Una sessione on – line su un noto social network; mi imbatto in un link riguardante Cechov.
Lo leggo, una biografia del luminare russo, condita da una serie di sue massime, intime, profonde, da sussurrare piuttosto che gridare.
Mentre gli occhi scorrono sul testo, una frase in particolare mi colpisce:
Lo leggo, una biografia del luminare russo, condita da una serie di sue massime, intime, profonde, da sussurrare piuttosto che gridare.
Mentre gli occhi scorrono sul testo, una frase in particolare mi colpisce:
Il pidocchio delle piante mangia l'erba, la ruggine il ferro, la menzogna l’anima .
Alla parola “pidocchio” delle piante mi si materializza in mente una cimice verde.
Alla parola “ruggine”, balza alla coscienza il punto ruggine che sta corrodendo l'inferriata di casa.
Leggendo la parola “menzogna” mi si apre un baratro. Vengo catapultato alla sera del 15 Ottobre, in Via delle Giudicarie. L'ha indossata fino ad ingurgitarla nelle viscere, fingendo, nascondendo, omettendo e negando le evidenze.
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