trappola mortale.
Attaccando e sfondando i fianchi dello schieramento avversario, i sovietici riuscirono ad accerchiare il grosso dell'armata tedesca all'interno dei resti della città di Stalingrado, dove ebbe inizio un lento stillicidio dei militi, per gelo, fame e combattimenti .
Immaginate di trovarvi in in un nucleo familiare, i cui vari componenti ad un certo punto, senza un apparente motivo, iniziano a trattarvi ostilmente. Discussioni che si susseguono, argomenti via – via più duri e difficili da trattare, quasi tabù. Un costante logorio discorsivo dove l'obiettivo è sopraffare l'altro. Pensate di trovarvi in questo contesto non per 1 anno, ne per 2, ma per 27 anni consecutivi.
Fate in modo di ritrovarvi da solo e da solo trovarvi a combattere contro quelli che vi stanno attorno, schierati secondo un modello consolidato di partigianato: Madre per il figlio e quindi di conseguenza anche il padre appresso alla madre per il figlio, siete accerchiati.
Immaginate di trovarvi a dover discutere con il figlio e di ritrovarvi accerchiato dal resto della famiglia, con il padre pronto a caricarvi come un T34 sovietico che transita sopra i fanti della Wermacht. Siete ridotti in pontiglia nella neve nelle migliori ipotesi, se no vi ritrovate spezzato, rendendovi conto di esser ridotti in pezzi e vi sentite come morire dentro.
Immaginate però di ricomporvi pezzo a pezzo l'indomani, per trovarvi nella stessa situazione del giorno precedente: venite attaccato, lo schiaeramento è lo stesso, siete circondato ed alla fine vi carica il padre come un T34. Voi lo maledicete ogni maledetto giorno, perché andate in pezzi come una statua di ghiaccio.
Fortuna che poi è finita. .

giovedì 13 settembre 2012

Arianna .

Miraggio di una sirena .
Era Sabato 26 Marzo del 2011, quando dopo un po di tempo mi vidi nuovamente con Arianna e per l'ultima volta. Qualcosa era cambiato nel modo di vederla.
Il cambiamento ha mosso i primi passi nell'aver rotto l'immobilismo in sede AVIS, cioè arrivare ad uscirsene dall'angolo di star seduti in una stanza ad ascoltare e muoversi, camminare, giare, andare al Capo, fare foto, ridere, farsi un pezzo di scogli assieme stretti mano nella mano.
Ho capito che qualcosa stava cambiando, che qualcosa si evolveva e dall'angolino in cui ero rintanato nell'osservarla e nel guardarla, ho iniziato a proporle di fare assieme.
A questo punto, ho visto con mio stupore e rammarico il solito silenzio che mi arriva di sopra allorquando esco fuori dal periodo trascorso di silenzio e la gente non c'è.. Mhà.. L' illusione del canto di una sirena che ti ammalia ma che poi appena arrivi al suo cospetto non si realizza nulla.

mercoledì 5 settembre 2012

Mocio .


Facile da comprare ?

L'altro giorno, durante uno scatto d'ira rompo il vecchio mocio. Poco male, non è che mi piaceva molto. Resto senza strumento per lavare a terra e ne ho bisogno, se non voglio perdermi dietro al secchio, spazzola e canonico canovaccio da strizzare prima di passarlo sulle mattonelle.
Comincio a girare per farmi un'idea del pezzo da comprare. Oltre ai pezzi di marca nota, quali Vileda et simili , scopro l'Euroscope ed una marca poco nota come la ARCASA, qui di seguito i link alle ditte:



 
Mop o Fiocco in Cotone 100% da 270g
Vengo a conoscenza del mocio a marchio Coop e quello venduto dal Bricocenter. Il primo dai lineamenti e forma ricalcanti le note marche blasonate; l'ultimo assemblabile nelle varie componenti vendute separatamente, dai colori psichedelici grigio e verde acido.
Con sorpresa scopro l'esistenza dei nomi delle varie componentistiche del mocio. Al canonico manico di scopa, si affianca la testa del mocio alias Mop o Fiocco, presente in 2 tipologie di giunzione al manico: a vite (o attacco universale ) e a scatto.
 Non abbastanza confuso scopro che ciò sono Mop con tessuto in cotone da 200g e 270g, dal tessuto stampato (quello grigio a rombi blu), ecologici, per parquet , in microfibra per pulire senza detersivo e chi più ne ha, più ne metta.
Apro una breve parentesi circa il Fiocco di tessuto stampato (grigio a rombi blu), è inquadrato come frangia in tessuto non tessuto di rayon di viscosa con percentuali varie, come per esempio 90%. Dovendo essere a norma di una legge ben specifica quale la n.883 del 26/11/1973. Ecco il link alla legge in oggetto:


