E' la sera del 2 Giugno, torno da un'escursione sui Peloritani voluta e cercata, per rompere il solito tram – tram, per buttare le carte sul tavolo e rompere la brutta piega assunta dal gioco.
Nel pomeriggio ricevo una telefonata, forse lavorerò per la stagione. E' felicità, è speranza, forse si ricomincia a poter progettare, su un nuovo campo, su un nuovo livello, forse si riuscirà a togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
Mi concedo un bagno caldo e rilassante, voglio coccolarmi e riprendermi. Penso a cosa potrei fare con quei soldi che prenderò e già i progetti si snocciolano nella mente: Vestiti, Apnea, qualcosa messa da parte, un po di spesa, un viaggio e se dovessi aver bisogno, della Terapia .
“Un viaggio?”, mi domando tra me e me. “Dove?”, cerco di restringere il campo di ragionamento. Una parola affiora alla coscienza: Bergamo. Dubbi su dubbi si susseguono, ma un dolente nucleo di dolore interiore è lì che preme. Inizio a giocare al “bersaglio” per capire dove voglio arrivare, costi quel che costi, lavoro e me lo posso permettere di far quel che voglio:
- Vuoi vedere Rò? Si, ma non proprio di persona, magari di sfuggita o senza esser visto. Anzi, non voglio esser visto. Effettivamente non voglio esser visto ne da lei, ne da nessun altro.
- Cosa vuoi fare a Bergamo? Voglio rivedere dei posti.
- Quali posti vorresti vedere?
Il ragionamento si inceppa. Tante immagini si susseguono dalla memoria, ma non puntano a voler vedere Rò nuovamente lì, è come se una parte di me è ancora lì e mi manca. Sento vuoti dentro, percepisco pezzi mancanti, non rispondono più all'appello e vanno dal fare fotografie alla città di Bergamo, dal Circolino al vino, la città alta, le mura, il vicolo dell'assemblea Nazionale dove credetti di vederla. Una lista vertiginosa di posti si fa avanti, assieme al cimitero ed al parco Redona.
Ricordo i posti ed un forte dolore mi prende, come se qualcosa dentro mancasse, come se avessi bisogno di andare lì per rappacificarmi con me stesso, per chiedermi scusa, per vedere i luoghi con occhi diversi e dirmi scusa.
E' assurdo, voglio vedere Bergamo ma non voglio vedere Rò. Voglio vedere i posti in cui sono stato con Lei, ma non voglio ripercorrerli con Lei, voglio andarvi da solo, per i fatti miei, guardarli, capirli e sentirli ora, dopo che la tempesta nera è passata.
Inizio a ragionarci su. Stilo una lista di luoghi dove andare, ma fino all'ultimo minuto non sarà completata. Metto i soldi da parte ed i giorni scorrono. Non sono convinto di andare a Bergamo, perché potrei vederla e nuovamente mi dico tra me e me “non la voglio vedere”, anzi “voglio esser dimenticato”.
Scorrono i giorni e la confusione si accentua. Poi un pomeriggio parlo con mia madre e dell'idea che mi frulla in testa. Mi chiede “Vuoi andare a vedere nuovamente qualcuno?”, “No mà, sento che devo andare a recuperare dei miei pezzi che ho lasciato lì, non una persona”.
Prendo il coraggio a due mani, chiedo i giorni di ferie in anticipo e prenoto il volo. Nel frattempo mi sento con Davide e l'idea di unire il viaggio per Bergamo ad altro di utile mi suona bene. Coglierò l'occasione per andar a trovare Davide a Brescia, così non resto a Bergamo, stacco e mi allontano, non so come reagirò al tornare in quei posti e l'idea di un supporto non è male. Si farà base a Brescia.
Compro il biglietto, qualcosa è cambiato. Ho un po più di fiato e potrò partire da Catania, ho i mezzi per arrivarci per i fatti miei e pagare il parcheggio. Posso permettermi di comprare un extra di bagaglio per i precedenti motivi e non dover rompermi il collo a spedire pacchi. Vorrei prenotarmi il posto, ma la vedo come una cosa pacchiana, mi accontento dei distinguo realizzati finora e lascio scorrere. Per carità al ritorno un posto distinto mi potrebbe velocizzare l'imbarco, ma a me quello che serve è un sbarco veloce a Catania, onde poter mettermi prima in auto e dirigermi verso casa e poi al lavoro.
Nei giorni a seguire mi preparo, valuto che lo sbarco agevolato non esiste e che alla fin fine non guadagno minuti per tornare a casa prima. Organizzo cosa portare a Davide, conserve fatte in casa ed addirittura della verdura selvatica del Capo, spero gli farà piacere. Assemblo i pezzi e tutto scorre via fino a quando l'aereo si stacca dal suolo Siculo. Lì sento davvero che la partita si apre e che dovrò stare attento. Vado a recuperare pezzi miei, come un uomo discreto nel sottobosco vado a cercare per trovare, ma senza voler dare nell'occhio o infastidire, o sopratutto esser notato. Ma su questo punto dovrò scendere a patti con me stesso, dato che dal primo momento che arrivo a Bergamo una forte voglia di andare a casa sua mi prende, ma un'altrettanta voglia di non vederla mi prende.
