giovedì 21 ottobre 2010

Mezza...

Sega...

Il simbolo ricorda quella della “SEGA”, nota casa di produzione console giapponese degli anni ottanta e novanta del secolo scorso, ma il post non si riferisce ai videogiochi, vorrei solo fermare un momento, scriverci sopra, dargli una immagine e metterlo nel dimenticatoio.
Era la mattina del 22 Luglio, ero in stanza in uno stato di rincoglionimento totale, dato che tra i miei alti e bassi, quella mattina ero proprio in fase Down. Aggiungo che erano appena trascorsi 21 giorni precisi – precisi dall'ultima sfuriata di mio padre sulla mia vita, sulle mie scelte, sul Blog, sul lavoro (che iniziava), sull'università (ferma) sulla mia vita che a suo avviso è “persa”.
Per cercare di ricomporre i pezzi ero seduto al PC, come al mio solito cerco di svuotare la mente o giocando al PC, o scrivendo, o cercando di parlare con i cari, guardando foto, immagini, filmati, ascoltando musica .
Di punto in bianco mi ritrovo un Coso in stanza che urla, grida, impreca, mi insulta dandomi dalla mezza sega (vedi immagine), al fallito, passando per il coglione.
Oggi ripensandoci mi viene da riderci su, ma vivere quel momento non è stata la fine del mondo, dato che sembrava di essere sopra una lancia di 3 metri e mezzo in vetroresina in mezzo al mare forza 6.
L'ho lasciato parlare e discutere, appena ha toccato l'argomento Alessandra (su come lei potesse stare con un fallito come me), mi sono incazzato come una bestia.
Come un cane a cui qualche passante di merda prova a dare un calcio alla compagna, sono scattato ed ho iniziato a mordere. Dovevo avere un volto davvero terrificante, dato che ho finalmente sciolto la lingua cominciando col dire che il Coso non si doveva permettere mai più di tirare merda su di lei, che con tutto questo porcile del Coso, Sandra non ci entra proprio nulla e che già si sono permessi di pensare di poterle tirare merda di sopra uscendosene con la felice scelta della Cosa: voi non vi dovete vedere più qua. Ma questa è un' altra storia e magari un altro Post.
Il fatto è che da quel giorno ho cominciato a chiudermi in me stesso in casa, scambiare il minimo possibile di parole e facendomi la mia strada, aggiungo pure che se veniva nei pressi l'eterno adolescente raccoglievo bagatte e bagattelle e me ne andavo via. In pratica la chiamata a lavoro per 1 mese ed oltre per me è stata una liberazione, dove mi hanno pure pagato.
Oggi (venerdì 10 Settembre 2010 ) torno in una casa vuota dei Cosi e a dimensione umana, dove se uno decide di dormire, lo può fare senza esser svegliato di soprassalto.

Nessun commento: