Francesca Michielin - L'amore esiste .
Il sentimento per Vale nacque dove non lo avrei mai immaginavo, nacque in un posto dove proprio non mi aspettavo o lo avrei cercato. Era lì che covava in una terra dove non arrivava la luce della coscienza, addormentato come una noce di cocco trasportata dalle intemperie dei mari, è rimasto quiescente per giorni, mesi, anni; fino a quota 35 anni.
Una sera, un lunedì sera di un febbraio freddo ma riscaldato dalla sessione di allenamento in piscina, in una pizzeria di un Napoletano trapiantato in Sicilia, entro nel locale e sento i suoi occhi addosso. E' una sensazione che mi porterò dietro per sempre, appena la sento nelle vicinanze sfarfallano le farfalle alla pancia, gli occhi vagano alla ricerca di qualcosa, tutti i muscoli del corpo si tendono restando in uno stato di attesa, come quando da bambino aspettavo i compagnetti a casa per giocare; li aspettavo e sapevo che arrivavano. Avendo la percezione del prossimo arrivo e la sicurezza del loro arrivo la sensazione arrivava all'animo e mi faceva gioire. Ed arrivò anche questa sensazione, dritta al cuore, come finestra chiusa per molto tempo si spalanca ed entra una folata di vento, forse caldo di Africa. E' calore, è voce che si abbassa, è voglia di Lei ma di coglierla e non prenderla. E' voglia di giocare al gioco della seduzione in punta di piedi, mettendo avanti il sorriso di mio nonno e la mia sensibilità. E' voglia di sentirsi la camicia addosso come seconda pelle per farsi vedere da lei.
Inizia il gioco della seduzione delle parti, un primo passo è sedermi nei pressi, non accanto dato che il posto è occupato e poi diciamocelo, se volessi parlare ad una persona è meglio averla davanti che di lato, l'interlocutore si deve guardare negli occhi e scrutarne le reazioni. Forte di questo punto passo al contrattacco, sedendomi davanti in modo da essere visto e vedere. Inizia un dolce, intenso e caldo assedio.
E' un parlare come un temporale. Inizia con poche gocce, aumentando di intensità fino a ritrovarsi tra una battuta e l'altra a dividere la pizza e mangiarla in due, per poi finire ad offrirle il gelato celato dall'anonimato del gruppo, ma guardarla dal primo all'ultimo momento fino a quando le sue labbra si posano sul cono e godersi ogni momento di quel gelato gustato.
E' pianta nata da un seme arrivato sulla terra dopo una burrasca, tempesta di nome Rossana da cui uscivo a pezzi.
Il punto di svolta per uscirmene dalla mareggiata fu fare apnea, svilupparne il concetto sotto molti punti di vista e magari prendere come punto di partenza l'idea della favola dell'apneista e della scalatrice. Incontratisi al filo della falesia viva, si baciano per l'ultima volta, ognuno si porta nel cuore un pezzo del loro amore per poi prendere entrambi una strada diametralmente opposta. Lei si arrampica su per la falesia, lui inizia a scendere giù negli abissi. Ognuno dei due prenderà una strada differente ma porterà nel suo cuore una parte dell'altro per sempre, ovviamente nella favola.
La favola era un modo per iniziare a mettere un punto ad una burrasca in cui mi ero trovato coinvolto, investito e frantumato. Come nave di legno presa dai marosi, sballottata a più riprese e quasi affondata, semi distrutta, scassata, ma che ancora naviga. Naviga ma di cui la tempesta non ha un briciolo di pietà e la scaraventa sulla scogliera per continuare a farla a pezzi e distruggerla. Spaccarla, strapparla, sminuzzarla.
Basta, ad un certo punto da quel letto su cui mi arenai e dove la tempesta continuava ad infierire, nera, cupa, fatta di fuoco nero che brucia e distrugge tutto, ad un certo punto decisi che era il momento di iniziare a muovermi, per dignità personale, per rispetto a me stesso. Così arrivò quel martedì 3 dicembre dove iniziai il mio primo allenamento di apnea. Forse fu proprio allora che il seme dell'amore verso Valentina venne depositato finalmente sulla terraferma dopo la tempesta a cui ero andato contro. Forse quel giorno la vidi o comunque non prima ma di certo dopo. Ma di certo nei giorni a seguire degli allenamenti ebbi modo di vederla e ri – vederla, coltivando quella sensazione di gioia nascosta e felicità che avevo nel vederla.
Felicità mista/sporcata dalla sensazione di spaccato/distrutto portata dietro dopo il nubifragio passato. Avevo paura di uscire fuori e farmi vedere così a pezzi da lei, malconcio.
Cadde il sipario e nonostante che con la coda dell'occhio la cercavo e la trovassi sempre di meno, in cuor mio quelle forme, quei lineamenti, quella camminata a bordo piscina per indirizzarsi alla batteria di partenza uscita dalla scaletta mi si erano sedimentati.
Poi la primavera con Federica e quella serata in pizzeria che mi permise di aprire la porta e vivermi quella sensazione con Valentina.
Quella sensazione dopo quella sera cominciò ad approfondirsi, a sbocciare e prendere i connotati di un sentimento che cresceva dentro di Me, un sentimento pieno e forte, che a poco a poco scostava e spostava le emozioni da Federica verso Lei.
La mattina seguente gli eventi alla scalinata al Tono, seduto in bagno e scrivendole, mi resi conto che dentro sentivo qualcosa di forte verso Lei, un tonfo al cuore, come un battito che manca all'appello ma che ha preso il volo con le ali di una farfalla. Da lì l'emozione ha preso sempre più connotati e forme di amore per Lei.