Dopo essermi "rincoglionito" tra i mop ed essermene uscito scegliendo il modello con attacco universale ( NB: quello avvitabile), mi rendo conto che c'è il secchio. Il secchio, è un secchio e basta, vi direte. Macchè! I secchi sono dalle varie forme, andiamo dal canonico tronco di cono rovesciato, all'ovoidale, ai quali si abbinano specifici strizzatori e dulcis in fundo il "secchio acque sporche"! Servirà un corso di formazione per acquistare un mocio.
 Saturo di notizie, confuso tra offerte che prevedono vendite di tutte le componentistiche, prezzi molto eterogenei e diversi tra le varie tipologie o magari dello stesso modello, ma in locali differenti, decido di ragionarci .

Ad una attenta osservazione considero che una volta scelto la tipologia di Mop, il passo successivo è la scelta del secchio. Opto per la versione con le componenti assemblabili, come i pezzi del Lego, di conseguenza serviranno secchio, strizzatore e secchio acque sporche. Mi domando: a che serve il secchio acque sporche? Non sono convinto della funzionalità, non essendo indispensabile posso comprarlo in un secondo momento ed aggiungerlo. Ma come le varie case produttrici di costruzioni si rispettino: I miei pezzi di costruzioni non sono compatibili con i tuoi! C'è da stare attenti al modello scelto e dopo da assemblare.
 Ad un'attenta analisi, scopro che la Euroscope, la Arcasa ed il Brico vendono un modello con le componentistiche compatibili. Arrivo ad una sintesi: se malauguratamente un compoente si rompe ( vedi strizzatore e mi è già successo ) o lo voglio aggiungere ( vedi secchio acque sporche ), posso acquistarli al Brico in un secondo momento e non dover comprare un Mocio per intero per un pezzo rottosi. Eventualità facile a realizzarsi, dato che del secchio mocio, la prima parte che si rompe è lo strizzatore.
Da quel momento, scartato secchio acque sporche, metto da parte il modello Brico per via dei già citati collori ed elevato costo finale del pezzo assemblato.
Scarto il modello dell'Euroscope dai colori grigio/blu, mi deprimono. Il modello in vendita prevede secchio, separatore di acque, strizzatore, mop (ecologico) ed asta in metallo, tutto rigorosamente grigio/blu e ad un prezzo alto.
Scarto un altro modello dell'Eurscope con secchio, strizzatore, asta e mop, dal costo più contenuto, dato che lo vengo a scoprire tardi in un supermarket all'inizio di via Risorgimento, non è di quelli componibili ed ha una forma che non mi sconfinfera molto. 
Opto per quello sella ARCASA dai colori bellissimi: arancio (scelto), viola e verde. Preso il secchio, restano da prendere il Mop ed assemblarlo con il bastone.
 
Voglio fare una prova, scelgo il fiocco in cotone da 270g. Memore dell'esperienza del mocio a Pagliara dove un Mop di piccole dimensioni, è difficioltoso con le grandi superfici da trattare. Ma solo dopo l'acquisto facci omente locale che casa dei miei a Milazzo, non ha grandi superfici da trattare. Diciamocelo, mi prudevano le corna a comprare il Mop grosso.
Scelto il pezzo, gli abbino un bellissimo manico di scopa in metallo, foderato di verde e con un estremo dotato di occhiello, magari riesco ad appenderlo. Assemblo i pezzi e la prova su strada è stata la mia stanza. Esperienza volta al termine, ma ce n'è voluta di logica, ragione ed attenzione nel scegliere e comprare i pezzi.

AVE ATQUE VALE


mercoledì 22 agosto 2012

Sentito dire e ..

