Fatta
pace .
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Sono
un bambino e mi ritrovo a fare la spesa con i miei in un supermarket
di una grossa città. Forse Catania, o meglio Firenze. Gli scaffali
trasbordano di merce simil-Americana, pronta ad essere comprata e
consumata.
L'attenzione
è attirata dai tramezzini nelle scatole di plastica. Chiedo ai miei
di comprarmene uno ma mia madre si oppone dicendo che è meglio un
panino. Ieri la maledicevo tra me e me, ma oggi so che mi ha protetto
all'inverosimile da questa roba, dandomi nel bene e nel male una
cultura culinaria.
La
scatola finisce nel carrello ed Io diligentemente attendo l'uscita
per consumarlo. Sorpassata la linea dei carrelli mi avvento sul
prodotto, lo scarto e mi gusto con la vista il prodotto.
Vuoi
odori, nuove forme, poi il modo di presentare: scarta e mangia,
incuriosiscono tanto. Tiro fuori il tramezzino e lo addento. Un gusto
orribile invade la bocca, niente a che vedere con la mia cultura di
“panini da bottega” dove sapori dalla mortadella appena
affettata, al prosciutto magari accompagnato da olive verdi nei
giorni di festa si presentano alla soglia del palato. Un pane
orribile, asciutto e dal retrogusto di alcool invade il palato molle.
Un condimento affogato in una maionese lenta e senza sapore mi
imbratta la lingua. Butto il tramezzino sotto le urla materne “ TE
L'AVEVO DETTO!”.
Mi
ritrovo in una stazione di servizio dell'autostrada. Stavolta i miei
non hanno portato i panini e dovremmo mangiarci quello che c'è dalla
panineria. Guardo il banco-frigo verticale e trovo un altro
tramezzino, la cosa mi incuriosisce nuovamente.
Il
ricordo orribile della prima volta torna a galla, ma stavolta non
credo si ripeta nuovamente. Lo inforco e vado alla cassa. Scarto,
annuso gli odori e qualcosa mi mette in guardia. Gli odori sono i
medesimi. Addento il vertice del triangolo ed un pancarré troppo
asciutto si presenta alla bocca. Mi incazzo ripetendomi “Fottuto
nuovamente!”. Vado avanti con il panino ed il condimento che trovo
all'interno non è dei migliori, uovo che puzza di marcio e farinoso
sovrasta l'immancabile maionese lenta e senza gusto. Me lo finisco,
non ho altro da mangiare e non ho voglia di sentirmi una ramanzina
materna. Maledico i tramezzini e mi riprometto di non comprarne “mai
più”.
Passano
lustri su lustri, diciamo decenni. Le occasioni di incontrare
tramezzini si ripresentano a riprese ed Io sistematicamente li evito,
“Quella merda nella bocca non ci entrerà mai!”.
Alù
me ne parla bene, come un possibile pasto di rifugio al volo quando
attorno non c'è nulla se non un distributore. Accetto l'idea un po
di più, ma se devo farmi 1km per un panino, preferisco farmelo e
prendermelo piuttosto che ingurgitare uno di quei cosi.
Sono
al telefono sul balcone, la temperatura inizia ad abbassarsi e la
chiacchierata finisce sull'odierno pranzo. Un tramezzino preso alla
macchinetta. Io sdegnato e “schifiato” domando come abbia fatto a
mangiare una cosa del genere per pasto. Una risposta sibillina mi fa
notare che quello che Massimo gli aveva dato l'altra sera era finito
e non aveva modo di andar a comprare del sushi. “Ci vuol coraggio a
mangiar sta roba”, mi dico tra me e me.
Treno
di ritorno, un saluto drammatico ai binari della stazione centrale di
Milano, baci, carezze, abbracci, quanto ne vuoi e basta, ma giunte le
20 e passa all'altezza di Roma la sensazione di fame fa capolino. Il
cameriere porta i menù, non ci sono prezzi. Mi domando quanto
verranno a costare un piatto di pasta su un freccia Rossa. Mi alzo e
vado in direzione del vagone BAR. Chiedo se hanno da mangiare e
l'unica cosa che mi propongono sono dei Tramezzini. Scarto l'idea di
mangiare sul treno, forse alla stazione successiva troverò qualcosa
di aperto e potrò mangiare.
Lasciato
andare con tanti baci, carezze ed abbracci, ma senza un panino. I
baci non costano, i panini si; figuriamoci una bottiglia d'acqua. Alù
è lontana anni luce ed il paragone scatta.
Distributore di Napoli :-D |
Mi
indirizzo verso le macchinette automatiche delle pensiline. Salamini
& crechers? Ma anche no. Succo di frutta e biscotti? Dopo un paio
di ore muoio di fame. L'occhio cade sui tramezzini. Una voce dentro
me dice “No!”, un'altra mi suggerisce “Cosa mangerai?”. Ok
vada per il tramezzino, ma l'acqua mi prendo della effervescente
naturale. Almeno avrò di che bere un gradino sopra la normalità e
se fa proprio schifo, mi laverà il palato.
Resto
a studiare i tramezzini per una decina di minuti. Neanche dovessi
espugnare Fort – Noks. Opto per quello uovo, tonno e maionese.
Sembra il più commestibile rispetto ad accoppiate incredibili.
Inserisco le monete, scelgo i prodotti e li recupero dal cassetto
blindato. Una percezione di piacevole frescura avvolge la mano mentre
stringe la cena.
Siedo
a terra, come un punkabbestia, non me ne frega molto del giudizio
altrui. Scarto la confezione di plastica ed un piacevole profumo di
uovo ben cotto, frantumato a dovere, miscelato con del tonno, tenuti
da una maionese densa che li idrata mi avvolge le narici. Addento il
vertice della piramide di pane. Il pancarrè è morbido ed elastico,
non puzza di alcool ed è mangiabile.
Un
sorriso mi attraversa il volto, si può mangiare, la cena è salva.
Mangio lentamente, sperando la sensazione di sazietà insorga prima,
se no qui oltre ad andarsene un putiferio di soldi resto intossicato.
Arriva
il treno e guadagno la cabina. L'accoglienza non è delle migliori
dai coinquilini, gente vecchia e rompicoglioni che sta male con se
stessa. Non faccio tanto rumore e cerco di prender sonno tra un sms,
una lettura del libro, un treno che scivola sulle rotaie e la pace
fatta con questa pietanza.. A Napoli!
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