La prima versione dell’onorevole era un pugno nello stomaco, ma sotto – sotto ciò che diceva e raccontava era sotto gli occhi di tutti, lapalissiano. Solo un po’ lento e chiuso in un monologo non interattivo.
La seconda versione in “Mai dire gol”, era dai ritmi più incalzanti, dalle battute ritmiche e ripetute, quasi a tormentone, ma che presentava al pubblico un personaggio più maturo, raffinato, capace di interagire con la Gialappa's Band che lo stuzzicava.
Ad Antonio Albanese un sentito: Grazie, nel riuscire a farmi ridere dei mostri contemporanei.
La terza versione presentata a “Che tempo che fa”, insieme ad un intelligente e provocatore Fabio Fazio nella parte della coscienza umana, si è dimostrato un valanga geniale. Un personaggio dinamico, raffinato, capace di interagire portando “pensierini del posto”, ‘bbampate di pilu, il figlio Melo, slogan sempre più intriganti, un concentrato di tutto il lerciume che c’è in politica in chiave ironica.
Ad Antonio Albanese un sentito: Grazie, nel riuscire a farmi ridere dei mostri contemporanei.
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