Visto con occhi .
Quando 'ndria Cambria incontra lo Spiaggiatore, tra i due si apre una discussione serrata il cui argomento in questo momento mi sfugge. La parte saliente del discorso, non è tanto l'oggetto preso in considerazione, quanto il modo di confrontarsi.
Lo spiaggiatore onde evitare la degenerazione della discussione a parlio da BAR, punta a minare la vericidità della fonte delle notizie sostenute da 'ndria, ponendogli una domanda:
Ma quello che dici è visto con occhi? O sentito dire?
Una frase che mi colpì particolarmente, la raccolsi dal libro, la spolverai e la aggiunsi al mio bagaglio di eseprienze.
Oggi per una serie di eventi mi torna utile, dato che a parlare e giustificare le cose siamo tutti bravi, anzi, c'è gente che crede di risolvere le situaizoni ingolfandole ancora di più con altre problematiche, o meglio ancora non assumendosi le proprie responsabilità delle scelte fatte. 
E' un punto di partenza interessante.

venerdì 3 agosto 2012

American Pie: Ancora Insieme .


 
Non proprio insieme .

 Il liceo è stato fantastico.
Un periodo magico.
Poi però ci siamo diplomati e tutti hanno trovato un lavoro. Si sono sposati, hanno avuto figli e tutte le altre cavolate.
Nessuno di noi ha una vita perfetta, ma qualunque cosa succeda saremmo sempre amici.

Le frasi recitate dalla voce fuori campo nella parte finale del trailer, del film citato nel titolo del post "American Pie 8: Ancora Insieme", sono lapidarie.
Non mi manca il liceo, l'idea di averci a che fare mi scombussola, ma mi mancano gli amici, sopratutto ora che Davide è partito per Brescia. Ora che la sera quando esco trovo volti sconosciuti nella città dove sono nato. Ora che non sento più l'appartenenza ad un posto. Ora che vorrei metter radici da qualche parte come un albero e poter finalmente espandere le mie arborescenze.
Non ho avuto un periodo "magico" durante il liceo e mi manca quello che ne sarebbe uscito fuori. Non si può rimpiangere quello che non si è avuto, ma qualcosa in più di quello che passava il convento all'epoca l'avrei voluta avere, dato che gli anni a seguire sono stati torvi, duri e ce n'è voluta per uscirsene. Peccato, ma è stata così. 
 
Il materiale audio e video appartengono ai rispettivi proprietari.

venerdì 6 luglio 2012

Riflessioni sulla battigia della riviera Ionica .

Quanto mi permette di pensare il mar Ionio .
Ero sulla battigia della costa Ionica Messinese, quando camminando in un silenzio personale ed avvolto dal chiacchiericcio da spiaggia, riflettevo. La riflessione via - via si è approfondita dentro di me, immergendomi fino ad un nocciolo di argomento.
Riflettevo sul mio soprappeso, 108 kg, non sono pochi, tutto il mio organismo risente del fardello di 30 kg che porto appresso: piedi, ginocchia, schiena, cuore, il sistema è in sovraccarico. Perchè? Mangio molto di più e mi muovo meno, la voglia di assaggiare, provare pietanze fino a saziarmi è sempre la stessa o anzi è aumentata. In controparte, a seguito del lungo lavoro di analisi, le sessioni sportive snervanti ed estenuanti hanno lasciato il posto a puntate sportive sporadiche, non molto impegnative, per cui il peso ponderale ha preso la sua ascesa.
Perché questa voglia di saziarmi?
Perché ho questa fame nera che quando mi prende non mi molla?
Perché quando mi siedo a tavola ho questa voglia di mangiare fino a quando non percepisco la sensazione di sovra-sazietà nel basso ventre?
Ritengo che la sensazione di fame sia la fusione di due tipi diversi di appetiti: 1 alimentare ed 1 sessuale. Appetiti che scaturiscono da una bramosia profonda, nera che chiedono risposte. Voglie insoddisfatte, voglie messe da parte e rimandate, che con il tempo si accumulano e chiedono a gran voce di esser soddisfatte. Come?
La più facile e semplice delle due da saziare, è l'alimentare, per cui basta fare una buona spesa, cucinare bene ed anche da solo posso soddisfarla. L'altra? Anche qui subentrerebbe il fast-food, basta un pacco di scottex, un Pc e dieci minuti di tempo ed il gioco è fatto in solitaria.
Ma sono soluzioni parziali o un girare in torno alla necessità principale e primitiva di fame sessuale. Che abbia bisogno di andare al Ristorante? :-D

venerdì 22 giugno 2012

Il comico .


