lunedì 7 novembre 2011

Frattura Psicotica .



Dell'Io .

Immaginiamo che il mondo interiore (credo i tecnici lo chiamino ES) di una persona affetta da psicosi inizi ad avere una serie di problemi, evolva ad uno stato paragonabile ad un sasso: duro, freddo, secco e difficile.
Immaginiamo che sempre per la persona psicotica in causa, quello che i tecnici chiamano Super – Io ma che Io preferisco chiamarlo "l'inquilino del piano di sopra" (perché rompe i coglioni) sia paragonabile ad un martello: preciso, battente, decisivo, incidente, duro e battente sulla pietra.
Immaginiamo che per via dello stato psicotico l'Io della persona sia fragile, rigido e facilmente frantumabile come una bottiglia.
Immaginiamo di mettere la bottiglia/Io tra l'ES/mondo interiore ed il Super Io / Inquilino del piano di sopra/martello.
Ad un certo punto l'Es scaglia un colpo sull'Io; bloccato tra martello e pietra, cosa credete che succeda? L'Io va in frantumi in centinaia di pezzi, il dolore è atroce e indescrivibile e la cosa più orribile di tutte è che ti senti andare in pezzi, vedi scomporti nelle parti e dopo che il martello ha finito (magari impugnato da tuo padre), non hai neanche le lacrime per piangere, perché non sai di cosa piangere e a cosa sia dovuto il dolore.
Non riesci neanche a assemblarti, perchè trovi un pezzo, lo metti da parte, ne trovi un altro, lo metti da parte e dopo ancora ne trovi un altro ancora, ma non riesci a ricordarti dove hai appena messo gli altri .
Provare a ricordarti dove sono gli altri 2 pezzi che fino a poco fa avevi messo da parte e sapevi dove erano, ti fa ancora più male; meno rispetto alla martellata, ma è un nuovo dolore sommatosi al pre- esistente, non capisci più nulla. E' come se ti mettessi a camminare su una gamba fratturata.

Come una camicia di forza .


Sensazione che prende alle braccia .
Arrivano i no, arrivano i silenzi, arrivano i discorsi interrotti ed i musi lunghi, arriva l'idea di non far quello che si propone, arriva l'idea che quello che proponi non va bene, è strano, è fuori dal normale.
No a quello con cui poter pranzare più tardi.
No a quello che si potrebbe comprare.
No ad un po di intimità assieme.
No ad un vedersi con i propri conoscenti.
No ad andare in sede.
No ad un parlare assieme.
No a tanto altro.
Senti le braccia pietrificarsi, caderti, bloccarsi. Pezzi di granito, di pietra, ti trascinano giù verso il profondo blu. Non riesci a muoverle o a dargli vita. E' come se ti mettessero una camicia di forza, le tempie per un nano secondo vorrebbero esplodere, scoppiare. E' come un colpo di cannone sparato con il tappo alla canna. Implodi perché hai quella sensazione di esser bloccato dalle braccia.
Non voglio capire il senso dell'altro, o provare a comprendere i meccanismi che stanno alla base, dico solo come mi sento e qui, come in tanti altri posti, ne ho pieno diritto, fermo restando che nessuno è obbligato ad ascoltarmi.
Non è una bella sensazione quella che ti prende, è sentirsi come uno a cui gli si dice di mangiare quella famosa tonnellata e mezza di merda. Pesante da digerire.
Forse sono troppo rigido nel proporre.