E' stata difficile, ma ce l'ho fatta.
Nel pomeriggio ricevo una telefonata, forse lavorerò per la stagione. E' felicità, è speranza, forse si ricomincia a poter progettare, su un nuovo campo, su un nuovo livello, forse si riuscirà a togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
Mi concedo un bagno caldo e rilassante, voglio coccolarmi e riprendermi. Penso a cosa potrei fare con quei soldi che prenderò e già i progetti si snocciolano nella mente: Vestiti, Apnea, qualcosa messa da parte, un po di spesa, un viaggio e se dovessi aver bisogno, della Terapia .
“Un viaggio?”, mi domando tra me e me. “Dove?”, cerco di restringere il campo di ragionamento. Una parola affiora alla coscienza: Bergamo. Dubbi su dubbi si susseguono, ma un dolente nucleo di dolore interiore è lì che preme. Inizio a giocare al “bersaglio” per capire dove voglio arrivare, costi quel che costi, lavoro e me lo posso permettere di far quel che voglio:
- Vuoi vedere Rò? Si, ma non proprio di persona, magari di sfuggita o senza esser visto. Anzi, non voglio esser visto. Effettivamente non voglio esser visto ne da lei, ne da nessun altro.
- Cosa vuoi fare a Bergamo? Voglio rivedere dei posti.
- Quali posti vorresti vedere?
Il ragionamento si inceppa. Tante immagini si susseguono dalla memoria, ma non puntano a voler vedere Rò nuovamente lì, è come se una parte di me è ancora lì e mi manca. Sento vuoti dentro, percepisco pezzi mancanti, non rispondono più all'appello e vanno dal fare fotografie alla città di Bergamo, dal Circolino al vino, la città alta, le mura, il vicolo dell'assemblea Nazionale dove credetti di vederla. Una lista vertiginosa di posti si fa avanti, assieme al cimitero ed al parco Redona.
Ricordo i posti ed un forte dolore mi prende, come se qualcosa dentro mancasse, come se avessi bisogno di andare lì per rappacificarmi con me stesso, per chiedermi scusa, per vedere i luoghi con occhi diversi e dirmi scusa.
E' assurdo, voglio vedere Bergamo ma non voglio vedere Rò. Voglio vedere i posti in cui sono stato con Lei, ma non voglio ripercorrerli con Lei, voglio andarvi da solo, per i fatti miei, guardarli, capirli e sentirli ora, dopo che la tempesta nera è passata.
Inizio a ragionarci su. Stilo una lista di luoghi dove andare, ma fino all'ultimo minuto non sarà completata. Metto i soldi da parte ed i giorni scorrono. Non sono convinto di andare a Bergamo, perché potrei vederla e nuovamente mi dico tra me e me “non la voglio vedere”, anzi “voglio esser dimenticato”.
Scorrono i giorni e la confusione si accentua. Poi un pomeriggio parlo con mia madre e dell'idea che mi frulla in testa. Mi chiede “Vuoi andare a vedere nuovamente qualcuno?”, “No mà, sento che devo andare a recuperare dei miei pezzi che ho lasciato lì, non una persona”.
Prendo il coraggio a due mani, chiedo i giorni di ferie in anticipo e prenoto il volo. Nel frattempo mi sento con Davide e l'idea di unire il viaggio per Bergamo ad altro di utile mi suona bene. Coglierò l'occasione per andar a trovare Davide a Brescia, così non resto a Bergamo, stacco e mi allontano, non so come reagirò al tornare in quei posti e l'idea di un supporto non è male. Si farà base a Brescia.
Compro il biglietto, qualcosa è cambiato. Ho un po più di fiato e potrò partire da Catania, ho i mezzi per arrivarci per i fatti miei e pagare il parcheggio. Posso permettermi di comprare un extra di bagaglio per i precedenti motivi e non dover rompermi il collo a spedire pacchi. Vorrei prenotarmi il posto, ma la vedo come una cosa pacchiana, mi accontento dei distinguo realizzati finora e lascio scorrere. Per carità al ritorno un posto distinto mi potrebbe velocizzare l'imbarco, ma a me quello che serve è un sbarco veloce a Catania, onde poter mettermi prima in auto e dirigermi verso casa e poi al lavoro.
Nei giorni a seguire mi preparo, valuto che lo sbarco agevolato non esiste e che alla fin fine non guadagno minuti per tornare a casa prima. Organizzo cosa portare a Davide, conserve fatte in casa ed addirittura della verdura selvatica del Capo, spero gli farà piacere. Assemblo i pezzi e tutto scorre via fino a quando l'aereo si stacca dal suolo Siculo. Lì sento davvero che la partita si apre e che dovrò stare attento. Vado a recuperare pezzi miei, come un uomo discreto nel sottobosco vado a cercare per trovare, ma senza voler dare nell'occhio o infastidire, o sopratutto esser notato. Ma su questo punto dovrò scendere a patti con me stesso, dato che dal primo momento che arrivo a Bergamo una forte voglia di andare a casa sua mi prende, ma un'altrettanta voglia di non vederla mi prende.
E' stata difficile, ma ce l'ho fatta.