Almeno questo fa sorridere .
Erano oltre 2 anni che non scrivevo un post sull'argomento, anche perché per via della dieta mentale, avevo deciso di evitare gli argomenti o le occasione che mi riconduccessero a pensare all'armata Brancaleone .
L'altro giorno su Facebook mi imbatto in una notizia. La mia attenzione è catturata dalla foto del profilo: un personaggio dei Penauts. Credendo che fosse una mia conoscente Bip, mi soffermo a leggere sull'altrui bacheca.
Leggo il post la prima volta e non capisco nulla. Lo leggo una seconda volta e non capisco nuovamente niente; lo leggo una terza volta e sulla strada della comprensione non è che abbia fatto passi. Mi domando, sarà uno sfogo intellettuale criptico? Vedo se l'intervento ha dei commenti. Sii! Sono fortunato, forse riuscirò a captare dei pezzetti di argomento che mi sfuggono dall'altrui osservazioni.
Scorro i nomi degli interventi, l'elenco dell'armata si dipana.
Non curante di quella dieta mentale auto-imposta, inizio a leggere. Leggo i commenti la prima volta, se avevo dei dubbi, sono aumantati. Scorgo che quella che a detta di tutti è la più in gamba ha scritto un commento. Lo leggo speranzoso di capirci qualcosa, ma non comprendo nuovamente nulla. E c'è da dire che con quello del post aveva ed ha tutt'ora un buon feeling.
Ad un certo punto, scorgendo le risate e gli applausi negli interventi verso il "comico", snocciolo le possibili soluzioni:
O sono Io incapace di percepire la battuta, mentre gli altri se la ridono o sorridono.
O l'altro è incapace di fare una battuta come si deve.
Oppure la battuta c'è, ma l'umor, la sagacità, l'ironia e quannt'altro serve per far ridere è così flebile, sottile ed impercepibile che un rozzo come me non riesce ad afferrare.
Diciamocelo, quello del post passava/passa per il comico dell'armata.
Il bello è stata l'andata in onda su Facebook di un atto della comitiva brancaleone, in cui quello che definiremo "Il comico" faceva la sua entrata. Entrava, parlava, faceva una battuta che solamente lui e quelli dell'armata capivano e se la ridevano. Io trovandomi nel mezzo mi sforzavo di comprendere, mentre gli altri se la ridevano, Io pensavo. Dopo essermi arrovellato il cervello nell'estrarre il succo della risata dalla battuta, la sensazione era di succhiare una nespola invernale acerba! A me piace la frutta colorata, succosa e matura!
Agli inizi pensavo fosse un problema mio, poi notai un modo di ragionare delle persone incentrato sul ripetere schemi vecchi, consolidati e impermeabili di amicizia. Qunado lo capii ero bello e stanco di passare per l'incapace, cercai dell'altro altrove. Ma questa è un altra storia.
Continuate a ridere sulle battute del Comico, io mi faccio due risate spontanee:


L'immagine appartiene al rispettivo proprietario.

martedì 10 aprile 2012

Come mi sento .



Sulle note di Gotye - Somebody That I Used To Know (feat. Kimbra) .

