domenica 12 maggio 2013

La cenere .

Ciò che resta di un bel fuoco.

Qualche giorno or sono (erano i primi del mese di aprile di 2 anni fa) ascoltai alla TV una frase circa il Bip, nella fattispecie: la depressione è la cenere di quel che resta della mania. Visti questi due elementi (cenere e mania) cuciti dal filo del tempo, diventano aspetti diversi della medesima medaglia, assumendo contorni più naturali, organici ed unitari.
La fase down, depressiva, prostrata e sfinita, è ciò che resta di una mente dopo che vi è passato il fuoco della mania.
Fuoco che avvolge, riscalda, solletica, ammalia con guizzi di ragionamenti rapidi e fulminei, come fiammelle danzano nella propria mente ammaliando chi ci guarda e noi stessi. Fuoco che avvolge noi stessi ed avvolge gli altri nello spaziare, travalicando i limiti personali e coinvolgendo gli altri. Fiamma che fa scorrere su concetti, idee, pensieri, emozioni, sensazioni con una velocità sostenuta, riscaldando ed aizzando noi stessi ed i vicini.
Questo fuoco dalle tante e suadenti componenti ammalianti, ha un piccolo particolare, al suo passaggio lascia cenere di ciò che era prima; per cui quando si è in fase Up/Maniacale, quando le fiamme del fuoco produttivo avvolgono e si scambiano per piacere euforico il bruciare della nostra mente, in quei momenti sarebbe un passo avanti il ricordarsi che si stà bruciando sulla pira della mania e che sarebbe bene fermarsi  o almeno ricordarsi che dopo le fiamme ci attendono le ceneri della depressione.
Forse si proverà a mettere un freno a queste fiamme, e forse quello che scambiavamo per felicità o momento pieno di vita, assumerà i suoi contorni realistici: di carne che prende fuoco.
Forse inizieremo a curarci le bruciature e a trovare le cicatrici delle trascorse, forse inizieremo a rispettare noi stessi e a vivere meglio.
Forse ...

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