Il buongiorno si vede dal mattino . |
Mattina, momento
prima di svegliarsi, come ormai da tempo il primo pensiero sei Te, ma
stavolta qualcosa non quadra. Sarà stato il power Joga, sarà stata
la meditazione, il prossimo appuntamento per camminare o la valanga
di post che ho scritto e/o corretto, aggiornato in questi giorni, il
fatto è che mi dico “Fermati”.
Mi fermo ed il
pensiero va ai primi momenti dei nostri due ultimi incontri dei tre
atti della nostra storia.
Bumper Secondo
Tempo.
Il secondo atto
inizia alla stazione di Milano, dai tuoi messaggi criptici capii che
eri impegnata, ed avrei dovuto far l'ultimo tratto in treno da solo.
Scendo dal vagone e forse ho mangiato la foglia. Il mio Marte
interiore mi dice che Tu sei lì. Lo sento nell'aria, lo sento nelle
viscere, lo sento in ogni parte di Me che Tu sei lì. Scruto
l'orizzonte. Scruto alla ricerca di un volto familiare tra quei volti
sconosciuti. Vedo un cappello rivolto verso me, mi punta. Scendo con
gli occhi e riconosco il tuo volto sorridente.
Mi vieni in contro
correndo, Io armeggio con il borsone. Lo trascino, mi rallenta.
Decido di afferrarlo per i manici e correr meglio verso Te.
Un flashback mi
riporta alla stazione di Palermo, Ale, un senso di paura e pericolo
mi prende, ma è una frazione di secondo, torna via.
Continuo la corsa,
ad 1 metro da te lascio cadere il borsone per terra, allungo le
braccia e tu come una bambina mi salti addosso. Ti avvolgo e sollevo
di slancio da terra, alzandoti a più non posso. Affondo il mio volto
nei tuoi capelli. Hai il profumo che tanto amo. Ti stringo
fortissima, quasi ho paura di schiacciarti tra le braccia. Mio Dio mi
sento così felice. Con la coda dell'occhio vedo le persone scorrere,
ma tu sei tutto per me. Ho viaggiato un giorno ed una notte per esser
qui con te. Non ce la faccio a staccarmi.
Uno si è avvicinato
troppo al borsone, il mio Marte interiore mi dice “Non sei a
Milazzo! E' Milano e possono rubartelo!”. Mi allento per recuperare
il sacco. Ci stampiamo un lunghissimo bacio, mentre fiumi di persone
scorrono indifferenti sulla pensilina. Sento il tuo profumo ed il tuo
gusto, mi ubriaco di Te. Non so per quanto stiamo, ma ad un certo
punto sento umido sul mio volto, sono le tue lacrime di felicità che
mi bagnano. Non riesco a crederci, sembra un sogno. Non ce la faccio
a staccarmi.
Le labbra si
staccano ed inizio a coprirti di baci il volto, come un padre per la
sua bimba, bacio dove il solco del rimmel ha strisciato il volto. E'
una questione di pochi secondi, riprendo ad abbracciarti. Mi sento
felice come quando il nonno venne a prendermi a scuola di sorpresa.
Emozione e felicità vere, pure, dirette, senza mediazioni.
Ti dico che devo
fare il biglietto del treno, incamminandomi verso la biglietteria
automatica. Tiri fuori il titolo da viaggio per Me e Te. Guadagniamo
il treno locale e mi chiedo se lo guiderebbe Stefano, ma lui è alle
merci. Saliti in vettura ed inondatici di baci, carezze, abbracci
scorriamo nella Bassa. Viene annunciata la stazione di Verdello, il
mio pensiero va alla Crì e Fabrizio. Un altro segnale di paura,
allerta e freddo mi prende, ma la tua presenza mi riporta alla realtà
allontanandomi da quei campi Elisi.
Bumper
Terzo Tempo
Il terzo atto inizia
all'aeroporto Orio Al serio. Anche se dalla notte del 23 Settembre
qualcosa è cambiato, forse hai iniziato la tua fuga. I tuoi messaggi
svelano una punta di stizza e fastidio. Sbarco dall'aereo ed un
messaggio con un tono di fastidio mi da il benvenuto a terra.
Incredulo ed
infastidito di esser arrivato lì, non sto nella pelle. Voglio
vederti, sentirti tra le braccia. Metto a frutto l'esperienza con
l'Avvocato, ho solo il bagaglio a mano e dribblo il recupero bagagli.
Mi hai detto che mi attendi all'uscita della stazione, non sto nella
pelle. Dribblo tutti, inizio a camminare verso l'uscita. Passo lungo
e ben spedito, quasi volessi mangiarmi la strada sotto ai piedi.
Allungo il passo e supero la soglia di uno stabile dagli interni bui
come se fossero un rifugio nucleare. Mentre scrivo un pugno allo
stomaco mi prende al solo rievocare i fatti ormai lontani da mesi.
Guadagno l'uscita
dello stabile. Una valanga di luce inonda il volto, quasi resto cieco
nell'uscire dal tugurio interno. Ti cerco.
Flashback: La luce
fortissima sul volto quasi ad accecarmi mi riporta a Lecce, alla
discesa dal bus. Qualcosa dentro mi mette in guardia verso quel tipo
di luce già vista. Decido di ignorare gli avvisi di pericolo. Mi
guardo attorno e non ti trovo, il mio Marte interiore afferra la
sarissa e mi dice “Questa scena l'ho già vista!”. Mi volgo a
destra e non trovo nessuno, se non il serpente stradale. Mi volgo a
sinistra e c'è la pensilina dei bus con il logo psichedelico fucsia.
Mi guardo indietro e c'è solo lo stabile della stazione. C'è solo
da guardare avanti. Paura, panico. Il film di Lecce si ripete.
Dico tra me e me
“Siamo a Bergamo! Cazzo! Non può girare sempre male!” Prendo il
telefono e ti chiamo. Vedo una sagoma slanciata far cenno verso me.
L'auto è color pistacchio metallizzato, il senso di panico inizia a
placarsi. Il mio Marte interiore appoggia la sarissa per terra.
Capisco che sei Te, come un bimbo all'uscita da scuola, stavolta con
zainetto in spalla ti corro incontro.
Non ti muovi di un
centimetro. Quando sono ormai a ridosso dell'auto e capisci che non
entrerò perchè punto a te, ti stacchi dall'auto. Da solo rivivo le
emozioni della stazione di Milano, mi baci fredda e staccata, con
diffidenza mi abbracci, ricordandomi che c'è l'auto parcheggiata
dove non deve stare. Ti dico “Futtitinni, te la pago Io la
contravvenzione”, ma è un caricare il sacco in auto e sfrecciare.
Ti cerco con gli
occhi, le mani, i baci, tu impassibile guidi, cerchi di darmi retta,
ma sento che sei staccata. Non ci voglio credere, mi sono fatto mezza
giornata di viaggio per esser qui e mi tratti con freddezza.
Lì avrei dovuto
capire che era morta, ma ancora non ci credevo.
Sfuggente tra le
auto, avevi già iniziato la tua fuga da me.
Nessun commento:
Posta un commento