Le note del brano danzano come i martelletti sullo xilofono, la precisione di un piccolo tamburo che squote l'anima. Oggi ( o melgio ieri lunedì di Pasquatte 9 Aprile 2012) ero in auto sulla trazzera per Monte Scuderi, ascoltando la radio riesco a sentire il pezzo per intero, dall'inizio alla fine, concentrandomi sulle note. In quell'occasione ho sentito una sensazione di triste salirmi dal petto.
Nel pomeriggio visita a casa della zia Barbara, baci, saluti ed abbracci ed uno zapping sulla TV satellitare. Quando il caso si presenta, trovo la canzone su un canale musicale, volge al termine ma riesco a segnarmi un appunto mentale "somebody that..". Stasera tornando a casa la cercherò on – line.
Tornato a casa, è già Martedì, cerco il brano sul web. Trovo il video ed il testo. Lo sguardo scorre sul titolo della canzone " Somebody That I Used To Know", non mi sembra un titolo giulivo.
Una sensazione di tristezza mi si presenta in bocca, metallica e salata, come di lacrime piante sul palato molle. Scorro sui versi ed una frase mi colpisce, la parte cantata da Kimbra "you screwed me over ".. Tu mi hai piantato un casino. La frase di lui "Now you’re just somebody that I used to know" .. Tu sei solo una persona che ho usato per capire.
Amarezza e tristezza per quel che è stato mi assale, forse non ti ho capito, forse tu avevi già abbastanza casini nella tua vita ed un altro non ti ha aiutato.
Scusami.
Il materiale audio e video appartiengono ai rispettivi proprietari.

martedì 3 aprile 2012

Cosa è rimasto del passato ?

Un link rotto .

A volte mi capitava di cliccare sul link, per approdare pochi minuti sul blog. Lì mi sentivo strano, alieno, approdato in un altro pianeta, in un negozio di antiquariato dove tutto era rimasto fermo ed immobile, etereo, cristallino, come se fossero passati pochi istanti da quello che era successo. Una foto scattata prima di Gennaio e rimasta impressa lì. La guardavo per capire, sperando di trovare un nesso ed un senso a quello che sarebbe venuto dopo.
L'altro giorno, forse qualcosa si è destato, ho cliccato sul link; ma con mio dispiacere l'immagine sopra pubblicata ha preso il posto del blog. Ci sono rimasto male, come se avessero scoperchiato la tomba di una persona a me cara e ne avessero trafugato la salma.
Ora resta il link rotto, tutta la storia ivi raccolta e raccontata è stata persa, i byte che contenevano le foto, la musica, la scrittura a colori sempre diversi ma dallo sfondo costantemente nero sono spariti irrimediabilmente in un click.
Le parole che furono scritte sono state perse, le emozioni descritte andate, nessuno le riporterà indietro, sono morte, sono perse. Non ho neanche una salma da poter piangere perché come sospettavo qualcuno ha preso nuovamente l'ascia con cui mi fece a pezzi ed ha continuato a fare a pezzi quello che era rimasto. Terribile.
Ecco il link:

lunedì 2 aprile 2012

Ma non mi rompete i...

Cabasisi.

Ho trascorso gli ultimi 5 mesi della mia vita a dar retta a tante persone: conoscenti, persone care, amici, amiche, fidanzata, genitori, nonni, collaboratori, presidenti, vicepresidenti, segretari, consiglieri, tesorieri, cassieri, coordinatori nazionali, regionali e provinciali, morte e morti resuscitati, etc.

Sono lontano dal punto di non ritorno di saturazione, ma pirma di arrivarci e quindi di farmi un'altra rovinosa frattura psicotica dell'Io, metto un bel cartello/punto a cui giornalmente dar retta per scrollarmi di sopra un bel po di problematiche inutili, superflue e non essenziali.

Per cui avanti il primo di turno, il successivo invito di Alex Drastico riecheggerà nella mia mente:

domenica 25 marzo 2012

La Rabbia .

E' tornata sull'isola .

Sulle prime non ci volevo credere, poi con il passare del tempo i segni si sono presentati nuovamente.
Una serie di piccoli eventi che lasciano perplessi, non tanto te che li fai, quanto la perplessità negli occhi degli altri che ti stanno accanto: Una sfuriata mentre guidi il furgone, uno scagliare in fondo alla stanza le cose accatastate sul banco di lavoro, una difficoltà a sopportare la sfuriata altrui perchè ne hai già le tasche piene. L'evento 0 è stato urlare al telefono, a svuotare i polmoni, per una situazione in cui non riuscivo a dar voce alle emozioni provate. Urlai quasi a voler spurgare la gabbia toracica della vita che avevo dentro, da lì poi è iniziata un'escalation di eventi.
Oggi mi fermo un attimo, rileggo gli appunti di viaggio sparsi qua e la nell'isola e rifletto, oltre che a scrivere.

Ecco il link ad un Blog che mi ha dato modo di riflettere un po sull'argomento:



Buona lettura.