Ma questo sentimento si deve vivere in due e la somma dei due sentimenti non ha mai fatto un Noi, ma un lo.
Capita..
Una sera, un lunedì sera di un febbraio freddo ma riscaldato dalla sessione di allenamento in piscina, in una pizzeria di un Napoletano trapiantato in Sicilia, entro nel locale e sento i suoi occhi addosso. E' una sensazione che mi porterò dietro per sempre, appena la sento nelle vicinanze sfarfallano le farfalle alla pancia, gli occhi vagano alla ricerca di qualcosa, tutti i muscoli del corpo si tendono restando in uno stato di attesa, come quando da bambino aspettavo i compagnetti a casa per giocare; li aspettavo e sapevo che arrivavano. Avendo la percezione del prossimo arrivo e la sicurezza del loro arrivo la sensazione arrivava all'animo e mi faceva gioire. Ed arrivò anche questa sensazione, dritta al cuore, come finestra chiusa per molto tempo si spalanca ed entra una folata di vento, forse caldo di Africa. E' calore, è voce che si abbassa, è voglia di Lei ma di coglierla e non prenderla. E' voglia di giocare al gioco della seduzione in punta di piedi, mettendo avanti il sorriso di mio nonno e la mia sensibilità. E' voglia di sentirsi la camicia addosso come seconda pelle per farsi vedere da lei.
Inizia il gioco della seduzione delle parti, un primo passo è sedermi nei pressi, non accanto dato che il posto è occupato e poi diciamocelo, se volessi parlare ad una persona è meglio averla davanti che di lato, l'interlocutore si deve guardare negli occhi e scrutarne le reazioni. Forte di questo punto passo al contrattacco, sedendomi davanti in modo da essere visto e vedere. Inizia un dolce, intenso e caldo assedio.
E' un parlare come un temporale. Inizia con poche gocce, aumentando di intensità fino a ritrovarsi tra una battuta e l'altra a dividere la pizza e mangiarla in due, per poi finire ad offrirle il gelato celato dall'anonimato del gruppo, ma guardarla dal primo all'ultimo momento fino a quando le sue labbra si posano sul cono e godersi ogni momento di quel gelato gustato.
E' pianta nata da un seme arrivato sulla terra dopo una burrasca, tempesta di nome Rossana da cui uscivo a pezzi.
Il punto di svolta per uscirmene dalla mareggiata fu fare apnea, svilupparne il concetto sotto molti punti di vista e magari prendere come punto di partenza l'idea della favola dell'apneista e della scalatrice. Incontratisi al filo della falesia viva, si baciano per l'ultima volta, ognuno si porta nel cuore un pezzo del loro amore per poi prendere entrambi una strada diametralmente opposta. Lei si arrampica su per la falesia, lui inizia a scendere giù negli abissi. Ognuno dei due prenderà una strada differente ma porterà nel suo cuore una parte dell'altro per sempre, ovviamente nella favola.
La favola era un modo per iniziare a mettere un punto ad una burrasca in cui mi ero trovato coinvolto, investito e frantumato. Come nave di legno presa dai marosi, sballottata a più riprese e quasi affondata, semi distrutta, scassata, ma che ancora naviga. Naviga ma di cui la tempesta non ha un briciolo di pietà e la scaraventa sulla scogliera per continuare a farla a pezzi e distruggerla. Spaccarla, strapparla, sminuzzarla.
Basta, ad un certo punto da quel letto su cui mi arenai e dove la tempesta continuava ad infierire, nera, cupa, fatta di fuoco nero che brucia e distrugge tutto, ad un certo punto decisi che era il momento di iniziare a muovermi, per dignità personale, per rispetto a me stesso. Così arrivò quel martedì 3 dicembre dove iniziai il mio primo allenamento di apnea. Forse fu proprio allora che il seme dell'amore verso Valentina venne depositato finalmente sulla terraferma dopo la tempesta a cui ero andato contro. Forse quel giorno la vidi o comunque non prima ma di certo dopo. Ma di certo nei giorni a seguire degli allenamenti ebbi modo di vederla e ri – vederla, coltivando quella sensazione di gioia nascosta e felicità che avevo nel vederla.
Felicità mista/sporcata dalla sensazione di spaccato/distrutto portata dietro dopo il nubifragio passato. Avevo paura di uscire fuori e farmi vedere così a pezzi da lei, malconcio.
Cadde il sipario e nonostante che con la coda dell'occhio la cercavo e la trovassi sempre di meno, in cuor mio quelle forme, quei lineamenti, quella camminata a bordo piscina per indirizzarsi alla batteria di partenza uscita dalla scaletta mi si erano sedimentati.
Poi la primavera con Federica e quella serata in pizzeria che mi permise di aprire la porta e vivermi quella sensazione con Valentina.
Quella sensazione dopo quella sera cominciò ad approfondirsi, a sbocciare e prendere i connotati di un sentimento che cresceva dentro di Me, un sentimento pieno e forte, che a poco a poco scostava e spostava le emozioni da Federica verso Lei.
La mattina seguente gli eventi alla scalinata al Tono, seduto in bagno e scrivendole, mi resi conto che dentro sentivo qualcosa di forte verso Lei, un tonfo al cuore, come un battito che manca all'appello ma che ha preso il volo con le ali di una farfalla. Da lì l'emozione ha preso sempre più connotati e forme di amore per Lei.
Ma questo sentimento si deve vivere in due e la somma dei due sentimenti non ha mai fatto un Noi, ma un lo.
Capita..
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