sabato 14 febbraio 2015

Recupero pezzi .


 
Vari e dolorosi .
E' la sera del 2 Giugno, torno da un'escursione sui Peloritani voluta e cercata, per rompere il solito tram – tram, per buttare le carte sul tavolo e rompere la brutta piega assunta dal gioco.

Nel pomeriggio ricevo una telefonata, forse lavorerò per la stagione. E' felicità, è speranza, forse si ricomincia a poter progettare, su un nuovo campo, su un nuovo livello, forse si riuscirà a togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

Mi concedo un bagno caldo e rilassante, voglio coccolarmi e riprendermi. Penso a cosa potrei fare con quei soldi che prenderò e già i progetti si snocciolano nella mente: Vestiti, Apnea, qualcosa messa da parte, un po di spesa, un viaggio e se dovessi aver bisogno, della Terapia .

“Un viaggio?”, mi domando tra me e me. “Dove?”, cerco di restringere il campo di ragionamento. Una parola affiora alla coscienza: Bergamo. Dubbi su dubbi si susseguono, ma un dolente nucleo di dolore interiore è lì che preme. Inizio a giocare al “bersaglio” per capire dove voglio arrivare, costi quel che costi, lavoro e me lo posso permettere di far quel che voglio:

- Vuoi vedere Rò? Si, ma non proprio di persona, magari di sfuggita o senza esser visto. Anzi, non voglio esser visto. Effettivamente non voglio esser visto ne da lei, ne da nessun altro.

- Cosa vuoi fare a Bergamo? Voglio rivedere dei posti.

- Quali posti vorresti vedere?

Il ragionamento si inceppa. Tante immagini si susseguono dalla memoria, ma non puntano a voler vedere Rò nuovamente lì, è come se una parte di me è ancora lì e mi manca. Sento vuoti dentro, percepisco pezzi mancanti, non rispondono più all'appello e vanno dal fare fotografie alla città di Bergamo, dal Circolino al vino, la città alta, le mura, il vicolo dell'assemblea Nazionale dove credetti di vederla. Una lista vertiginosa di posti si fa avanti, assieme al cimitero ed al parco Redona.

Ricordo i posti ed un forte dolore mi prende, come se qualcosa dentro mancasse, come se avessi bisogno di andare lì per rappacificarmi con me stesso, per chiedermi scusa, per vedere i luoghi con occhi diversi e dirmi scusa.

E' assurdo, voglio vedere Bergamo ma non voglio vedere Rò. Voglio vedere i posti in cui sono stato con Lei, ma non voglio ripercorrerli con Lei, voglio andarvi da solo, per i fatti miei, guardarli, capirli e sentirli ora, dopo che la tempesta nera è passata.

Inizio a ragionarci su. Stilo una lista di luoghi dove andare, ma fino all'ultimo minuto non sarà completata. Metto i soldi da parte ed i giorni scorrono. Non sono convinto di andare a Bergamo, perché potrei vederla e nuovamente mi dico tra me e me “non la voglio vedere”, anzi “voglio esser dimenticato”.

Scorrono i giorni e la confusione si accentua. Poi un pomeriggio parlo con mia madre e dell'idea che mi frulla in testa. Mi chiede “Vuoi andare a vedere nuovamente qualcuno?”, “No mà, sento che devo andare a recuperare dei miei pezzi che ho lasciato lì, non una persona”.

Prendo il coraggio a due mani, chiedo i giorni di ferie in anticipo e prenoto il volo. Nel frattempo mi sento con Davide e l'idea di unire il viaggio per Bergamo ad altro di utile mi suona bene. Coglierò l'occasione per andar a trovare Davide a Brescia, così non resto a Bergamo, stacco e mi allontano, non so come reagirò al tornare in quei posti e l'idea di un supporto non è male. Si farà base a Brescia.

Compro il biglietto, qualcosa è cambiato. Ho un po più di fiato e potrò partire da Catania, ho i mezzi per arrivarci per i fatti miei e pagare il parcheggio. Posso permettermi di comprare un extra di bagaglio per i precedenti motivi e non dover rompermi il collo a spedire pacchi. Vorrei prenotarmi il posto, ma la vedo come una cosa pacchiana, mi accontento dei distinguo realizzati finora e lascio scorrere. Per carità al ritorno un posto distinto mi potrebbe velocizzare l'imbarco, ma a me quello che serve è un sbarco veloce a Catania, onde poter mettermi prima in auto e dirigermi verso casa e poi al lavoro.

