Ho avuto l'onore ed il piacere di portare la vara .
Domenica 28 Giugno dalla locale chiesetta del santuario di Sant'Antonio è uscita la vara per la processione del santo. È dal 2005 che ho il piacere e l'onore di portare la vara ed anche quest'anno l'esperienza si è ripetuta. Quest'anno però è successo un particolare che mi ha fatto capire un po di cose .
Ero sulla stanga posteriore destra, nel mezzo di altri due portatori. A ¾ del tragitto di scalini, che porta dal santuario a strapiombo sul mare al piano strada, il portatore davanti a me ha cominciato a dare segni di cedimento, non molto eclatanti, diciamo subdoli e senza tanto preannuncio a detto: Mollo!
Il carico si è distribuito su 2 persone, le forze sono venute meno e la vara si è inclinata dal mio lato. Mi sono ritrovato tra il legno della vara ed il muro del camminamento, ho fatto forza con il braccio libero di destra sul muro ed ho cercato di mantenermi in piedi. Ho retto un paio di secondi, ma quando le forze non mi hanno retto ho cominciato a sciorinare male parole e a dire chiaro e tondo che se non mi si aiutava mollavo tutto. Giunto il capo-vara, mi ha dato una mano, piccola ma necessaria.
Cosa ho dedotto da questa esperienza? Un paio di elementi.
La prima è che nel momento della difficoltà la gente molla il posto e se ne fotte di chi ha accanto.
La seconda è che quando mi si riversano troppi pesi sulle spalle, inizio a imprecare, aprire il rubinetto dello sproloquio e ad incazzarmi come una belva. Per cui il prossimo anno se quello si mette nella mia stessa “stanga” lo guardo negli occhi e gli dico “che devi fare?”, per secondo non voglio ne permetto ad altri di caricarmi troppi pesi sulle mie spalle.
Sono spalle larghe e robuste, ma non sono ne di granito e ne di acciaio, sono di carne ed ossa, potendo benissimo cedere. Prima di cedere o quando la misura è giunta al culmine comincio ad urlare, incazzarmi, cattive parole e a mandare a fare in culo a tutto e tutti. Per cui senza troppi indugi: vietato caricare/ rompere i coglioni.
Ero sulla stanga posteriore destra, nel mezzo di altri due portatori. A ¾ del tragitto di scalini, che porta dal santuario a strapiombo sul mare al piano strada, il portatore davanti a me ha cominciato a dare segni di cedimento, non molto eclatanti, diciamo subdoli e senza tanto preannuncio a detto: Mollo!
Il carico si è distribuito su 2 persone, le forze sono venute meno e la vara si è inclinata dal mio lato. Mi sono ritrovato tra il legno della vara ed il muro del camminamento, ho fatto forza con il braccio libero di destra sul muro ed ho cercato di mantenermi in piedi. Ho retto un paio di secondi, ma quando le forze non mi hanno retto ho cominciato a sciorinare male parole e a dire chiaro e tondo che se non mi si aiutava mollavo tutto. Giunto il capo-vara, mi ha dato una mano, piccola ma necessaria.
Cosa ho dedotto da questa esperienza? Un paio di elementi.
La prima è che nel momento della difficoltà la gente molla il posto e se ne fotte di chi ha accanto.
La seconda è che quando mi si riversano troppi pesi sulle spalle, inizio a imprecare, aprire il rubinetto dello sproloquio e ad incazzarmi come una belva. Per cui il prossimo anno se quello si mette nella mia stessa “stanga” lo guardo negli occhi e gli dico “che devi fare?”, per secondo non voglio ne permetto ad altri di caricarmi troppi pesi sulle mie spalle.
Sono spalle larghe e robuste, ma non sono ne di granito e ne di acciaio, sono di carne ed ossa, potendo benissimo cedere. Prima di cedere o quando la misura è giunta al culmine comincio ad urlare, incazzarmi, cattive parole e a mandare a fare in culo a tutto e tutti. Per cui senza troppi indugi: vietato caricare/ rompere i coglioni.
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