giovedì 13 giugno 2013

Precariato .

Era la fine di maggio del 2011 ( il 31 se non ricordo male ), qunado la settimana precedente ricevevo una telefonata lavorativa. Dal tono ammaliante e da vecchio amico mi si cercava per poter lavorare ai primi di giugno.
A tal riguardo scrivevo:
Contestualizzo la chiamata nel rapporto di lavoro intercorrente: collaborazione non continuativa, dove da un contesto di possibile crescita passo dopo passo in senso continuativo, siamo arrivati ad un brusco precariato, tanti giorni di lavoro tanta paga e ciao.
Ritorno con i piedi per terra.. Nell'ultima sessione lavorativa ho ritirato la mia disponibilità e di conseguenza la continuità ne risente. Avendo bisogno di lavorare continuamente ed il rapporto lavorativo presentatomi è occasionale, necessariamente volgo lo sguardo verso altri lidi.
L'introduzione della non continuità introdotto finora, in un campo caratterizzato dalla continuità, è stata opera della parte che ha bisogno del servizio stesso, presumendo di riuscire ad ottenere la stessa qualità ( vedi continuità ) del rapporto con uno strumento lavorativo  di discontinuità.
A questa situazione involutiva, ho risposto ritirando la mia disponibilità. Il ritiro ha esposto alla possibilità di interruzioni nel ricevere il servizio, ma questo non dipende da me, dato che la non continuità del rapporto è stata introdotta dallo stesso che ha bisogno del servizio. Per cui, fintantoché possiamo collaborare ok, quando trovo di meglio non ho alcun vincolo da sciogliere nella continuità.
Ave atque vale. .

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