L'immagine appartiene al rispettivo proprietario.

venerdì 23 marzo 2012

Si è giunti .

Ad un bivio .

L'AVIS è giunta ad un bivio: evolvere o involvere. Un' apparente soluzione sarebbe di continuare a fare quello che si è fatto finora, ma è un modo allungato di involvere.
L'evoluzione prevedrebbe il dotarsi di una serie di strumenti amministrativi/finanziari attraverso i quali poter affrontare la sfida che l'associazione è chiamata ad affrontare e cioè la raccolta di sangue; passo non facile e ne tanto meno immediato, ma che è l'unica strada percorribile se si vorrebbe continuare a parlare di Donazione di Sangue Gratuita, Anonima, Volontaria e Periodica.
Come intraprendere questo cambiamento? Quali mezzi dotarsi o costruirsi? Cooperativa sociale? Fondazione? Quali di questi elementi garantiscono la non retribuzione tra gli associati dei profitti? E sopratutto qual'è l'altro contenitore nel quale transitare il capitale sociale Associativo?
Vorrei trovare delle soluzioni..

lunedì 27 febbraio 2012

La tavola svuotata .


Ed una casa ghiacciata .

C'era una volta una sala da pranzo, dove un uomo ed una donna si sedevano a tavola per mangiare assieme. Il tavolo ben apparecchiato e pieno di vivande, calda la stanza, risate, gioia e calore umano accompagnavano i commensali .
Un giorno l'uomo si sedette al desco assieme alla sua compagna e pranzarono. Ma qualcosa non gli quadrò, invece del solito antipasto, primo, secondo, frutta e dolce, la compagna portò in tavola solo una misera minestrina appena scaldata. L'uomo rimase sorpreso e gli chiese cosa era successo, ma lei non rispose. Il Silenzio varcò la soglia e si sedette al tavolo, facendogli compagnia per tutta la durata del pasto.
Il giorno seguente l'uomo si aspettava di rifarsi una volta seduto a tavola, aveva un po di fame e di certo la sua amata l'avrebbe soddisfatto. Si sedette, notando che non era apparecchiato come negli altri giorni, solo un cencio lercio e sgualcito era buttato sul tavolo per servirvi la stessa minestrina del giorno prima. Alla compagna seduta alla sinistra le chiese se aveva bisogno di aiuto, ma anche stavolta il Silenzio, vestito del solo mantello etereo, entrò dalla porta e si sedette al desco per tutta la durata del pasto. L'uomo un po preoccupato guardò la compagna, le fece altre domande ma solo il Silenzio rispose. L'uomo aveva fame e si accontentò della minestrina, pensando "Tanto c'è questa bella stufa che riscalda".
Il giorno dopo quando fu orario di mangiare l'uomo entrò nella sala da pranzo, ma con sua grossa sorpresa non trovò ne i piatti sul desco, ne la tavola imbandita e ne tanto meno la tavola. Solo la sua compagna che teneva stretto al grembo un pezzo di pane da cui non voleva staccarsene. L'uomo le chiese cosa avesse, o come avrebbe potuto aiutarla, ma in quel preciso momento nella stanza entrò il commensale Silenzio e prese posto tra i due, rispondendo lui per la compagna. L'uomo più sbigottito che altro si tirò una sedia lontano dai due, si sedette vicino a dove era la stufa, ma con suo rammarico scoprì che era stata portata via. Andò in cucina, cercò nelle credenze vuote e vi trovò solo un pezzo di pane secco, lo prese e cominciò a mangiarlo a poco a poco, mentre Silenzio parlava per entrambi.
Il giorno a seguire l'uomo entrò nella stanza, ma della sala da pranzo non c'era più ombra. Ne piatti, ne tavoli, ne sedie, ne mobilio o stufa. Entrò un attimo nella stanza la sua compagna, gli tirò per terra un pezzo di pane e chiuse la porta a chiave. Lui le accennò qualche parola, ma proprio nel momento in cui si stava per chiudere la porta, il commensale Silenzio sgattaiolò dentro. Raccolse il tozzo di pane per terra con le sue gelide mani, lo porse all'uomo, mentre risa isteriche dall'altra parte della porta si allontanavano per la tromba delle scale.
L'uomo rimase perplesso ed infreddolito, la stufa era scomparsa assieme agli infissi delle finestre. Un'aria gelida entrava dai buchi ed i crampi da fame gli provocavano forti dolori all'addome. Mangiò il pezzetto di pane ammuffito ed un sonno di torpore misto a gelo lo assalì.
Quando si svegliò vide la stanza deserta, senza più niente. Solo il Silenzio gli faceva compagnia, mentre lui si sentiva stranamente leggero e senza più i crampi all'addome. Entrò in quell'istante la compagna, che in maniera furtiva tolse l'ultimo oggetto rimasto nella stanza, un orologio a muro. Lui provò a chiamarla, ma lei neanche accennò a rispondergli. Come se fosse stato etereo, la donna gli passò attraverso, dirigendosi alla porta, chiudendo a chiave quando ne uscì.
L'uomo rimase in compagnia del freddo, etereo e solitario Silenzio. Per far trascorrere il tempo cominciò ad aggirarsi per la stanza per tutta la notte. Gira, che gira, che gira intorno a quello che una volta era stato il posto del tavolo, i primi raggi del sole illuminarono la stanza. Con orrore l'uomo si accorse che la compagna aveva tolto anche la porta nottetempo e che in un angolo giaceva il suo corpo in avanzato stato di decomposizione con una addome incavato ed un viso svuotato come un uovo bevuto.
L'uomo si mise ad urlare dalla disperazione, ma non sentì nulla uscire dalla bocca. Voleva urlare e gridare, ma nulla di tutto questo poté farlo. Dalla porta entrò un topolino, piccolo ed impaurito. Riuscì a prenderlo e ad accarezzarlo. Il piccolo cuore gli batteva all'impazzata dalla paura, la gabbietta toracica si espandeva e raccoglieva come un mantice in miniatura. Lo spettro dell'uomo lo tranquillizzò, lo accarezzò e lui a poco a poco gli portò nella stanza dei piccoli bocconi. Lo spettro era grato all'esserino che si era preso cura di lui e cominciò a volergli un bene dell'anima. Ma i bocconi erano strani, amari, difficili da buttar giù, come se il topolino gli portasse gli avanzi di un desco avvelenato.

