Di partito . |
Ennesima riunione
del cazzo dei Giovani del partito protrattasi oltre al dovuto. Voglia
di andare a casa non ne ho. Da un paio di giorni non vedo più
bazzicare per la sede la tipa con i capelli biondi, per
ora sarà sazia. Nemmeno la tipa tutte forme e voluttuosa, gli farà
ancora male.
Stasera ho voglia di
sentire profumo di donna ed in questo circolo del Nord se ne trova
più di qualcheduna. Non come nella mia isola, dove le ragazze per
bene non si attardano a far politica e tornano tutte a casa.
Una mi
colpisce, dalla bellezza androginica, snella e slanciata. Un paio di cosce slanciate la fanno sembrare ancor più bella, le ho notate
dall'inizio della serata. Compensano i seni appena percettibili e
ben nascosti dalla camicia bianca dai colletti e polsini
bene in vista.
Lei dal canto suo ha
notato i miei lunghi capelli neri, tagliati alla Napoletana. Lisci,
dritti, lucenti e scolpiti da un morbido gel. Mentre li accarezzo la Tipa si agita nella sedia.
Al prossimo giro di
dibattito provo a toccarmi il labbro inferiore con il pollice, mio punto forte, vediamo come reagisce.
Il discorso è
caduto nuovamente sul comportamento politico dei magistrati contro il
nostro leader, il dibattito si è incuneato in un vicolo ceco. La
Tipa torna a guardarmi. Scorrono le dita sul labbro prima di
prendere prepotentemente la parola ed alzarmi per discutere la mia
opinione. La Tipa accavalla le cosce che scorrono sotto la minigonna,
assieme alle sue mani. Sembra eccitata.
Propongo e decidiamo
di proseguire la riunione al bar, qualche aperitivo accompagnerà le
nostre idee e le bevande alleggeriranno l'arsura delle gole, è una
serata che parliamo. Discutiamo e dibattiamo, ma a differenza di Giù,
qui la gente è motivata e partecipa, gli obiettivi si progettano e
si raggiungono. Come mi mancano le riunioni affumicate, dove si parla
e basta, senza raggiungere alcun obiettivo se non nel cuore della
notte.
Spostati al Bar,
noto la Tipa si siede nei miei pressi. Colgo l'occasione per
sfanculizzare Massimo da un'altra parte e con la scusa del posacenere
vicino a Lei, mi ci siedo vicino.
Iniziano a girare
gli aperitivi e le bevande. Tra un sorso e l'altro fumiamo una
sigaretta con la Tipa. La faccio accendere al mio Zip in acciaio e la
fiamma gli illumina il volto; gli sparo gli occhi neri come le
canne della lupara su una preda. Ricambia lo sguardo sfrontato con uno sensuale da gatta selvatica,
facendo scorrere le mani sulle cosce.
La discussione viene
calamitata da Armando, il solito idealista che tira fuori l'ennesima
tesi filosofica – politica. Tutti si rivolgono a Lui, è il
preludio del termine della serata. Mentre tutti, la tipa compresa,
sono rivolti ad Armandino, la mia mano aperta, calda e decisa affonda
sotto il tavolo nell'interno cosce della Tipa. Impassibile le
allarga, prendendosi e gustandosi in pieno la palpata, volto
inespressivo, ma la muscolatura delle gambe è tutto un contrarsi e
riscaldarsi. Scorro fino all'interno ed un inferno di calore avvolge
la mia mano. La tocco e sento umido.
Armando ha finito la
sua Filippica incentrandola sull'anima del movimento ed il suo
contributo che potrebbe esser arricchito da una visione giovanile del
problema. Ritiro la mano da quell'alcova presso cui mi prometto di
ritornarci in serata stessa. Prendo Massimino di punta e gli dico che
la riunione è chiusa, abbiamo abbondantemente affrontato le
questioni all'ordine del giorno e noi che siamo lavoratori e domani
non andiamo a scioperare, ma a lavorare sodo, possiamo pure
tornarcene a casa.
Non ho voglia di
perdere tempo in conti e contro conti, tra non molto ci saranno le
votazioni per il nuovo Presidente della sede locale giovanile. Offro
Io il giro, mi servirà anche per far presa sulla Tipa. Non me la
faccio scappare, la seguo con gli occhi. Ordino il conto al tavolo e
saldo.
Si alzano dal tavolo
dietro di me, la Tipa ha gradito e mi sta accanto. Volgiamo verso
l'entrata del locale, dove liquido i colleghi di partito e resto solo
con lei. Gli dico semplicemente di andare da me, lei accetta e prima
che i suoi tacchi rimbombino sul selciato, mi sussurra ad un
orecchio:
- Era una sera che
volevo tu mi toccassi le cosce. Impazzivo nel vederti.
Le nostre ombre
l'una vicina all'altra, si allungano sulle pietre arrotondate e la
strada verso l'auto è nostra. Eccone un'altra dentro al partito che
non mi farà rimpiangere da dove vengo.
Spero che quel
pederasta di mio Fratello abbia finito con il suo amichetto nella
casa in campagna. Mi darebbe fastidio incrociarlo lì. Si sa, le
eccessive spezie mal si abbinano alla carne ed Io questa Puttana di
partito me la voglio fottere ben – bene stasera. E perchè no anche domani?
Vediamo quanto dura. Di sicuro impazzirà per i miei pettorali.
Ogni riferimento a persone, luoghi, fatti politici, perosonaggi, nomi o cose è puramente casuale.
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