Nei giorni a seguire mi preparo, valuto che lo sbarco agevolato non esiste e che alla fin fine non guadagno minuti per tornare a casa prima. Organizzo cosa portare a Davide, conserve fatte in casa ed addirittura della verdura selvatica del Capo, spero gli farà piacere. Assemblo i pezzi e tutto scorre via fino a quando l'aereo si stacca dal suolo Siculo. Lì sento davvero che la partita si apre e che dovrò stare attento. Vado a recuperare pezzi miei, come un uomo discreto nel sottobosco vado a cercare per trovare, ma senza voler dare nell'occhio o infastidire, o sopratutto esser notato. Ma su questo punto dovrò scendere a patti con me stesso, dato che dal primo momento che arrivo a Bergamo una forte voglia di andare a casa sua mi prende, ma un'altrettanta voglia di non vederla mi prende.

E' stata difficile, ma ce l'ho fatta.

Matrimonio


Chiesa de la Trinità.
Primavera inoltrata, mattina di sole, chiesa della Trinità. Da quel luogo sacro in cui si sposarono i miei bis-nonni, usciamo mano nella mano Io e Te. Indossi un sorriso smagliante sul volto, rimbombano nella chiesetta e dentro di noi le parole del prete “marito e moglie”. Un tubino bianco ti avvolge, come quello che disegnasti sul sacchetto di carta. Tutta la mia famiglia al completo e la tua sono seduti nelle sedie impagliate e seguono con lo sguardo il nostro procedere verso l'uscita, è un ridere ed un gridare di gioia. I miei amici ed i tuoi hanno fatto gruppo e ci canzoneggiano.

Ti prendo in braccio per sollevarti e scendere i gradini. Una pioggia di riso ci avvolge ed un lungo bacio tra urla di gioia e festa ci accompagnano. Mia madre ha le lacrime, mio padre pure, mia nonna è felice come non mai dalla morte del nonno. E' gioia, gioia pura. I tuoi sono entusiasti, vedo il cugino Alberto ridere, mentre sua moglie  è contenta. Le due bimbe, ormai signorine, giocano nell'aia davanti la chiesa.
Un sole vivo e bianco ci bacia dall'uscio in poi, percorriamo un paio di metri sul selciato davanti la chiesa, con la coda dell'occhio scruto Carola, tutta impettita con famiglia a seguito e scorgo un filo di invidia nel suo sorriso sarcastico. Merito del panorama da cui si vedono tutte le isole Eolie, la punta del Promontorio, il rosa della chiesta che si stacca e contrasta con l'azzurro del cielo, le abbondanti rose bianche comprate in zona che hanno addobbato l'interno e l'esterno della chiesa .

Un banchetto ci attende a pochi metri dal sagrato. Non prima di aver fatto volare in cielo un mazzo di palloncini con attaccati biglietti di gioie, speranze e buoni propositi scritti su foglietti di carta colorati nel cuore della notte.
Un cameriere sorridente e spontaneo mi porge la bottiglia da stappare. Voglio stapparla con Te. La scarto, la pulisco ed entrambi i nostri pollici spingono il sughero compresso. Il tappo vola nel cielo azzurro per poi perdersi nella sottostante campagna. Gli applausi si susseguono. Verso del vino nel tuo calice, mentre premurosa lo versi nel mio. Passiamo la bottiglia al cameriere che destreggia come un funambolo per preparare i flute del piccolo rinfresco.
Appena gli invitati hanno almeno una mano occupata, alziamo i vetri, brindiamo con i presenti ed incrociando le braccia beviamo senza staccare gli occhi l'uno dall'altra.

E' festa, è gioia, è vita. I presenti assaggiano dolci e confetti sul tavolo coperto da una tovaglia bianchissima, è stata ricamata dall'altra mia nonna. Un filo di vento la sposta, facendola ondeggiare, per poi scorrere sul mio volto ed è come se mi avesse portato un di Lei bacio. Sembra quasi che ci siano proprio tutti i miei cari, sembra che un momento all'altro i nonni debbano salire dalla discesa, tenendosi per braccio e discutendo del nipote convolato a nozze.

Un arrivederci a tutti alla villa, dove ci attende il banchetto e la festa, mentre seduti sul cassone di un'ape bianca, andiamo a far foto .

Prima facciamo una tappa al cimitero. Portiamo il bouquet alla tomba del nonno. E' stata una tua promessa l'altra sera mente scrivevamo i bigliettini per i palloncini. Ricordo ancora le tue parole “Fabio. Vorrei portare il mio bouquet alla tomba di tuo nonno”. Non ti dissi nulla, se non un abbraccio stretto – stretto ed un lungo bacio con le labbra umide di lacrime. Preghiamo assieme e lo salutiamo, fisicamente non è con noi, ma in cuor mio il nonno c'è ed è accanto a noi per benedire questa nuova strada.

Scattiamo foto, tra Fondazione e Faro. Sorpresa delle sorprese, sono riuscito a far arrivare un barcaiolo. Ci spingiamo con il fotografo per gli scatti nella grotta a mare. Non manca nulla di noi.