Il materiale audio e video appartengono ai rispettivi proprietari.

giovedì 23 febbraio 2012

Ora .



Di Lorenzo Cherubini Jovanotti .

Il poeta canta:

non c’è montagna più alta di quella che non scalerò
non c’è scommessa più persa di quella che non giocherò
ora

Mi perdoni se prendo i suoi versi, li scimmiotto adattandoli alla mia vita:

non c'è viaggio più breve di quella che intraprenderò
non c'è immersione più breve di quella in cui non scenderò .
ora..

Ora c'è da viaggiare a vele spiegate, ora c'è da immergersi a pieni polmoni, ora c'è da pensare nel silenzio di una stanza o di un bel panorama, ora c'è da camminare per sentieri ora noti ed ora sconosciuti, ora c'è da vivere, per me e per chi c'è accanto a me.

AVE ATQUE VALE


Il materiale audio e video appartengono ai rispettivi proprietari.

Credo.. .



O almeno spero .

"...Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards.
Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che vuole l'affitto ogni primo del mese.
Credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi.
Credo che un'Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa.
Credo che non sia tutto qua, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche Dio.
Credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecento mila al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose.
Credo che ci ho un buco grosso dentro, ma anche che il rock n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono.
Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx.
Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri. Credo che per credere, certi momenti ti serve molta energia." .

Così scriveva e ripeteva all'inverosimile un mio compagno di classe quando uscì e fu il tempo di Radiofreccia, credo, credo, credo. Parole strappate dal film, modi di dire, frasi e pensieri ripetuti all'inverosimile, come se dovesse colmare un vuoto, il vuoto che ci portavamo dentro e trapelava dai nostri volti.
Prese queste parole e se le appiccicò addosso, come quando da piccolo indossi un maglione di tuo fratello maggiore (troppo largo) o la giacca di tuo padre (smisuratamente gigante) e li scimmiotti. Sembrava questo l'intento, ma mi accorsi e solo oggi riesco a trovare le parole per dire che non indossava vestiti larghi, bensì stretti, logori. Vestiti/idee / pensieri vecchi, che puzzavano di naftalina, come quando riesci a trovare il coraggio di tirare fuori un vestito sepolto nell'armadio e lo indossi. Io ne sentivo il tanfo di naftalina, quando provarono a farmelo indossare lo rifiutai perché sentivo che mi stava troppo stretto, era logoro, vecchio e sopratutto passato, strangolava. Un po come se oggi andassi al matrimonio di un tuo caro amico indossando un vestito anni '70 americano: pieno di pizzi, merletti e strasse.
All'epoca mi rifiutai, ma quel vuoto mirabilmente descritto nel film non seppi con cosa colmarlo ogni tanto. Capita..

