martedì 1 aprile 2014

Tre Atti.

Il buongiorno si vede dal mattino .
Mattina, momento prima di svegliarsi, come ormai da tempo il primo pensiero sei Te, ma stavolta qualcosa non quadra. Sarà stato il power Joga, sarà stata la meditazione, il prossimo appuntamento per camminare o la valanga di post che ho scritto e/o corretto, aggiornato in questi giorni, il fatto è che mi dico “Fermati”.
Mi fermo ed il pensiero va ai primi momenti dei nostri due ultimi incontri dei tre atti della nostra storia.


Bumper Secondo Tempo.

Il secondo atto inizia alla stazione di Milano, dai tuoi messaggi criptici capii che eri impegnata, ed avrei dovuto far l'ultimo tratto in treno da solo. Scendo dal vagone e forse ho mangiato la foglia. Il mio Marte interiore mi dice che Tu sei lì. Lo sento nell'aria, lo sento nelle viscere, lo sento in ogni parte di Me che Tu sei lì. Scruto l'orizzonte. Scruto alla ricerca di un volto familiare tra quei volti sconosciuti. Vedo un cappello rivolto verso me, mi punta. Scendo con gli occhi e riconosco il tuo volto sorridente.
Mi vieni in contro correndo, Io armeggio con il borsone. Lo trascino, mi rallenta. Decido di afferrarlo per i manici e correr meglio verso Te.
Un flashback mi riporta alla stazione di Palermo, Ale, un senso di paura e pericolo mi prende, ma è una frazione di secondo, torna via.
Continuo la corsa, ad 1 metro da te lascio cadere il borsone per terra, allungo le braccia e tu come una bambina mi salti addosso. Ti avvolgo e sollevo di slancio da terra, alzandoti a più non posso. Affondo il mio volto nei tuoi capelli. Hai il profumo che tanto amo. Ti stringo fortissima, quasi ho paura di schiacciarti tra le braccia. Mio Dio mi sento così felice. Con la coda dell'occhio vedo le persone scorrere, ma tu sei tutto per me. Ho viaggiato un giorno ed una notte per esser qui con te. Non ce la faccio a staccarmi.
Uno si è avvicinato troppo al borsone, il mio Marte interiore mi dice “Non sei a Milazzo! E' Milano e possono rubartelo!”. Mi allento per recuperare il sacco. Ci stampiamo un lunghissimo bacio, mentre fiumi di persone scorrono indifferenti sulla pensilina. Sento il tuo profumo ed il tuo gusto, mi ubriaco di Te. Non so per quanto stiamo, ma ad un certo punto sento umido sul mio volto, sono le tue lacrime di felicità che mi bagnano. Non riesco a crederci, sembra un sogno. Non ce la faccio a staccarmi.
Le labbra si staccano ed inizio a coprirti di baci il volto, come un padre per la sua bimba, bacio dove il solco del rimmel ha strisciato il volto. E' una questione di pochi secondi, riprendo ad abbracciarti. Mi sento felice come quando il nonno venne a prendermi a scuola di sorpresa. Emozione e felicità vere, pure, dirette, senza mediazioni.
Ti dico che devo fare il biglietto del treno, incamminandomi verso la biglietteria automatica. Tiri fuori il titolo da viaggio per Me e Te. Guadagniamo il treno locale e mi chiedo se lo guiderebbe Stefano, ma lui è alle merci. Saliti in vettura ed inondatici di baci, carezze, abbracci scorriamo nella Bassa. Viene annunciata la stazione di Verdello, il mio pensiero va alla Crì e Fabrizio. Un altro segnale di paura, allerta e freddo mi prende, ma la tua presenza mi riporta alla realtà allontanandomi da quei campi Elisi.


Bumper Terzo Tempo
Il terzo atto inizia all'aeroporto Orio Al serio. Anche se dalla notte del 23 Settembre qualcosa è cambiato, forse hai iniziato la tua fuga. I tuoi messaggi svelano una punta di stizza e fastidio. Sbarco dall'aereo ed un messaggio con un tono di fastidio mi da il benvenuto a terra.
Incredulo ed infastidito di esser arrivato lì, non sto nella pelle. Voglio vederti, sentirti tra le braccia. Metto a frutto l'esperienza con l'Avvocato, ho solo il bagaglio a mano e dribblo il recupero bagagli. Mi hai detto che mi attendi all'uscita della stazione, non sto nella pelle. Dribblo tutti, inizio a camminare verso l'uscita. Passo lungo e ben spedito, quasi volessi mangiarmi la strada sotto ai piedi. Allungo il passo e supero la soglia di uno stabile dagli interni bui come se fossero un rifugio nucleare. Mentre scrivo un pugno allo stomaco mi prende al solo rievocare i fatti ormai lontani da mesi.
Guadagno l'uscita dello stabile. Una valanga di luce inonda il volto, quasi resto cieco nell'uscire dal tugurio interno. Ti cerco.
Flashback: La luce fortissima sul volto quasi ad accecarmi mi riporta a Lecce, alla discesa dal bus. Qualcosa dentro mi mette in guardia verso quel tipo di luce già vista. Decido di ignorare gli avvisi di pericolo. Mi guardo attorno e non ti trovo, il mio Marte interiore afferra la sarissa e mi dice “Questa scena l'ho già vista!”. Mi volgo a destra e non trovo nessuno, se non il serpente stradale. Mi volgo a sinistra e c'è la pensilina dei bus con il logo psichedelico fucsia. Mi guardo indietro e c'è solo lo stabile della stazione. C'è solo da guardare avanti. Paura, panico. Il film di Lecce si ripete.
Dico tra me e me “Siamo a Bergamo! Cazzo! Non può girare sempre male!” Prendo il telefono e ti chiamo. Vedo una sagoma slanciata far cenno verso me. L'auto è color pistacchio metallizzato, il senso di panico inizia a placarsi. Il mio Marte interiore appoggia la sarissa per terra. Capisco che sei Te, come un bimbo all'uscita da scuola, stavolta con zainetto in spalla ti corro incontro.
Non ti muovi di un centimetro. Quando sono ormai a ridosso dell'auto e capisci che non entrerò perchè punto a te, ti stacchi dall'auto. Da solo rivivo le emozioni della stazione di Milano, mi baci fredda e staccata, con diffidenza mi abbracci, ricordandomi che c'è l'auto parcheggiata dove non deve stare. Ti dico “Futtitinni, te la pago Io la contravvenzione”, ma è un caricare il sacco in auto e sfrecciare.
Ti cerco con gli occhi, le mani, i baci, tu impassibile guidi, cerchi di darmi retta, ma sento che sei staccata. Non ci voglio credere, mi sono fatto mezza giornata di viaggio per esser qui e mi tratti con freddezza.
Lì avrei dovuto capire che era morta, ma ancora non ci credevo.
Sfuggente tra le auto, avevi già iniziato la tua fuga da me.

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