Torniamo sull'ape, tirata a lustro, per arrancare verso la villa. E' quasi il tocco ed il motocarro si fa strada nel viale alberato, con un sorriso smagliante sei attaccata al mio braccio mentre ondeggiamo, vorrei che questo momento non finisse mai. Ho paura quando arriveremo allo spiazzale antistante la villa e parcheggeremo, tutti ci vedranno come marito e moglie.

Le tue amiche fatte venire apposta ti assalgono appena scendi dal sedile, in un cinguettio di rondini. Le rondini stesse che hanno fatto il nido sotto un cornicione nei pressi, ci salutano cantando. Per un momento mi fermo e ti guardo, con gli stessi occhi che tengo in serbo da quando si posero su di te sotto l'ulivo, sei bella come una venere ed il bianco ti dona.

Andiamo al banchetto allestito sotto i gazebi. In lontananza si vedono le isole. L'aria è così limpida che si distinguono le bianche case dal terreno vulcanico.
Il gruppo attacca a suonare canzoni, mentre i camerieri fanno scorrere piatti tra i tavoli degli invitati. Che cosa strana trovare al medesimo tavolo toscani, siculi e lombardi, per di più un alpino della brigata Bergamo ed uno nella Vigilanza Aeronautica Militare entrambi di leva in Alto Adige. Chissà cosa ne uscirà fuori, spero che il nostro cucciolo nel grembo da un paio di mesi amerà il mare e la montagna, l'apnea, l'arrampicata, il camminare e tutto quello che vorrà .

Piatti siculo – lombardi – toscani si susseguono. E' un imbastardimento all'ennesima potenza, tra salumi, formaggi, antipasti, primi, secondi e dolci. Il palato volteggia tra le pietanza servite, una diversa dall'altra, ma si sa a me le cose incrociate fanno impazzire.

I tuoi apprezzano la cucina sicula – toscana di casa ed i miei gradiscono le pietanze lombarde. E' una gara al piatto che racimola maggior consenso. Mezza forma di Parmigiano è in bella mostra sotto un albero, chi vuole si alza, afferra il coltellino, stacca la scaglia che vuole e sceglie la frutta che più gli aggrada per accompagnarlo: frutta fresca, frutta secca, miele e fette di pane a portata di mano.

Il vino è rigorosamente un Valcalepio, lo stesso de “Il circolino”; scorre a fiumi. Sono mezzo brillo, ma concesso il primo ballo a tuo padre, ti concedo poco a gli altri invitati. Le danze accompagnano gli intervalli tra una pietanza e l'altra.
Come statua ti ergi dal tavolo, chiedi con decisione ai camerieri di portarti i confetti. Con un mestolo e la cesta di olivastro, fai il giro dei tavoli per mescere un po di confetti e le bomboniere a gli invitati. E' superfluo sottolinearlo, ma le bomboniere le hai dipinte tu, tutte a mano e sono una tempesta di colorate “F&R”.

J'y suis jamais allé - Yann Tiersen

Attacca un violino accompagnato da una fisarmonica, le note di Yann Tiersen in J'y suis jamais allé echeggiano nell'aia, mi guardi negli occhi ancora più contenta di prima e ti stringi a me per ballare. Danziamo fino a quando i piedi non fanno male, le pietanze sono state servite, le fiammelle dei lumi sono state accese, i contorni delle isole quasi si sono perse e quasi si possono toccare con mano le luci delle case. Un urlo di sorpresa e gioia echeggia tra gli invitati e si voltano in direzione Levante, si vedono le eruzioni del vulcano. Sento che Isso mi abbia fatto il suo regalo a noi.

Giunge la sera ed il momento della torta, ma la festa sembra non voler finire. Una cassata gigantesca viene portata, guarnita di ogni bellezza di frutta candita e martorana. Impugniamo il coltello e lo affondiamo su quel dolce fatto giungere appositamente da Palermo. Un profumo soave di dolce, ricotta, mandorle, miele e tutta la Sicilia esce delicatamente dalla guarnizione. Ci baciamo e lasciamo finire il lavoro ai camerieri.

Sparecchiano, alcuni invitati si sono alzati per andar via, ma ancora ti muovi come le fiammelle dei lumi e ti seguo con decisione e chiarezza. Stanchi ma felici saliamo nuovamente sull'ape. Lentamente si fa strada nel viale alberato e le fiaccole per terra si susseguono tra gli alberi a bordo strada. Una pioggia di barattoli di latta e di “palloncini” fanno un baccano sul selciato e svolazzano.
Guadagniamo la strada per l'albergo, saremo nostri per tutta la notte e per sempre.