domenica 24 novembre 2013

Puttana ...

Di partito .
Ennesima riunione del cazzo dei Giovani del partito protrattasi oltre al dovuto. Voglia di andare a casa non ne ho. Da un paio di giorni non vedo più bazzicare per la sede la tipa con i capelli biondi, per ora sarà sazia. Nemmeno la tipa tutte forme e voluttuosa, gli farà ancora male.
Stasera ho voglia di sentire profumo di donna ed in questo circolo del Nord se ne trova più di qualcheduna. Non come nella mia isola, dove le ragazze per bene non si attardano a far politica e tornano tutte a casa.
Una mi colpisce, dalla bellezza androginica, snella e slanciata. Un paio di cosce slanciate la fanno sembrare ancor più bella, le ho notate dall'inizio della serata. Compensano i seni appena percettibili e ben nascosti dalla camicia bianca dai colletti e polsini bene in vista.
Lei dal canto suo ha notato i miei lunghi capelli neri, tagliati alla Napoletana. Lisci, dritti, lucenti e scolpiti da un morbido gel. Mentre li accarezzo la Tipa si agita nella sedia.
Al prossimo giro di dibattito provo a toccarmi il labbro inferiore con il pollice, mio punto forte, vediamo come reagisce.
Il discorso è caduto nuovamente sul comportamento politico dei magistrati contro il nostro leader, il dibattito si è incuneato in un vicolo ceco. La Tipa torna a guardarmi. Scorrono le dita sul labbro prima di prendere prepotentemente la parola ed alzarmi per discutere la mia opinione. La Tipa accavalla le cosce che scorrono sotto la minigonna, assieme alle sue mani. Sembra eccitata.
Propongo e decidiamo di proseguire la riunione al bar, qualche aperitivo accompagnerà le nostre idee e le bevande alleggeriranno l'arsura delle gole, è una serata che parliamo. Discutiamo e dibattiamo, ma a differenza di Giù, qui la gente è motivata e partecipa, gli obiettivi si progettano e si raggiungono. Come mi mancano le riunioni affumicate, dove si parla e basta, senza raggiungere alcun obiettivo se non nel cuore della notte.
Spostati al Bar, noto la Tipa si siede nei miei pressi. Colgo l'occasione per sfanculizzare Massimo da un'altra parte e con la scusa del posacenere vicino a Lei, mi ci siedo vicino.
Iniziano a girare gli aperitivi e le bevande. Tra un sorso e l'altro fumiamo una sigaretta con la Tipa. La faccio accendere al mio Zip in acciaio e la fiamma gli illumina il volto; gli sparo gli occhi neri come le canne della lupara su una preda. Ricambia lo sguardo sfrontato con uno sensuale da gatta selvatica, facendo scorrere le mani sulle cosce.
La discussione viene calamitata da Armando, il solito idealista che tira fuori l'ennesima tesi filosofica – politica. Tutti si rivolgono a Lui, è il preludio del termine della serata. Mentre tutti, la tipa compresa, sono rivolti ad Armandino, la mia mano aperta, calda e decisa affonda sotto il tavolo nell'interno cosce della Tipa. Impassibile le allarga, prendendosi e gustandosi in pieno la palpata, volto inespressivo, ma la muscolatura delle gambe è tutto un contrarsi e riscaldarsi. Scorro fino all'interno ed un inferno di calore avvolge la mia mano. La tocco e sento umido.
Armando ha finito la sua Filippica incentrandola sull'anima del movimento ed il suo contributo che potrebbe esser arricchito da una visione giovanile del problema. Ritiro la mano da quell'alcova presso cui mi prometto di ritornarci in serata stessa. Prendo Massimino di punta e gli dico che la riunione è chiusa, abbiamo abbondantemente affrontato le questioni all'ordine del giorno e noi che siamo lavoratori e domani non andiamo a scioperare, ma a lavorare sodo, possiamo pure tornarcene a casa.
Non ho voglia di perdere tempo in conti e contro conti, tra non molto ci saranno le votazioni per il nuovo Presidente della sede locale giovanile. Offro Io il giro, mi servirà anche per far presa sulla Tipa. Non me la faccio scappare, la seguo con gli occhi. Ordino il conto al tavolo e saldo.
Si alzano dal tavolo dietro di me, la Tipa ha gradito e mi sta accanto. Volgiamo verso l'entrata del locale, dove liquido i colleghi di partito e resto solo con lei. Gli dico semplicemente di andare da me, lei accetta e prima che i suoi tacchi rimbombino sul selciato, mi sussurra ad un orecchio:
- Era una sera che volevo tu mi toccassi le cosce. Impazzivo nel vederti.
Le nostre ombre l'una vicina all'altra, si allungano sulle pietre arrotondate e la strada verso l'auto è nostra. Eccone un'altra dentro al partito che non mi farà rimpiangere da dove vengo.
Spero che quel pederasta di mio Fratello abbia finito con il suo amichetto nella casa in campagna. Mi darebbe fastidio incrociarlo lì. Si sa, le eccessive spezie mal si abbinano alla carne ed Io questa Puttana di partito me la voglio fottere ben – bene stasera. E perchè no anche domani? Vediamo quanto dura. Di sicuro impazzirà per i miei pettorali. 

Ogni riferimento a  persone, luoghi, fatti politici, perosonaggi, nomi o cose è puramente casuale.

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