Squilla il cellulare, vado a rispondere, ma la linea cade: era Marco. Proviamo e riproviamo a telefonarci per tutta la giornata, ed alla fine ci mettiamo in contatto. È ufficiale, stasera mangiata nella sua baracca a mare.
Preparo lo zaino dei grandi eventi, mettendoci l’indispensabile e parto. Resto bloccato 40 minuti nel traffico milaito, ma la buona musica ed il mio fido cellulare, mi permettono di arrivare alla meta.
Sul posto incontro il Giuseppe, che amorevolmente mi carica di roba da portare. Prendiamo la via della discesa a mare e a metà strada troviamo Simone. Saluti, baci e abbracci insieme a qualche sfottò e la marcia riprende.
Scavalcato il 200° ( circa ) gradino, il campo di battaglia della sera si mostra in tutta la sua completezza. Maxi tavolata e tavolo satellite per poter mangiare, angolo pasta con sugo dal delicato profumo che si fa strada nelle narici, angolo tintarella di luna ed angolo barbecue.
Affianchiamo i ragazzi nel preparare la serata: sistemiamo i peperoni, i pomodori ed appena acceso il fuoco partono le melanzane per essere grigliate. Le verdure si avvicendano sui ferri roventi mentre il carbone di inizio danze comincia a finire. Logicamente partiamo i nuovi sacchi, ma c’è qualcosa di strano nella carbonella.. E’ carbone compattato, dalla tenera forma di “stronzi di cavallo”, i commenti sull’acquirente fioccano come petardi a Capodanno.
Arriva il resto della comitiva, partono i primi panini a base di verdure grigliate ( i peperoni amorevolmente e volontariamente spellati da Ramona ), mentre la pasta viene calata nell’acqua bollente. Mario fa i piatti, mentre l’appetito si fa strada nello stomaco.
A metà serata sono arrivati i vicini di baracca extra-comunitari e sono stati accolti con birra, pasta e panini. Su invito di Peppe, andiamo ad aiutare Simone ad arrostire.
Pancetta, salsiccia condita, salsiccia semplice, salsiccia grossa e spiedini di carne. Abbiamo arrostito a più riprese, senza interruzione, con gli “avvoltoi” che si catapultavano ad ogni calata di graticola… Io e Simone abbiamo utilizzato il metodo Cesare ( il mio padrino ): à ‘rusti e mancia, con bottiglia di birra ghiacciata accanto, i migliori pezzi appena scesi messi nel nostro piatto ed un filone di pane a portata di mano. Ci siamo rimpinzati per benino. Senza scordarci che c’era il pane con la nutella…
Finito di arrostire, parte la guerra dei gavettoni: bacinelle, bottiglie, palloncini, tubi per irrorare, missioni kamikaze per aggirare la baracca e prendere alle spalle chi era “ancora asciutto”.
Rigovernato il campo da battaglia e raccolte le mie cose, mi sono indirizzato a casa, facevo un puzzo di fumo e carni grigliate.
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