Pezzi di ingranaggi . |
Il 16 di Marzo del 2011 ero in giro
con il motore per testare il contachilometri parziale, quando ad un
certo punto un concetto mi si è fatto strada: Come definire i
diversamente abili? All'idea ci avevo già pensato in precedenza, ma
in quel giorno volevo provare a trovare un senso al discorso. Non ci
sono riuscito, ma leggendo successivamente "Vieni via con me"
di Roberto Saviano, al capitolo 6 "la meravigliosa abilità
del Sud", mi ha colpito il seguente paragrafo:
E' il 2002, sono passati sei anni
dalla confisca. L'allora commissario prefettizio pro-tempore di La
Mezia Terme Dino Mazzorana (Il Consiglio comunale era stato sciolto
per infiltrazione mafiosa) chiede a don Giacomo se se la sente di
prendere possesso della casa che nessuno vuole. Don Giacomo accetta,
non aspettava altro. Ha questa comunità di persone intorno a sé,
con famiglie che non riescono ad accoglierle, cacciate dal proprio
posto di lavoro, che hanno bisogno di ricostruirsi una vita
quotidiana, di un posto dove vivere. Ha con sé persone distrofiche,
persone con difficoltà motorie, persone con problemi cognitivi. Dice
di sì..
Ci sono persone "diverse"
quali: ciechi, sordi, muti, distrofici, persone con difficoltà
motorie e persone con altri problemi, i problemi cognitivi. Mentre
per un cieco la diversità salta all'osservazione: non vede, per il
sordo non sente, per le persone con difficoltà motoria mancano
interi arti o se sono presenti essi non funzionano, per coloro che
sono nella categoria "problemi cognitivi" il problema è:
come fai a far capire all'altro che hai un problema cognitivo? Lo può
vedere? Diciamo che è un po difficile, se poi non c'è disponibilità
a capire, il tutto finisce per esser bollato come "filosofia".
Immaginate di avere dei problemini
cognitivi, ed immaginate che chi vi sta accanto non li voglia sentire
sia perchè non è in grado, sia perché questo vuol dire
scoperchiare una fossa comune in cui ha gettato buona parte della sua
vita che non gli conviene. Otterrete un bel casino. Quello che ho in
testa.. Ma quello che ho in testa è dentro la mia testa ed è
coperto da uno strato di capelli (quando c'erano), cute, sottocute,
muscoli pellicciai, periostio, osso, le tre tuniche avvolgenti il
Cervello e finalmente l'encefalo.
Il problema sta proprio lì, tra gli
"ingranaggi" della tua testa, quello per cui te ne rendi
conto sono gli effetti: nei pensieri, nelle azioni, nel parlare, nel
come vivi le emozioni, nelle giornate che trascorrono come i buchi di
hemmental, o come formaggio gruviera in cui è ridotta la memoria.
Capisci che qualcosa non va bene,
arrivi alle soluzioni prima degli altri per pochi secondi, ma non
riesci ad avere le parole per esprimerle, vedi passarti avanti gli
altri.
Con gli altri corri la corsa in bici
della vita, ma tu ti ritrovi ripetutamente solo a bordo strada a
cercare di riparare il mezzo che non ne vuole sapere di andare
avanti. Sembra poi che riparta, corri velocissimo, più degli altri,
li raggiungi, magari li superi, ma ad un certo maledetto punto la tua
bici non ne vuole sapere di andare avanti, si rompe nuovamente.
Ti ritrovi a bordo strada a cercare
di ripararla: libri, sonno, terapia, dieta alimentare e mentale,
cerchi di ricostruirti una vita sentimentale, cerchi di cambiare
luogo per ricominciare, ma stai fermo minuti, ore, giorni, settimane,
mesi ed anni.
Invecchi ma hai riparato così tante
volte la tua bici che non riesci a farla più ripartire, alzi lo
sguardo dalla tua bici e ti guardi attorno, ti svegli come da un
lungo sonno, lunghissimo. Ti guardi attorno e vedi quello che un
tempo era la tua famiglia invecchiata, incattivita, non riconosci più
tuo fratello per quanto è diventato stronzo con te, ti ritrovi in
una stanza a scrivere sul blog e cercare di ricomporre i pezzi di una
vita che stenta a camminare.
Che ne sarà? Bho...
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