lunedì 3 febbraio 2014

Ho iniziato a far apnea .

Io con la muta prestatami da Egy .
"Faccio un bel respiro. Non riempie affatto il vuoto che ho dentro e che sento da sabato mattina, un buco doloroso e che mi ricorda la mia perdita."

Avevo/ho un buco dentro, figlio di una perdita. Un vuoto che mi porto e che a poco a poco cerco di colmare. E' come se nella mia vita/prato fosse nato un bell'albero e questo ad un certo punto non vi fosse più. Al suo posto è rimasto un cratere.
E' come se su un prato, come quello che c'è a ponente dove corro, fosse caduta una bomba. Dopo la detonazione vi è rimasto un ampio cratere nel suolo. Voragine che ha cominciato a consumare, catturare, prendersi ciò che c'era intorno.
Un po come il nulla nella storia infinita, si mangiava le cose a poco a poco. A poco a poco questo cratere ha iniziato a mangiarsi ciò che c'era intorno, complice la bruma che scendeva su di me immobilizzandomi.
Toccato non proprio il fondo, ma una mia fibra di dignità nel vivere, voglia di sopravvivere, costi quel che costi, ho cominciato a provare a fermare l'erosione del margine avanzante del cratere.
Mi sono forzato, ho deciso di trovare un rimedio. Appellarmi alle mie passioni, ai miei sogni, alle mie idee, ai miei progetti, alla mia vita. Prenderla nuovamente in mano, dolorante e pulsante, accarezzarla e ricominciare a ricomporla.
Ho guardato dove c'era la luce, il calore, il tepore interno, i miei progetti ed ho cominciato a passare uno a uno ciò che mi dava speranza.
Il trekking non l'ho abbandonato, ma dopo la scena patetica di quel tipo al “The green-stone” sull'assicurazione, l'idea momentaneamente di ritornarci l'ho accantonata.
Il camminare con i ragazzi dell'AMA Camminare in sintonia mi ha dato forza e costanza, mi ha fatto sentire parte integrante di un gruppo, di una comunità. Ho avuto modo di ascoltare tanta vita ed assaporarla, sentirla, condividerla, potermi riscaldare con loro. E' stato un punto fermo in un periodo traballante.
Da questa passione che mi accompagnava ad ogni passo, ho cominciato a camminare Io da solo. Bello si, ma non come con gli altri. Allora mi son detto: perchè non cercare qualcosa che vorrei fare di sport assieme ad altri?
Su facebook imperversavano da mesi le foto di Melo ed Egidio con il Dudongo Team. E' stata un'idea che a poco a poco è emersa dall'inconscio, si è fatta strada passo dopo passo mentre camminavo. E' uscita fuori come una bottiglia di vino matura ed è il suo tempo: Apnea.
Una passione primordiale, viscerale si è mossa. Una corda impolverata da tanti anni e messa da parte da oltre un decennio ha cominciato a musicare con un suono chiaro e finalmente pulito. La voglia di acqua si faceva strada dentro di me e cominciava a fermare l'erosione del cratere.
Quando ho fatto la mia prima immersione statica, sono andato a ritrovare molte delle belle sensazioni che portavo dentro: Il sogno in cui facevo apnea da bambino e che mi donò la più bella emozione che abbia mai avuto finora. I miei cari ormai andati via per sempre, ma che ho ritrovato vivi e forti durante l'immersione.
La preparazione all'apnea che mi ha ricordato molto il filmato del bagnetto ai bimbi, che di rimando mi ha condotto a Rossana e Rossana stessa. Gli ultimi 3 concetti sono un po fusi tra loro trapassati/figli/Rossana, ma andando in apnea statica sono riuscito a poterli abbracciare tutti assieme e potermi crogiolare con essi. E' stata una meravigliosa sensazione, il vuoto che porto ha cominciato ad esser riempito ed Io a sentirmi meglio.
Un altro concetto mi ha portato avanti sulla scelta dell'apnea. Rossana un giorno mi disse di voler far arrampicata a mani nude. La cosa mi lasciò incuriosito ed incredulo. La guardai domandandomi come stramaledettamente farà ad arrampicarsi su una roccia senza muscoli. Un giorno andò proprio ad arrampicare, lasciandomi solo a girovagar per Bergamo, manco a casa sua, nella strada.
Non posso andar con lei a veder l'allenamento (sospetto che ci sarà stato un altro ganzo o piano B se non ero Io il B da celar) e giro. Cammino come mi hanno insegnato nel gruppo e le idee cominciano a prender forma e ad esser snocciolate. L'immagine di un'arrampicatrice ed un subaqueo che si baciano al confine tra mare/roccia per poi ognuno prender la propria passione ed andarsene via si fa strada.
E' un'immagine forte, quasi violenta, l'idea di andarmene via non la accetto ( ma mi verrà a breve imposta), ma l'idea del sub mi incuriosisce. Continuo a camminare, inforco un sentierello che mi farà arrivare in una Via chiamata Valverde (guarda un po) e tocco con mano l'idea di andar sott'acqua.
Ma come? Con le bombole?” “Ma anche no..”
Ricordo di esser riuscito a raggiungere mio compare Fabrizio nelle profondità in immersione. E' come un flash: Se sono riuscito a scender da dei sub, perché non posso calar con le mie mani per i fatti miei, mentre lei si arrampica? Il gioco è fatto, scelgo di far apnea, di prender una strada opposta a quella di Rossana, anche Io con le mie stesse mani ma modalità diverse. Come se avessi voluto lasciarmi alle spalle tutto e continuare per la mia nuova strada, portando con me alcune cose belle che ci son state, ma rielaborandole ed adattandole al nuovo.
Ho iniziato a far apnea, le sensazioni positive si susseguono ed il vuoto che mi porto dentro è diventato sopportabile. Ora riesco quasi a percepirne i bordi doloranti come una cicatrice, ma toccabili.

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