mercoledì 19 settembre 2018

Buon compleanno .

Al taccagno .
2 e passa di notte. Il sipario cala in una giornata piena lavorativamente parlando. Poco tempo per riposare, almeno la mattina un’uscita in bici e nel pomeriggio vado a ritirare la torta a Barcellona dal collaudato pasticcere.
E’ il compleanno paterno, ma non ho voglia di rimetterci più soldi del dovuto, già gli faccio la torta e l’idea di andare a ‘mpizzare i soldi del servizio non mi va. Faccio due conti e ok ti pago la torta e mi levo il peso di farti un regalo, ma l’idea di perdere ancora del tempo e del denaro con lui non è che mi alletti. Sopratutto dopo il fallimento finanziario, in base al quale si è fatto liquidare i soldi investiti in titoli tossici dalla banca. Capitale che diciamocelo, se l’è tirato taglieggiando e tirchieggiando su Me, mio fratello e mia madre. Basta, si suona una nuova melodia, ci perdo quanto dico Io, non un centesimo di più.
La deduzione è presto fatta, a lavoro non chiedo la sera libera, mi organizzo nel pomeriggio per andare a ritirare il pezzo e presentarmi in tempo a lavoro.
E’ fatta, lavoro tutta la serata e mi rompono il culo dietro al bar. Meglio, così non posso pensare a niente. Mia cognata manda delle foto di famiglia ( almeno lei cerca sempre di salvare il salvabile) e vedere il vecchio taccagno sorreggersi su i suoi taglieggiati mi fa una gran pena e schifo. Fatti aiutare da loro, ma a Me non cercare il becco di un quattrino bucato. Ti sei già preso viscere, ossa, emozioni, tempo, carne e tendini della mia vita su cui poter fare soldi e poi farteli fottere dalla banca .

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