sabato 28 gennaio 2012

L'Italia dei Commendatori, Cavalieri, Ragionieri etc. .

E' finita .

C'era una volta l'Italia divisa in due grandi gruppi: quelli che lavoravano e quelli che avevano dei privilegi. L'Italia che lavorava, indipendentemente dal titolo, produceva ed aveva. L'Italia dei privilegi sapeva che con un titolo, uno qualunque anche di "Presidente dell'associazione Amici delle bocce" (nulla togliere alle bocce) poteva andare dai lavoranti e farsi garantire/mantenere i privilegi .
Fatta l'Unità, passato il Fascismo e finita la Guerra, per l'Italia lavorante e senza titoli si aprì una congiuntura socio/economica per cui si poteva far studiare i figli fino all'università, far acquisire un titolo e sperare che almeno loro avessero potuto continuare la tradizione familiare del lavorare.
I figli di questa generazione "semplice", che sperava in un futuro migliore per i pargoli, riuscì grazie alla congiuntura a laurearsi e ad assumere un titolo.
I più fortunati videro i figli con un titolo e continuare la tradizione del lavorare.
I fortunati videro i figli raggiungere un titolo, ma morirono prima di vederli continuare la tradizione del lavorare .
I meno fortunati videro i figli raggiungere un titolo, ma capirono che non avrebbero continuato la tradizione familiare del lavorare, dato che una volta raggiunto l'obiettivo capirono che lo stesso permetteva di andare dagli altri e farsi mantenere i privilegi.
Gli Sfortunati videro i figli raggiungere un titolo, ma non capirono che i figli non volevano continuare la tradizione del lavorare, perché farsi mantenere ed avere dei privilegi era molto più facile che rimboccarsi le maniche e lavorare.
I figli degli Sfortunati via – via hanno prodotto un ceto "dirigente" italiano vorace e affamato, a fronte di una Italia lavorante sempre più esigua, stanca ed invecchiata. Ceto che vedendosi crescere i titoli, aumentava la propria voracità e motivazione che lo spingeva a sfamarsi con l'altra parte del paese.
Con il passare del tempo il paese Italia è cambiato, depauperato, stretto tra la speculazione, l'ingessamento e l'incapacità di rinnovarsi. Invece di espandersi, ha preferito mantenere ad oltranza lo status quò, finché ha potuto. Ciecamente ha mantenuto tutto ingessato, ma solo fino a quando ha potuto. Ma intraprendere la strada del mantenere lo status quò vuol dire non crescere, ovvero l'anticamera della crisi di cui oggi noi nuove generazione paghiamo lo scotto.
Sul gruppo della generazione degli stupidi che si ostinavano a far studiare i figli per forza ne parlerò in un altro post.

AVE ATQUE VALE e che Dio ci aiuti in questa crisi strutturale.

giovedì 26 gennaio 2012

Buon 2012 .

E siamo in salita .

Un altro è passato sull'isola di Melee, nella mia vita, tante cose sono successe ed altre ne succederanno. Il nuovo anno entrato non è iniziato molto bene, o forse Io comincio ad accumulare roba nella testa, non riuscendone a venirci fuori.
Problemi sul lavoro, problemi a casa, problemi all'AVIS, problemi al Capo, problemi con la Ragazza. Il 2011 si è chiuso senza una promessa di novità o di soluzione, ed un 2012 si fa strada affannato con molte sorprese da una parte piacevoli ma dall'altra pericolose.
Sarà bene che ricominci a scrivere sul mio blog, tanto per avere un po di tempo per me e svuotare le tasche.