Gigli selvatici locali.
Il mese di Settembre al Capo vuol dire lunghe passeggiate, d’altronde è il momento migliore, l’aria si rinfresca e le giornate sono ancora lunghe.
Giorno 19 ( se non erro doveva essere un Venerdì ) di Settembre, mi ero messo nel cuore la voglia di farmi una girata per la campagna, ma non nei soliti posti, volevo scoprire qualche nuova zona dove non ero mai stato.
La curiosità mi portò nella campagna davanti alla villa Muscianisi, per cui scavalcato il muro e tenutomi a debita distanza dalle case con i cani, inizia la mia piccola avventura.
Gli ulivi risentivano della poca acqua caduta nei giorni precedenti, l’erba era secca e dove la mano dell’uomo mancava da molto tempo si vedevano i rovi guadagnar terreno. Anche quando si cercava di strappare spazio ai rovi per recuperare terreno libero, le piante infestanti non arretravano tanto facilmente.
Incappai in un rudere di una casa in mezzo alla campagna. Preso dalla voglia di scoprire cosa ci fosse mi avventurai. La struttura constatava di due stabili, il primo era una casa in momentanea pausa di restauro, l’altro era una ex – stalla, rifinita di tutto punto. Sazio di particolari mi avventurai per il ritorno.
Mi caddero per terra le chiavi. Piegando verso il terreno per raccoglierle, notai un brulichio di macchie marroni. A prima battuta pensai “Formiche!”, ma qualcosa non mi quadrava. Per essere formiche erano troppo grosse e larghe. Guardai meglio e notai una forma a ragno, con 3 zampe per lato e formulai il concetto: Zecche! Manco finii di dirlo e mi guardai le gambe, una decina di insetti mo si arrampicavano. Preso dal panico le tolsi in fretta e furia, contandone una decina , per poi scappare via.
Giunto il prossimità della strada, l’occhio fu catturato da una macchia rosa per terra, ai piedi di un ulivo secolare. Incuriosito mi avvicinai e scoprii dei bellissimi gigli selvatici rosa. Tolto dalla tasca il coltellino svizzero, la lama ebbe la meglio sullo stelo del fiore, che raccolsi e portai con me.
Fortuna volle che preferisco ricordare la camminata per i gigli rosa piuttosto che per le zecche, ma capita sia il bello che il brutto in una avventura.
Giorno 19 ( se non erro doveva essere un Venerdì ) di Settembre, mi ero messo nel cuore la voglia di farmi una girata per la campagna, ma non nei soliti posti, volevo scoprire qualche nuova zona dove non ero mai stato.
La curiosità mi portò nella campagna davanti alla villa Muscianisi, per cui scavalcato il muro e tenutomi a debita distanza dalle case con i cani, inizia la mia piccola avventura.
Gli ulivi risentivano della poca acqua caduta nei giorni precedenti, l’erba era secca e dove la mano dell’uomo mancava da molto tempo si vedevano i rovi guadagnar terreno. Anche quando si cercava di strappare spazio ai rovi per recuperare terreno libero, le piante infestanti non arretravano tanto facilmente.
Incappai in un rudere di una casa in mezzo alla campagna. Preso dalla voglia di scoprire cosa ci fosse mi avventurai. La struttura constatava di due stabili, il primo era una casa in momentanea pausa di restauro, l’altro era una ex – stalla, rifinita di tutto punto. Sazio di particolari mi avventurai per il ritorno.
Mi caddero per terra le chiavi. Piegando verso il terreno per raccoglierle, notai un brulichio di macchie marroni. A prima battuta pensai “Formiche!”, ma qualcosa non mi quadrava. Per essere formiche erano troppo grosse e larghe. Guardai meglio e notai una forma a ragno, con 3 zampe per lato e formulai il concetto: Zecche! Manco finii di dirlo e mi guardai le gambe, una decina di insetti mo si arrampicavano. Preso dal panico le tolsi in fretta e furia, contandone una decina , per poi scappare via.
Giunto il prossimità della strada, l’occhio fu catturato da una macchia rosa per terra, ai piedi di un ulivo secolare. Incuriosito mi avvicinai e scoprii dei bellissimi gigli selvatici rosa. Tolto dalla tasca il coltellino svizzero, la lama ebbe la meglio sullo stelo del fiore, che raccolsi e portai con me.
Fortuna volle che preferisco ricordare la camminata per i gigli rosa piuttosto che per le zecche, ma capita sia il bello che il brutto in una avventura.
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