domenica 12 maggio 2013

Passa un bus della Scoppio e... .

Il cuore mi si stringe.
Era una notte buia di un altrettanto periodo buio della vita, qualche barlume di luce si vedeva all'orizzonte, ma era troppo flebile per schiarire l'oscurità.
Per seguire un'infatuazione, salii a bordo di un autobus diretto a Lecce: nessuna fermata nel cuore della notte, si tira dritto fintantocchè tutto attorno non è che pianura.
Ancora oggi se mi trovo a passare dal capolinea dei Bus, vedendo un autobus della ditta Scoppio (professionale e valida), la mente va a quella notte, al freddo dell'aria condizionata che attraversava la pelle, camminava per i muscoli ed azzannava il cuore in una morsa di ghiaccio.
Il sole, il cielo e le rondini di quella città mi richiamarono alla vita ed il pensiero di amici cari a casa a cui portare un pensiero mi fecero riemergere da quel bagno in acque ghiacciate.
Una bici presa in affitto fece il resto per i vicoli di pietra arenaria inondati dal sole.

Pantarei os potamos, ma ogni tanto qualcosa dentro si ghiaccia e si inceppa.

La cenere .

Ciò che resta di un bel fuoco.

Qualche giorno or sono (erano i primi del mese di aprile di 2 anni fa) ascoltai alla TV una frase circa il Bip, nella fattispecie: la depressione è la cenere di quel che resta della mania. Visti questi due elementi (cenere e mania) cuciti dal filo del tempo, diventano aspetti diversi della medesima medaglia, assumendo contorni più naturali, organici ed unitari.
La fase down, depressiva, prostrata e sfinita, è ciò che resta di una mente dopo che vi è passato il fuoco della mania.
Fuoco che avvolge, riscalda, solletica, ammalia con guizzi di ragionamenti rapidi e fulminei, come fiammelle danzano nella propria mente ammaliando chi ci guarda e noi stessi. Fuoco che avvolge noi stessi ed avvolge gli altri nello spaziare, travalicando i limiti personali e coinvolgendo gli altri. Fiamma che fa scorrere su concetti, idee, pensieri, emozioni, sensazioni con una velocità sostenuta, riscaldando ed aizzando noi stessi ed i vicini.
Questo fuoco dalle tante e suadenti componenti ammalianti, ha un piccolo particolare, al suo passaggio lascia cenere di ciò che era prima; per cui quando si è in fase Up/Maniacale, quando le fiamme del fuoco produttivo avvolgono e si scambiano per piacere euforico il bruciare della nostra mente, in quei momenti sarebbe un passo avanti il ricordarsi che si stà bruciando sulla pira della mania e che sarebbe bene fermarsi  o almeno ricordarsi che dopo le fiamme ci attendono le ceneri della depressione.
Forse si proverà a mettere un freno a queste fiamme, e forse quello che scambiavamo per felicità o momento pieno di vita, assumerà i suoi contorni realistici: di carne che prende fuoco.
Forse inizieremo a curarci le bruciature e a trovare le cicatrici delle trascorse, forse inizieremo a rispettare noi stessi e a vivere meglio.
Forse ...