venerdì 19 febbraio 2010

Demolire .

E' una scienza tecnologica precisa.

Il lunedì per me difficilmente è una giornata piacevole, ci sono impegni, studio, lavoro in arretrato. Si è freschi da un week-end, gli impegni associativi incombono e ci sono tante voci in arretrato anche a livello personale da riprendere. Mi riferisco nel particolare a lunedì 18 gennaio del corrente anno.
Si arriva alla sera un po fusi, come se la materia cerebrale volesse sciogliersi e fuoriuscire dalla teca cranica dal naso. Si ferma nello spazio tra le ciglia della fronte, si ingorga, inizia a premere, vien fuori un bel mal di testa.
Tutto quello che si vorrebbe è un po di pace, un po di tranquillità, mettere da parte le funzione cerebrali superiori e dedicasi all'ambito umano dei rapporti. Parlare, scherzare, ridere, discutere, raccontare, cercare di ritagliarsi un angolo di tranquillità ed umanità.
Arriva una telefonata, dall'altra parte della cornetta c'è una persona cara e si inizia a parlare. Vengono fuori un paio di problemi, li glissi e pensi ad altro.
Non te la senti e non vuoi affrontare problemi . La testa è da una altra parte, ti metti a cazzeggiare da tutt'altro posto. Chi è dall'altra parte del telefono se ne accorge e ripresenta il problema.
Ribatti rimettendo il problema al mittente, dato che voglia, forze e sopratutto interesse momentaneo per l'argomento non ne hai perché hai priorità maggiori a cui pensare.
Le decisioni, come tali, prevedono uno sforzo mentale, che non tutti vogliono fare o affrontare. Ciò non toglie che si può pure sbagliare, basta non irrigidire il ragionamento stesso.
Chi è dall'altra parte del telefono decide. Il risultato non mi piace, perché in questi momenti tutto voglio fare tranne che decidere per dopo, progettare, trovare risorse, impegnarle e vincolarle, in special modo per quanto riguardo un fine settimana.
Parte la mia incazzatura, erroneamente inizio ad urlare. Sarà pure sbagliato ma in quel momento è la mia parte stanca, dolente, che non vuol esser disturbata o svegliata ad urlare. E' dolore e vuole esser lasciata in pace, chiudere la discussione e mettersi in stand-by.
Forse questo concetto non riesco a formularlo bene verbalmente, ma momentaneamente mi riesce per iscritto, il fatto è che chi sta dall'altra parte non gli va giù per via del modo di come mi sono posto.
Chiusa la telefonata, iniziano i consolidati messaggi di demolizione, dove si va al cuore dei rapporti umani che legano le persone e si comincia metterli in discussione. Si comincia a dubitare del legame, dello stare assieme, si vedono solo i problemi, si dimentica quello che si è fatto, quello che si è ricevuto e si comincia a pestar i piedi per terra.
Inizia da chi ti sta accanto un processo consolidato e collaudato di mesa in discussione/demolizione di quello che c'è tra due persone. Come se si volessero mettere delle cariche di dinamite sui pilastri portanti di un rapporto, innescare una miccia che porta alla detonazione.
La Fortuna momentanea vede le cariche piazzate su pilastri che non reputo fondamentali, sopratutto non detonando ad unisono. La struttura regge, peccato che qua e la si percepisce qualche incrinatura.
Capita..

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