Certi momenti mi fermo a pensare, l’attenzione cade su cose passate, trascorse e vecchie. Mi focalizzo su questi elementi passati quali: amicizie, conoscenze, momenti brutti, o difficili, belli ed indimenticabili, magari persone care od odiate, ed inizio a pensare.
Con il pensiero rievoco momenti, emozioni e persone. E’ come se un film venisse nuovamente proiettato sullo schermo. Mi concentro al punto che sembra quasi le volessi far rivivere, far girare le lancette in dietro nel tempo. Come se prendessi dei pezzi del passato, ormai andato ed avariato e vorrei farlo rivivere.
A gli inizi dei momenti non me ne rendo conto, ma comincio ad avere un senso di sdegno, di schifo, di vomito. È come se volessi assemblare pezzi di carne morta, vecchia, putrefatta, che non si tengono in piedi come la creatura del Dott. Frankenstein. Mi accanisco, ci penso, ri-penso e ri – ri – penso. Cado, insisto, mi incazzo, mi altero, rivivo quei momenti, ed è come se l’accanimento che ci mettessi per farli tornare, è pari ai colpi inferti dal Dott Frankenstein a quell’ammasso di carne morta e putrida quale è la sua creatura.
Poi viene il momento della riflessione, dove mi rendo conto di esseri accanito su dei pezzi di carne morta, ormai putrida, andata a male, dai quali la vita è volata via da un pezzo. E’ come un momento di liberazione, dato che l’odore di morte comincia a dileguarsi, le tempie non pulsano più e la mente torna alle cose presenti, vive, vere.
1 commento:
Anch'io rimugino spesso sul passato, anzi, direi che quasi non faccio altro. Come scrivi tu, si tratta di un'attività del tutto sterile, ma, ahimè, non sono in grado di farne a meno. Sarà per la mia cronica incapacità di accettare che nella vita molte cose rimangano in sospeso, o terminino...oppure, sarà che ho troppi "scheletri nell'armadio" e troppe cose che mi piacerebbe cambiare, chiarire, spiegare. Chissà...
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