domenica 8 giugno 2008

Max Gazzè: Il Solito Sesso.


Quando ascoltai la canzone la prima volta, rimasi un po’ estraniato e confuso. Come per tutte le altre occasioni in cui ho ascoltato per la prima volta una composizione di Max, rimasi stupito.
Lo stupore iniziale mi ha portato ad ascoltare il brano più e più volte, fino a quando da uno stato di estraneità del primo momento, dove la canzone ti sembra fredda e distaccata, sono passato in una fase dove l’opera inizia ad entrarti dentro, a poco a poco.
Ti entra dentro e ti permette di dare parole, musica e chiarificare concetti che prima erano torbidi e confusi. Con la forza della musica, le idee prendono corpo, vita ed iniziano a pulsare. I concetti hanno finalmente un filo, si associano ad immagini, diventano chiari e la mano inizia a battere sulla tastiera.
Le battute si trasformano in lettere che diventano sillabe, e queste ultime unendosi formano parole. Le parole suggerite dalla canzone vengono legate alle tue idee, che porti dentro, che custodisci nel tuo “cuore”. Queste tue idee portate alla luce, vengono tirate fuori dal ritmo della canzone e composte dai ritornelli in frasi dal senso compiuto. In questa danza di pensieri, accompagnata dalla canzone di Max scrissi l’e-mail più profonda e più forte che fossi riuscito a comporre in questo ultimo lustro, ma chi la lesse forse non gli interessava.. Capita! : - )
Comunque voglio ringraziare ufficialmente Max Gazzè per le sue opere e per il suo modo di comporre, riesce a descrivere l’indescrivibile e dare corpo e realtà a concetti che tante volte nelle normali musiche italiane di grossa tiratura, non vengono neanche trattati, se non da pochi.

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