mercoledì 16 settembre 2009

Tenebrato .

Davvero bello.

Capitano momenti della propria esistenza dove ci si trova confusi. Confusi non in uno stato momentaneo dove basta che ti fermi e drizzi il capo e la situazione sembra potersi chiarire, ma ti trovi avvolto da una confusione continua, che non da tregua.
Passano i minuti e la situazione non cambia, passano le ore e la situazione è sempre la stessa: confusa. Mangi e ti riposi e sei sempre confuso. Poi i giorni si susseguono e la confusione rimane, i giorni diventano settimane, mesi ed anni e ti ritrovi la vita come un pezzo di hemmental pieno e vuoto, dove la parte vuota è stata mangiata dalla situazione tenebrante .
Fosse solo la confusione non è che ci sarebbe molto fastidio, il problema è che ti senti intorpidito, perdi di vivacità, mentre l'acutezza e la lucidità mentale vanno a farsi benedire. Praticamente ti senti addosso dei macigni che sobbalzano e rischiano di schiacciarti ad ogni passo. Sei privo di capacità di giudizio, di lucidità ed altre facoltà mentali tra cui la memoria. In questa assenza di tutto e di più sprofondi lentamente.
Chi ti sta intorno a parte cogliere un'espressione cupa, triste e malinconica del volto non è che capisca molto, perché respiri, mangi, bevi, crede che dormi, sbatti le palpebre, emetti fonemi e ti muovi, per cui tutto va bene. Basta solo appendere la poesia ( aggiungo di merda ) dedicata “al sorriso”, in modo che quando alzi gli occhi dal PC la leggi sempre, ricordarti di ridere di più et voilà! Abbiamo messo una bella pezza e tutto va bene.
Andando bene le cose, si può parlare della situazione personale, universitaria, lavorativa, affettiva come se tutto fosse nella norma, idee, progetti, speranze e quant'altro si voglia farsi dire dal soggetto interessato che ora sta bene, ma c'è qualcosa che non va dentro a quello che si è messa la pezza del “tutto va bene”.
Dentro ti senti desolato, il turbamento si approfondisce al punto di mettere in discussione ed alterare tutto, si incupisce molto: volto, lo sguardo, lineamenti, gesti, parole, pensieri.
Provi a parlarne con chi ti è accanto, magari con quelli che consideri amici. Appena fai notare la cupa tristezza di cui sei preso, è un fuggi-fuggi generale, uno scansarti come se avessi la peste di sopra, uno sbatter porte in faccia ed un cambiar strada. Il massimo che vien tirato fuori è il discorso ipocrita de “ti stai convincendo di idee sbagliate”, “lascia stare queste cose” ( peccato che te le sei trovate addosso e non sai come togliertele) proprio la stessa gente che fintantoché c'erano utili da spartire si era “amici”.
Poi cominci a riprenderti a poco a poco, stai lontano dalle impennate di positività, inizi a non tirar troppo la corda quando va bene, ti metti a conservare momenti belli per poi riscaldarti quando viene il freddo, cerchi il sole, la vita, esperienze, nuovi posti, idee, libri.
Butti molta roba, specialmente l'inutile, seghi rapporti umani, tumuli cadaveri, ti apri un blog, parli, ridi e cerchi di farti ridere perché lo vuoi e non perché te lo hanno detto. Parli, ti confronti, trovi gente che la pensa come te su alcuni punti, ti metti in gioco, fai e sbagli, cadi e ti rialzi.
Inizi a sperare, ad andare avanti, fuggi dal moralismo e dalle idee fanatiche, cerchi di non metter mani in meccanismi umani che ti avvinghiano e cercano materia cerebrale per ingrassare gli ingranaggi e proseguire nel loro moto “perpetuo”.
Fai un passo indietro, magari punti a qualcosa di più tangibile e concreto, cerchi di farti una vita senza troppe seghe mentali, alla fin fine sei contento, anche se gli altri ti prendono per “vecchio”. Fa parte anche questo del gioco, fortuna che un caro amico mi ha portato questo pezzo di “vecchiaia” del quadro della situazione.
Io a qualcosina ho cercato di dar risposta, gli altri forse no. Ci vedremo più avanti.

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